Darren Aronofsky

Drammatico

Darren Aronofsky The Whale


2022 » RECENSIONE | Drammatico | Drammatico
Con Brendan Fraser, Sadie Sink, Ty Simpkins, Hong Chau, Samantha Morton, Sathya Sridharan



26/02/2023 di Laura Bianchi
«Non hai mai la sensazione che le persone siano incapaci di non amare?».

Charlie è un insegnante di un corso di scrittura online, che parla agli studenti attraverso un video rigorosamente spento. Ma dentro quel nero affonda la cinepresa di Darren Aronofsky, che torna al cinema da camera con The Whale, trasposizione della pièce teatrale di Samuel D. Hunter (2012), anche sceneggiatore del film.

Protagonista assoluto è proprio Charlie (che ha lo sguardo dolente e intenso di un Brendan Fraser letteralmente trasformato da una protesi creata da  Adrien Morot, e che, oltre a essere nominato per l'Oscar, ha già vinto il Critics Choice Award), affetto da una grave forma di obesità,  causata da gravissimi traumi, che l'hanno portato a tentare di farli sparire divorando ogni genere di cibo spazzatura, fino a distruggersi. Giorno dopo giorno, la cinepresa di Aronofsky conduce lo spettatore in quello che apparentemente sembra un inferno privato, le quattro mura della casa di Charlie, ma che in realtà si rivela una sorta di purgatorio denso di fiducia e speranza, in attesa di un paradiso, in cui tornino a vivere l'armonia, il rispetto e l'amore che ora mancano.

In una settimana, si srotola il destino di un uomo che troppo a lungo è sopravvissuto senza vivere veramente, pagando lo scotto di quelli che una società bigotta e ipocritamente opportunista ha sentenziato essere sbagli: essersi innamorato di un uomo; aver abbandonato per questo Mary, la moglie, e Ellie, la figlia di otto anni; non aver reagito all'insistenza dell'ex moglie, che gli aveva tolto ogni possibilità di mantenere i contatti con Ellie, ora diciassettenne problematica; aver cercato invano di opporsi alla depressione del compagno, oppresso a sua volta da una famiglia integralista cattolica; aver ceduto alla disperazione e alla bulimia, dopo il suicidio di quest'ultimo; non aver voluto spendere in cure mediche i propri risparmi, destinandoli invece al futuro della figlia.

Le scelte, in quest'ultima settimana di vita di Charlie, ormai condannato, vengono trasfigurate, e il passato ricomposto in una definitiva speranza di riscatto. Il regista sa cogliere le sfumature minime di un dramma denso di fiducia nell'amore che vive nel profondo del cuore degli uomini, e  unisce in modo indissolubile la narrazione cinematografica e la magistrale interpretazione di Brendan Fraser, che dona al personaggio una credibilità e un'aura indimenticabili, superando di gran lunga la performance degli altri attori, eccezion fatta per Hong Chau, che dona energia e consapevolezza a Liz, la sorella di Adam, il compagno suicida di Charlie.

Se a volte il tono patetico sembra prevalere, in particolare nelle scene corali, invece nei gesti e negli sguardi di Fraser si coglie tutta l'intensità del messaggio; la cultura del professore non è ipocrita sfoggio di conoscenza, ma, fin dalle prime parole, Charlie ricerca l'onestà ovunque, cercando di estrarre il meglio dai giovani a lui affidati ("Tenete a mente la verità delle vostre tesi"). Tenta di farlo anche con la ribelle Ellie, di cui conserva e conosce a memoria una lontana recensione di Moby Dick, il celebre romanzo in cui è una balena, e non Achab, la vera protagonista. La Ellie tredicenne aveva scritto: "Questo libro mi ha fatto pensare alla mia vita"; ed ecco che, quattro anni dopo, padre e figlia hanno la possibilità di ripensare alla loro vita, in un finale potente e simbolico. 

Sul tutto, lo sguardo del regista si posa in un interno tipicamente americano, dal quale si intravvedono scorci di vita mediata dal televisore, scrosci di pioggia attraverso le finestre, libri in disordine, attrezzi per rendere meno penosa la quotidianità di un uomo di oltre 200 chili, un piatto fuori dalla finestra per cibare gli uccellini, e una stanza da letto chiusa a chiave, immune dal caos, santuario di un amore vero, ma condannato dalla società. Ed è nei particolari, oltre che nel brillìo dello sguardo trasparente e ingenuo di Fraser, che sta il vero cuore del film: l'ostinata voglia di vivere, amare ed essere amati. Allora tutti i "Mi dispiace", detti da Charlie ai suoi interlocutori, si sciolgono nel ricordo indelebile di un uomo gentile ed empatico, in un mondo in cui la gentilezza e l'empatia sono bandite.

 

 

 


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