David Cronenberg

Drammatico

David Cronenberg Cosmopolis


2012 » RECENSIONE | Drammatico
Con Robert Pattinson, Juliette Binoche, Sarah Gadon, Mathieu Almarich, Jay Baruchel

10/07/2012 di Paolo Ronchetti
New York è in tumulto: l’era del capitalismo sembra volgere al termine. Erick Packer,rampollo dell’alta finanza, osserva l’ombra che sta calando su Wall Street, dove lui è il re incontrastato. Mentre la visita del presidente degli Stati Uniti paralizza Manhattan, Erick è bloccato nel traffico a bordo di una limousine bianca che dovrebbe condurlo dall’altra parte della città, dal vecchio barbiere del padre mentre scoppiano tumulti di piazza e rincorrono incontri fatti di sesso con una prostituta (una sensualissima Juliette Binoche) e della sua mancanza con la moglie (una algida Sarah Gadon). Intanto il vertiginoso aumento del tasso di cambio dello yuan porta Erick a perdere, ogni istante che passa, una parte del suo impero e del suo senno. Si fa strada in lui la certezza paranoica che qualcuno stia per assassinarlo. Tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo, anche il film si sviluppa nell’arco di una giornata, descrivendo l’odissea del protagonista.

 

Certamente gli ultimi film di Cronenberg hanno lasciato più di uno spettatore con l’amaro in bocca. Personalmente io non sono rimasto deluso dalla coppia “Inseparabile” Sigmund Freud/Carl Joung alle prese con le proprie ossessioni, rese ancor più manifeste nel triangolo sessual/terapeutico con Sabina Spielrein. Dangerous Method in fondo era un film che spaventava così tanto il pubblico perché cercava di parlare del rimosso e perché, più banalmente, parlava di come prima di risolvere i problemi degli altri si debba lavorare sui propri: del fatto che i vizi privati forse non sempre debbano avere il valore assoluto di una condanna pubblica; che puoi essere ossessivo egoista e con un vissuto di “inferiorità” da piccolo borghese che ha bisogno di scalare le classi socialie essere comunque il padre di uno dei pensieri più rivoluzionari dell’essere umano; che puoi essere visionario sin quasi al pensiero allucinato (date uno sguardo al suo Libro Rosso/Liber Novus e poi ne parliamo) ed essere l’allievo capace di affrancarsi dal maestro proponendo un pensiero personale e altrettanto rivoluzionario; che, soprattutto, puoi essere una minorenne isterica con turbe sessuali e pensieri, e agiti, sadomasochisti, e diventare da adulta la dolce madre della neuropsichiatria infantile; che la follia ci riguarda tutti; che dalle follie si può in qualche modo guarire e che possono diventare addirittura un motore alla creatività della nostra vita.

Il valore importante dello “scarto” del pensiero, del pensiero innominabile e nascosto, celato del sogno e nel suo più doloroso corrispettivo da vegli: il delirio. Di come tutto il novecento abbia avuto, dalle arti figurative alla letteratura, dal cinema alla musica, esattamente nel pensiero scartato, le sue nobili e più proficue fondamenta (ma in realtà mi sovviene di come anche Gesù parli della pietra “scartata” come della pietra angolare della sua “costruzione”.)

Ma torniamo a questo Cosmopolis. Confesso di non aver letto il libro di DeLillo e di essere rimasto folgorato non tanto dalla presunta verbosità del film (presente anche in Dangerous Method e forse diventato, assieme allo stile raffreddato, nuova cifra stilistica volutamente investigata dal Cronenberg), quanto dall’avere rivisto, con anni di distanza, una nuova versione, anche se radicalmente diversa, di Videodrome.

Come in Videodrome l’ossessione, lo scarto, è motore dell’azione del protagonista e non tutto sembra avere un perché. Come in Videodrome, ma forse con minor fascino, sta esattamente nell’ossessione e nella sceneggiatura volutamente non risolta, una grande parte dell’interesse del film. Molti “perché” sfuggono e proprio per quello si fissano nel pensiero come il tumore al cervello di Max Renn che in Videodrome era attivato da immagini “sconvenienti” che s’imprimevano nel cervello producendo alterità mortale.

In questo viaggio verso il proprio destino Erick Packer, un ottimo Robert Pattinson, si smarrisce in preda alle proprie paranoie come un novello Max Renn; apparentemente libero ma probabilmente schiavo di un nuovo potere cui sfuggire ricercando (ancora?) una “nuova carne” in cui rinascere. Da segnalare una bellissima colonna sonora e l’ottima prova degli attori con una menzione particolare per l’allucinatissimo Paul Giamatti.

Voto 4/5


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