Felix Van Groeningen E Charlotte Vandermeersch

Drammatico

Felix Van Groeningen E Charlotte Vandermeersch Le otto montagne


2022 » RECENSIONE | Drammatico
Con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti, Elisabetta Mazzullo



30/01/2023 di Laura Bianchi
Meglio il libro o il film?, spesso ci chiedono, quando consigliamo la visione di un'opera cinematografica tratta da una letteraria. E, spesso, il paragone viene vinto dal primo, perché, si dice, la parola scritta apre uno spazio maggiore all'immaginazione del lettore, mentre lo spettatore si trova limitato in un percorso precedentemente concepito dal regista.

Non è il caso del film Le otto montagne, tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017. Questa volta, la coppia di registi fiamminghi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch ha lavorato con attenzione, cura e rispetto per le pagine dello scrittore milanese (ma residente in Valle d'Aosta da oltre un decennio), conquistando prima il difficile pubblico di Cannes, dove ha vinto il Premio della giuria all'ultimo Festival, e poi la grande platea, grazie alla convinzione dei produttori, che hanno permesso alle copie del film di raggiungere circa 400 sale.

Ma, si sa, la quantità di copie distribuite non è necessariamente premessa per il successo di un'opera; invece, il film, nonostante la lunghezza che potrebbe essere deterrente (due ore e mezza), e la concorrenza dei classici cinepanettoni, ha stravinto al botteghino nel periodo natalizio, a riprova del fatto che il pubblico italiano che va al cinema apprezza proposte ricche di profondità ed emozioni.

Merito anche della prova attoriale di un coro di grandi interpreti, che colgono la ricchezza delle sfumature della storia solo apparentemente lineare. Luca Marinelli e Alessandro Borghi, la cui sensibilità si sta affinando costantemente, danno fisicità e intensità all'amicizia di due giovani molto diversi fra loro: l'inquieto, cittadino, irresoluto Pietro, che vaga fra Torino, il Nepal e un paesino, Grana (Graines, vicino a Brusson, paese valdostano), dove trova come amico l'introverso, ruvido, silenzioso Bruno, che decide di restare fra le montagne che l'hanno visto nascere, coinvolgendo Pietro in un percorso di scoperta di sé irto di difficoltà, come un sentiero di quelle montagne altissime e sfidanti.

C'è poi un terzo protagonista, silenzioso e indifferente testimone dello scorrere del tempo, delle stagioni, delle vite: la montagna, colta nelle sue trasformazioni, nella maestosità dell'estate come nella terribilità dell'inverno, ma anche vista spesso dall'alto, in una prospettiva che riduce la presenza umana a infinitesimale traccia nel grande quadro della natura, e che fa riflettere, leopardianamente, sull'irrisorietà del nostro passaggio sulla terra. Merito anche dell'ottima fotografia di Ruben Impens, che coglie un punto di vista molteplice, amplificandolo con colori sapienti e inquadrature efficaci, e della musica di Daniel Norgren, che elimina ogni tentazione patetica, attraverso una colonna sonora minimale ed esemplare.

Borghi è bravissimo a donare consistenza al velleitario tentativo dell'uomo di forgiare la propria vita sui ritmi delle montagne, esprimendo il proprio tormento con il corpo, col modo di occupare lo spazio, con sguardi parlanti, e coinvolgendo lo spettatore in una dimensione estranea a quella della lettura, perché basata non sulle parole, ma sui silenzi e sui gesti, densi di significato. E Marinelli, di cui pure ascoltiamo la voce off ricalcare la necessità del romanzo di imprimere uno snodo narrativo, forse superfluo, quando si trova in scena con Borghi, si colloca sulla sua stessa lunghezza d'onda, intensificando la profondità degli sguardi, riducendo le battute all'essenziale e instaurando un'alchimia efficace col proprio partner.

I molteplici temi sollevati dal romanzo tornano qui vivificati, ancor meglio centrati dall'interpretazione di tutti gli attori: il rapporto genitori - figli (Filippo Timi è un ottimo, misurato padre), le scelte di vita, l'educazione sentimentale, il rispetto per l'ambiente, l'amicizia, sono indagati attraverso un dialogo costante con lo scenario naturale o con gli interni semplici, e tutto è al servizio del messaggio complessivo, che si incide nella mente dello spettatore con la forza delle immagini. Per questo, stavolta, potremmo dire che libro e film sono ugualmente coinvolgenti ed efficaci; a patto che la visione avvenga in un cinema, che restituisce appieno l'incanto dell'opera.


Commenti

Claudio Mariani


Due attori unici in un`alchimia perfetta a rendere omaggio a un bellissimo film che rende a sua volta omaggio a un bellissimo romanzo.