Julien Temple

documentario, musicale

Julien Temple JOE STRUMMER: IL FUTURO NON è SCRITTO


2007 » RECENSIONE | documentario, musicale
Con Bono, Steve Buscemi, Terry Chimes, John Cusack, Johnny Depp, Matt Dillon, Dick Evans, Alasdair Gillis, Peter Cushing, Flea, Jim Jarmusch

di Claudio Mariani
Che dire, sono talmente tanti gli argomenti che possono saltare fuori dall’ultima fatica di Julien Temple che non si sa da dove iniziare. Forse per rendere l’idea basta pensare alla situazione dei film “musicali” in Italia (ma forse il termine è sbagliato, qua ci si trova di fronte più che altro a documentari sulla musica): il fatto che nelle sale “normali” ne passino pochissimi è risaputo, anzi, è sempre stato così, e nulla sembra cambiare. Tale privilegio è riservato a poche pellicole e, solitamente, solo a quelle “d’ autore”, come è il caso della presenza nelle sale del documentario di Scorsese sui Rolling Stones. E proprio la presenza del film di Joe Strummer che sicuramente d’autore non è – nel senso che Julien Temple è uno dei registi del mondo musicale più importanti, ma per il cinema classico non è nessuno, o poco più – proprio per questo capiamo che è il carisma, l’importanza del personaggio Joe Strummer che stravolge le regole e fa arrivare questo prodotto nelle sale. E senza avere dati alla mano ma guardando le presenze e i giorni di programmazione, pare proprio che tale documentario sia stato apprezzato, forse più di quello di Scorsese, in contemporanea nelle sale. Si potrebbe parlare ore del perché, ma solo chi conosce Strummer non solo per i Clash può capirlo. E il film parla di tutta la sua vita, dall’infanzia da giramondo borghese (padre diplomatico), che gli dà quel background di Meltin’Pot che si troverà poi nella sua musica, alla morte di suo fratello che coincide con la “rottura”, la strada, i centri sociali, la musica, i suo primi due gruppi (Vultures e 101’ers) fino all’incontro e alla fondazione dei Clash e ai quasi 8 anni di sodalizio -ma in realtà molti meno- sui quali il documentario si focalizza lungamente. Sono gli anni della ribellione, del successo, gli anni dell’impegno, gli anni delle controversie interne, della conquista planetaria che in parte snatura l’anima stessa del gruppo. E poi la fine, la crisi, mille esperienze, le collaborazioni musicali per il cinema, la partecipazione a film, la vita privata, le figlie e l’amore. E ancora la depressione, la collaborazione con i Pogues (purtroppo solo accennata), l’infatuazione per la techno e per la cultura hyppie da lui tanto osteggiata agli inizi, che coincide, finalmente, con la rinascita umana e musicale coi Mescaleros, rinascita solare, felice, di uno Strummer con qualche chilo in più ma con ancora tantissime cose da dire e suonare, fino alla morte prematura. La narrazione di tutto ciò, in pieno stile Temple, è fatta chiaramente con filmati d’epoca e d’archivio, disegni, anche animati, pezzi live e tante, tante interviste. Interviste a gente sconosciuta ai più, amici del cantante, gente di strada, ex-collaboratori, più o meno importanti, ma anche fondamentali, come Mick Jones, e amici e personaggi famosi, come Jarmush, Buscemi, Deep, Bobbie Gillespie, Matt Dillon, Bono Vox, Damien Hirst, Martin Scorsese e così via. Il tutto per parlare dei pregi ma anche dei (tanti) difetti del personaggio che fortunatamente non viene innalzato in cielo dall’autore –a sua volta amico suo– come un santo, ma per quello che è: un uomo che ha saputo dare l’anima nella musica, in un genere (punk) che dell’impegno sociale e politico se ne fregava, un uomo che tirava fuori tutto, e che si faceva apprezzare ed amare per questo. Il classico musicista che tutti avrebbero voluto incontrare. Rimane il ricordo indelebile di Strummer, e rimane questo bel film, quasi perfetto nel suo genere e che si fa vedere e rivedere, col quale il regista chiude idealmente un cerchio iniziato meno di 30 anni fa con quello sui Sex Pistols (The Great R’n’r Swindle). Consigliato ai fan, ma utile a tutti quelli -soprattutto giovani- che non sanno cosa succedeva in campo musicale 30 anni fa. Giudizio: 4 stelle su 5.