Liliana Cavani

Drammatico

Liliana Cavani L`ordine del tempo


2023 » RECENSIONE | Drammatico | Commedia
Con Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Kseniya Rappoport, Richard Sammel, Valentina Cervi



07/09/2023 di Roberto Codini
SMETTO QUANDO MUOIO - "L'ordine del tempo" (Liliana Cavani, 2023)

Buona l'idea, bravi gli attori, grande la regista (Liliana Cavani, 90 anni, Leone alla Carriera);  questo film è un'occasione mancata,ma va perdonata, per l'ammirazione e la stima che si deve alla Cavani, per l'assoluta buona fede che ha portato una delle migliori registe di sempre a realizzare un film bizzarro, assurdo (ma non troppo) e in grado di affrontare un tema così tragicamente importante con una leggerezza che coincide con una superficialità tutta italiana.

E proprio per questo è interessante. Siamo lontani anni luce (a proposito del tempo, il film è molto liberamente tratto dal libro del fisico Rovelli) dal meraviglioso "Melancholia" di Lars Von Trier, ma anche dall'ottimo "Don't look up" di Adam Mc Kay con Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence. Questo film, un po' il Grande freddo e un po' Compagni di scuola, è una dolce-amara riflessione (non riuscita del tutto) sulla miseria della borghesia, che, come cantava il maestro Battiato, "crea falsi miti di progresso", sui radical-chic riuniti nel villone di Sabaudia (non il villone di Velletri di Christian De Sica), che, di fronte alla minaccia imminente della fine, giocano, fumano canne e si tolgono qualche sassolino nella scarpa.

Il giorno della fine non ti servirà l'Inglese, cantava Battiato. Vero, ma neanche la villa a Sabaudia e neanche gli amici, soprattutto se restano chiusi ognuno nel suo guscio.

Il finale del film non possiamo svelarlo, ma possiamo dire che la fisica e il tempo c'entrano solo in parte e sono solo funzionali alla storia sgangherata che viene raccontata.

Gli attori sono bravi; Edoardo Leo, ancora nel ruolo di un professore (stavolta non un neurobiologo, ma un fisico), sembra un Pietro Zinni in versione apocalittica, apocalittico e (dis)integrato (parafrasando Eco), e, nonostante una sequenza finale che non possiamo svelare, ci suscita la stessa simpatia del ricercatore ricercato del film di Sibilia. 

Smetto quando muoio, dunque, ma, come insegna Gaber, per tutto c'è una fine, ma non è detto che sia sempre la morte.

Il tempo non esiste. Speriamo.