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David Cronemberg LA ZONA MORTA
1983 » RECENSIONE | horror
Con Cristopher Walken, Brook Adams, Martin Sheen, Tom Skerrit, Herbert Lom.
di Marco Genzanella
David Cronemberg e' stato giustamente considerato il capofila del nuovo cinema horror canadese insieme a Bob Clark e a William Fruet. Molta critica e' concorde nell'attribuire a Cronemberg l'aggetivo di grande maestro di cinema horror contemporaneo, giudizio che va' ascoltato attentamente se appoggiato alla sua opera che Enrico Ghezzi definisce "cinema del corpo". Il cinema di Cronemberg incarna in molti versi le amgosce contemporanee. Le paure, le fobie, le angosce sono sempre frutto della mente umana a come tali non si distaccano mai dal dato fisico, rivoltandosi verso il corpo e la sua fisicita'. Nel cinema di Cronemberg i corpi umani si fondono con la macchina e le sue lamiere, in un coito cibernetico (Crash 1996); esplodono a causa della forza della mente (Scanners 1982); sono percorsi sotto pelle da insetti scatenando deliri sessuali (Il demone sotto la pelle 1976); si trasformano in video-uomini (Videodrome 1983); si trasformano in mosche (La mosca). L'opera di Cronemberg evidenzia in modo ossessivo la difficolta' di convivere con una corporeita' umana sempre piu' pesante e progressivamente afflitta dalla tecnologia e in costante mutamento verso un futuro incerto, non comprensibile. Visionarieta', delirio fanno del cinema di Cronemberg un'allucinazione soggettiva sempre al limite fra realta' e visione. La Zona morta e' probabilmente il suo film piu' fruibile (?). Johnny, professore di letteratura, da' ai suoi studenti un racconto di Poe, che straordinariamente e' la metafora degli sviluppi della sua vita futura. Mal di testa, vertigini, amplificano in modo enigmatico l'inizio della tragedia del protagonista, che si interroga sulla causa dei malori senza trovare risposta. Una sera accompagnata a casa la sua donna, che in un futuro breve vorra' sposare, si incammina in automobile verso la sua dimora. L'incidente, contro un camion, e' terribile; rimane in coma per 5 anni. Al risveglio la sua vita e' mutata: la sua donna si e' sposata e ha un figlio, il suo interesse per la vita e' mutato. Si rende in breve conto che visioni che lo assalgono sono affreschi del passato e del futuro. In questo modo salva molte vite umane; le autorita' se ne interessano e diviene un fenomeno da baraccone, oggetto di studio. Johnny si abbandona progressivamente al desiderio di non vivere, sprofondando sempre piu' in nu universo di paranoica solitudine. I suoi poteri gli permettono di salvare il mondo, minacciato dai progetti esaltati di un candidato alla presidenza degli U.S.A., anche se a costo della sua stessa vita. La struttura narrativa indubbiamente funziona, anche se molto lenta in alcuni punti. Alcune lenti focali puntualizzano con azzeccata visionarieta' la difficolta' che il protagonista prova nel coricarsi sulle spalle il peso dei suoi poteri (emblematici i dolori e le fitte costanti alla testa). Nel complesso non risulta spaventoso per effetti speciali, rispetto ad altri film del regista, ma la sua sottigliezza occorre coglierla nelle sue sfumature. Consiglio vivamente di vederlo.