Gianfranco Rosi

Documentario

Gianfranco Rosi Notturno


2020 » RECENSIONE | Documentario | Drammatico



02/12/2020 di Paolo Ronchetti
Notturno, girato nel corso di tre anni sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, racconta la quotidianità che sta dietro alla tragedia continua. Guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino al devastante arrivo di Daesh. Presentato in concorso al 77esimo Festival di Venezia

Faccio sempre fatica a considerare i lavori di Rosi come “documentari”. Ma farei fatica anche a considerarli altro se è per questo. L’unica parola adatta per i suoi lavori forse sarebbe “Riflessione”; ed in questo Notturno ancora di più, e non solo per le continue luci che si riflettono nelle acque. Riflessione per quello che le immagini ti rimandano rispetto alla vicinanza e alla lontananza dei/dai conflitti. Riflessioni perché sono i confini stessi, le frontiere, che si riflettono in qualche modo l’uno dell’altro; da una parte all’altra di una linea immaginaria. Riflessioni perché la descrizione di queste esistenze partono dal ricordo del giorno che è finito e che si andrà a raccontare della notte. Riflessioni perché in quei luoghi dove Rosi ha filmato giunge solo l’eco della guerra: il suono riflesso dei colpi che si confonde con i suoni di città ancora vive, con le sue luci indefinite riflesse della notte; il suono degli spari della caccia che sono solo riflessi degli spari della guerra. Riflessi della violenza di Daesh vista attraverso i disegni e i racconti dei bambini. Le figure delle Guerriere Curde riflesse nelle immagini della guerra viste, di riflesso, attraverso tablet e cellulari.

Ma forse il limite del riflettere è il suo allontanarsi dalla realtà. Ne è riflesso in qualche modo rielaborato con una luce più curata. Oppure no! Magari mi sbaglio e queste storie sono esattamente “quel tempo li” raccontato come in una specie di performance che Rosi raccoglie e monta. Storie le più varie che hanno, come unico comun denominatore, la narrazione, a posteriori, del regista.

Oppure semplicemente Notturno non è un capolavoro ma solo un film che si pianta lì, a metà strada tra occhi e cuore. Si, proprio li: in gola. In tutto il film nessuno sorride. E quando te ne rendi conto, dormire è meno facile.