Noah Baumbach

Drammatico

Noah Baumbach Storia di un matrimonio


2019 » RECENSIONE | Drammatico
Con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta



20/12/2019 di Claudio Mariani
Pochi minuti, 8 per l’esattezza, ma sembrano molti di più: un inizio di film che passerà alla storia, con un’elencazione quasi infinita di caratteristiche di lui, poi di lei, che comincia con un semplice “Ciò che amo di Nicole” e “Ciò che amo di Charlie”. Un alternarsi di scene brevissime, immagini, quasi singoli fotogrammi. Viene voglia di consigliare la visione di uno degli intro più belli della storia del cinema recente a tutti i giovani che volessero intraprendere la carriera da cineasta. Cosa ci sta dicendo il regista? Ci sta catapultando dentro delle vite che, improvvisamente, zac, scopriamo che ERANO così. Perfezione, piacere assoluto, intro pazzesco, che fa da preludio al film della maturità di Baumbach.

Un intro coraggioso, innovativo ma anche che racchiude un certo classicismo, un piacere per i sensi, ma con un piglio da cinema indipendente che, sinceramente, non ci saremmo mai aspettati. Perché la carriera di Baumbach è strana: se da una parte ci sono ottime prove di sceneggiatura, dal punto di vista registico aveva sorpreso soprattutto con il bellissimo Frances Ha, per poi invece appiattirsi con altre prove poco convincenti (Giovani si diventa, Mistress America, per fare due esempi). Invece qua trova il jolly, e lo utilizza alla perfezione.

Dicevamo dei primi minuti quasi epocali, ma un altro dato che fa capire come sia “venuto fuori” un film, è quello di analizzare le recitazioni. Preso fatto, i due protagonisti: Adam Driver e Scarlett Johansson sono manco a dirlo dei perfetti mattatori; i comprimari non sono da meno, a partire da Laura Dern, Ray Liotta, Merritt Wever, Alan Alda oltre al gustoso cameo di Wallace Shawn a portarci un po’ di Woody Allen in questo film per metà newyorkese. Capito cosa intendiamo? Chiunque abbia recitato qua, sembrava essere in stato di grazia, e quando è così, la direzione del regista fa tanto, se non tutto.

Beh, la storia è sintetizzata da un titolo: Storia di un matrimonio che -sottointeso- significa anche del suo disfacimento. Loro si volevano molto bene, forse se lo vogliono ancora, sempre nell’ottica di proteggere il piccolo Henry, però piano piano vengono fuori incomprensioni che fanno male, malissimo, a loro, ma anche al pubblico. E’ questa è la forza del film, ti rende pienamente partecipe. Vengono in mente Kramer contro Kramer e Scene di un matrimonio di Bergman, seppur film tutto sommato diversissimi da questo, ma con tematiche simili.

E poi…che primi piani, che scene, classico film che ti prende, ti porta dentro e non ne esci più, e vorresti rivederlo fin da subito. Con Roma, Sulla mia pelle, The Irishman e questo film, finalmente Netflix, dopo tanti tonfi, negli ultimi tempi si è messa a produrre grande cinema.  


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