I Jefferson I Jefferson
1975 - 1985 » RECENSIONE | Commedia | Comico
Con Sherman Hemsley, Isabel Sanford
14/08/2023 di Roberto Codini
“I Jefferson” è una serie tv andata in onda dal 1975 al 1985 e poi inspiegabilmente interrotta, nonostante il grande successo.
Arrivò in Italia nel 1985, trasmessa inizialmente da Canale 5 e poi da Rete Quattro (allora Quarta Rete). Più recentemente le puntate sono state riproposte prima da Jimmy e nel 2020 da Spike Tv. Ora sono visibili su Pluto Tv.
La serie, ideata da Norman Lear, nacque dall’idea di rendere autonomi due
personaggi di un’altra serie, “All in the family”, interpretati proprio dalla coppia che sarà poi protagonista de “I Jefferson”.
In “All in the family” due famiglie, una bianca e una nera, sono vicine di casa.
Archie Bunker, burbero e scontroso, è un uomo bianco pieno di pregiudizi verso i neri e si ritrova come vicino di casa George Jefferson, altrettanto burbero e scontroso, e tra i due il rapporto non è facile. Non è così per le rispettive mogli, che diventano invece subito amiche. George, nato nel Bronx da una famiglia povera, riesce finalmente a realizzare il sogno di una vita, fare soldi (“I don’t
need more Friends, I need more money!”) E, grazie all’attività delle sue lavanderie, può trasferirsi nell’Upper East Side di Manhattan, al dodicesimo piano di un palazzo con tanto di portiere. È la svolta. George imbarca la moglie Louise su un taxi, ancora in lacrime per la partenza, e i due arrivano nel centro di New York, in quella che sarà la loro nuova casa.
Nasce così la serie “I Jefferson” e le lavanderie diventano sette (“Sette negozi, uno vicino a te!”).
George e Louise si ambientano subito nella nuova casa, anche grazie all’amicizia dei vicini del piano di sopra, una coppia mista, Tom ed Ellen Willis (che George battezzerà “zebre”) e al vicino della porta accanto, uno strambo e simpatico inglese, Henry Bentley, single impenitente e dipendente delle Nazioni Unite. Dopo poco entrerà in scena un altro personaggio chiave della serie, la cameriera Florence Johnston (l’attrice, Marla Gibbs, oggi ultranovantenne, è l’unica sopravvissuta). Il figlio di George e Louise, Lione, si fidanzerà con la figlia di Tom ed Ellen, nonostante le resistenze di George. E la domestica Florence resterà con i Jefferson, nonostante i quotidiani battibecchi con George, sempre esilaranti: “Florence, vorrei un caffè!” “Si, ne faccia uno anche per me, grazie!”.
I Jefferson hanno attuato una vera e propria rivoluzione, anche se televisiva.
Per la prima volta protagonisti assoluti di una serie tv sono personaggi “black”, e per la prima volta le discriminazioni sono capovolte: è George ad avere pregiudizi sui bianchi e sulle coppie miste, anche se Sherman Hemsley, l’attore che interpretava George, si lamentò con Lear per l’eccessiva cattiveria delle sue battute. Ma George in realtà era un buono, un uomo dal grande cuore, capace di
grandi gesti quando meno ce lo si aspettava. Come nella puntata, bellissima e
commovente, in cui scopriamo che ogni giovedì sera George, di nascosto, si reca nella lavanderia del Bronx per consegnare la biancheria a una anziana signora, un tempo ricca e ora ridotta in povertà, che gli fece guadagnare il primo dollaro, che, appeso in un quadretto, diventa la voce narrante della puntata. La signora Cody è la prima cliente che diede fiducia e George e Louise, consentendo loro di diventare quello che sono diventati. E George non dimentica. Come non dimentica la casa, sempre nel Bronx, nella quale era cresciuto e nella quale vive una famiglia di tre persone, padre, madre e figlio piccolo, ai quali ogni Natale George manderà dei regali, sempre in forma anonima. Questo è George Jefferson.
Tra i due attori protagonisti, Hemsley e Isabel Sanford (Louise, che interpretò la
domestica in “Indovina chi viene a cena”) c’erano più di dieci anni di differenza
(George era più giovane) e all’inizio i due non andavano d’accordo, ma anche grazie alla serie divennero grandi amici.
Una battuta di Florence segna l’inizio di una serie che sarà di grandissimo successo. Florence, parlando con Louise ed Ellen, chiederà loro: “ma lei abita in questo appartamento? E anche lei? Ma allora…abbiamo vinto e nessuno me lo ha detto!” La battuta sarà successivamente doppiata con “se andiamo avanti così, presto avremo un Presidente nero!” Nel periodo della presidenza Obama.
Non mancano i riferimenti politici, le feroci battute su Ronald Reagan (e non avevano ancora visto Trump!), la ridicolizzazione del Ku Klux Klan e del
suprematismo bianco, temi divenuti attuali in seguito, come l’identità sessuale:
in una puntata George scopre che un suo ex commilitone in Marina è diventato una donna. Poi ci sono l’aborto, il suicidio, il fanatismo religioso, la solidarietà con le classi lavoratrici: in una puntata George si improvviserà sindacalista delle lavoratrici domestiche al servizio del proprietario del palazzo, un cinico miliardario che George in realtà voleva tenersi buono.
Louise ed Ellen lavorano per un Centro sociale che aiuta i bisognosi, i senzatetto e i giovani sbandati e George si improvviserà Babbo Natale per i bambini senza famiglia, ostetrico (aiuterà a partorire una ragazza che voleva accoltellarlo) e leader dei “piccoli imprenditori”, scoprendo solo successivamente che per piccoli si intendeva di statura, ma lo accetterà e ne sarà fiero.
“I Jefferson” è una serie assolutamente rivoluzionaria, che ha precorso i tempi in un’epoca non ancora globalizzata e che, nell’era del globalismo telematico, resta un punto di riferimento per la salvaguardia dei valori: la famiglia allargata, la solidarietà, l’attenzione ai poveri, il rispetto del lavoro in tutte le sue manifestazioni, il multiculturalismo senza perdere l’identità nazionale e l’orgoglio, che non è un orgoglio di razza, ma sociale: tutti possono (e devono essere messi in condizione di) farcela.
Il burbero George è un personaggio che non si può non amare, così come tutti i
personaggi che ruotano intorno alla coppia George e Louise, i vicini di casa che
tutti vorremmo avere.
La serie inizia con la notizia dell’assassinio di Martin Luther King e prosegue con gli affari del miliardario George, un uomo che ce l’ha fatta e che non ha dimenticato chi non ce la fa, orgoglioso di essere nero, ma che ama, non dichiarandolo, tutta l’umanità.
Rivedere oggi questa meravigliosa serie tv, i cui attori sono tutti scomparsi, a eccezione della mitica Florence (che comparirà in un cameo nel film “El Camino”, che riprende la tematica di “Breaking bad”) fa comprendere la portata
rivoluzionaria di un prodotto televisivo che va ben oltre la televisione e anche oggi, nell’era della Rete, conserva la sua attualità.
Una puntata de “I Jefferson” sembra girata oggi, non perchè nulla sia cambiato,
ma perchè i temi trattati sono quelli più importanti, veri, decisivi e perchè in tutti gli episodi andati in onda permane una visione positiva dell’umanità, purché sia quell’umanità che non si perda dietro al potere e al profitto e conservi, insieme alla testa, un grande cuore.