Deepa Mehta

Drammatico, Romantico

Deepa Mehta WATER


2006 » RECENSIONE | Drammatico, Romantico
Con Lisa Ray, Seema Biswas, Kulbhushan Kharbanda, Waheeda Rehman, Raghuvir Yadav, Vinay Pathak, Rishma Malik

di Paolo Massa
Chuya è una bambina di otto anni costretta a sposarsi in tenera età, ma sfortunatamente suo marito muore ben presto e così, come impongono le dure (e arcaiche) leggi della religione indù, è costretta a vivere il resto dei suoi giorni in penitenza, insieme ad altre vedove come lei, in una squallida casa dove consumare la clausura della propria esistenza. E’ il 1938, in un’India ancora colonia inglese e fortemente legata alle sue assurde tradizioni religiose, capaci di relegare i cosiddetti “intoccabili” (le vedove, appunto) in un mondo-a-parte e senza alcuna speranza di dare una svolta ai propri destini. La pellicola inizia emblematicamente con un’inquadratura dell’acqua (Water), simbolo dello scorrere incessante della vita, e dunque anche della morte, luogo in cui la popolazione indiana si lava, purificando la propria anima: la regista Deepa Mehta non poteva iniziare meglio per chiarirci da subito lo sfondo (l’acqua, appunto) della storia filmata. Dicevamo della piccola Chuya, trasportata di peso nella città santa di Benares, dove incontrerà altre “intoccabili vedove” come lei, dalla materna Shakuntala alla giovane (e bellissima) Kalyani – l’unica con i capelli lunghi, le altre invece tutte con la testa rasata a zero – costretta dalla cinica Madhumati a prostituirsi pur di guadagnare qualche soldo in più al fine di rendere più agevole la vita grama delle povere vedove, relegate ad un’esistenza di stenti, preghiera e solitudine. All’inizio l’esuberante bambina non riesce ad ambientarsi, portando non poco scompiglio nella sua nuova dimora, ma ben presto l’abitudine prenderà il sopravvento anche sulla vitalità della dolce Chuya, che riuscirà però a trovare un utile sfogo, alle ristrettezze della sua condizione di “intoccabile”, nella forte amicizia che instaurerà con la splendida Kalyani. E proprio Kalyani, in tutta la sua fulgente bellezza, riuscirà per un attimo ad intravedere lo spiraglio di una nuova vita al fianco di Narayan, fedele seguace di Gandhi – che proprio in quel tempo cominciava a professare le sue idee di progresso e libertà: decideranno, infatti, di convolare a nozze nonostante i divieti della discriminate società indiana dell’epoca. Ecco perché “Water”, per certi versi, ci sembra un film libertario, alla ricerca di quella difficile quanto sofferta conciliazione tra coscienza e fede, dove la tensione verso un altro destino appare dunque possibile ma solo grazie ad un ulteriore, ennesimo sacrificio, che nel finale assume per noi spettatori, alieni al mondo religioso dell’India, un significato prorompente e commovente, ispirandoci a tratti un tragico senso di disillusione e impotenza.