Charlotte Wells

Drammatico

Charlotte Wells Aftersun


2022 » RECENSIONE | Drammatico
Con Paul Mescal, Frankie Corio, Celia Rowlson-Hall, Sally Messham



14/01/2023 di Laura Bianchi
Perché Calum (Paul Mescal) si è rotto un braccio? Cosa lo tormenta? Come mai è finita l'unione fra lui e la madre dell'undicenne Sophie (Frankie Corio)? Cos'è successo nei vent'anni che separano quella vacanza in un resort della costa turca, raro momento comune fra padre e figlia, da un oggi che vede una Sophie che ha la stessa età di suo padre allora?

Le domande di Aftersun, opera prima della trentacinquenne scozzese Charlotte Wells, che ha vinto il premio come regista emergente ai Gotham Awards e ha conquistato il plauso della critica mondiale, sono solo apparentemente banali, semplici, in quanto riferite a una storia minima, di due persone normali, che tentano di costruire, nel breve spazio di una vacanza di fine estate, il senso non solo del loro rapporto, ma della propria vita individualmente intesa. Perché, quando si hanno trentun anni e una figlia di undici, con un'unione fallita, i pensieri turbano anche la ricerca della felicità come ce la impongono i media, gli opuscoli turistici, il consumismo edonistico, il Tai Chi. Ma, anche, quando se ne hanno undici e un padre di trentuno, che vediamo per poco tempo, possiamo cercare la felicità ovunque, nel breve tocco della pelle di un coetaneo, in un braccialetto da all inclusive, in uno sguardo curioso su quello che "i grandi" chiamano amore, in pensieri, lievi e profondi, che entrano a incrinare la superificie piatta di giorni di vacanza sempre uguali, come un'immersione in mare aperto, voltando le spalle alla rassicurante piscina.

La giovanissima esordiente Corio rende luminoso e perturbante insieme il coming-of-age della sua Sophie, fra stupori e saggezze improvvise, mentre Mescal dona corpo e sguardi al tormento del suo Calum, in una continua tensione fra energia esibita e nascosta fragilità. Sul tutto, la regia magistrale di Wells, anche sceneggiatrice, che porta lo spettatore a muoversi, senza smarrimento, ma con turbamento, fra un presente che vede in scena la sola Sophie adulta, e un passato, fermato con una molteplicità di punti di vista che non confonde, ma affonda lo sguardo nell'intimo dei due protagonisti, rendendoceli sorprendentemente vicini, speculari alle nostre ansie, ai nostri vissuti, facendoci rievocare il nostro rapporto coi genitori, la nostra preadolescenza, le nostre stesse domande.

In questo senso, è essenziale l'uso problematico e sfaccettato della macchina da presa, che a volte perde il proprio status di strumento professionale, per assumere quello di videocamera amatoriale, con i due punti di vista, del padre che riprende la figlia consapevole, della figlia che segue il padre a volte inconsapevole. E sono proprio queste le sequenze su cui immaginiamo soffermarsi la volontà della Sophie trentenne nel rintracciare i segni di una sofferenza ai tempi solo intuita: miracolo di suggestione, che solo un grande regista ha la sensibilità di riuscire a realizzare e trasmettere.

Cosa è successo a Calum? Sophie sarà una madre meno tormentata del padre? Le domande che lascia Aftersun non sono banali: sono quelle che ci accompagnano nel nostro mestiere di vivere. E di ricordare.


Commenti

Claudio Mariani


Grande cinema della semplicita`. Emozioni. Due attori giovani che ci regalano tantissimo...