R.polanski

Biografico

R.polanski IL PIANISTA


2002 » RECENSIONE | Biografico
Con A.Brody - T.Kretschmann

di Elena Cristina Musso
Dita lunghe, affusolate. Si muovono con la grazia di farfalle sui tasti bianchi e neri di un pianoforte. Il pianista, occhi chiusi, assapora la dolcezza della melodia che le sue mani stanno creando con quel volo a fior di tastiera.
Un boato. Improvviso. Spezza l’incantesimo. La musica prosegue con ostinazione, incurante del frastuono. Dei vetri frantumati dall’esplosione.
Ma dolore, paura, rumore... guerra, hanno la meglio su ogni armonia. Dita lunghe, troppo magre. Mani tremanti. Stringono ancora per un attimo altre mani portate via da un treno che corre sui binari dell’odio. Un odio cieco. Senza ragione. Senza limiti.
Dita. Si aggrappano disperatamente alla vita, mentre corrono sui tasti di un pianoforte immaginario. Il pianista, occhi chiusi, trattiene il respiro per ascoltare le note create dalla sua mente. Ma la realtà irrompe ancora con tutta la sua fragorosa crudezza.
Dita. Si ostinano disperatamente nella ricerca affannosa di cibo. Di vita.
L’ombra dell’odio é lì, pronta a deridere quel penoso tentativo di non arrendersi. Sembra tutto perduto.
Dita. Ossute. Contratte dal terrore. Tasti inattesi le accolgono. Si lasciano sfiorare. La musica copre il dolore, la paura, la disperazione. L’odio.
Dita lunghe, affusolate. Volano ancora come farfalle sui tasti bianchi e neri, a far nascere musica. Oltre il frastuono dell’odio.
Polanski con questo film racconta la storia di un uomo, il pianista ebreo polacco Wladyslaw Szpilman, che visse le atrocità della persecuzione nazista nel ghetto di Varsavia. Ma racconta anche di quell’angolo nascosto nel cuore di ognuno, in cui i sogni incontrano l’ostinata forza della voglia di vivere. Il pianista della storia narrata dal regista, con un realismo mai compiaciuto della necessaria crudezza, é un uomo che viene privato di tutto il suo mondo dall’assurdo odio razziale. Solo una cosa gli resta, la musica. Vi si aggrappa nei momenti del più terribile orrore e su essa ricostruisce se stesso dopo il lungo e penosissimo viaggio attraverso il dolore.
La parte del protagonista é affidata alla straordinaria interpretazione di Adrien Brody (lo ricordiamo nel film “La sottile linea rossa”) che riesce a rendere tutta la credibilità di cui il personaggio e la storia hanno bisogno.
Polanski narra, senza mai abbandonarsi all’enfasi, i fatti legati all’Olocausto con il coinvolgimento di chi quei fatti li ha vissuti sulla propria pelle ancora bambino (sua madre stessa morì in un lager nazista).
Meritatissima la “Palma d’oro” vinta al Festival di Cannes.