Alan Parker

Commedia

Alan Parker THE COMMITMENTS


1991 » RECENSIONE | Commedia
Con Robert Arkins, Michael Aherne, Angeline Ball, Maria Doyle Kennedy, Dave Finnegan, Bronagh Gallagher, Felim Gormley, Glen Hansard, Dick Massey, Andrew Strong

di Paolo Massa
Certi film hanno la musica nel sangue, e a guardarli vien la voglia di imbracciare una chitarra o di sedersi al pianoforte, e di andare in giro per festival a suonare dal vivo davanti ad un vero pubblico, magari per il solo gusto di sognare. E il sogno, nel caso di queste pellicole, sembra essere l’origine di tutto, la spinta decisiva per cercare di renderli reali (questi sogni). Provate a vedere “The Commitments” (1991) di Alan Parker, l’autore di “Mississippi Burning” e “Saranno Famosi”, e ve ne accorgerete sulla vostra pelle. Qui la musica diventa una cosa sola con le immagini di questo gruppo di giovani irlandesi (della periferia di Dublino), che con la passione della musica soul, seguendo le orme di James Brown, Wilson Pickett, Otis Redding e Sam Cooke, sognano di dare una svolta alla loro misera vita di disoccupati. L’idea è di Jimmy Rabbitte, aspirante manager più che convinto di voler fondare una vera band musicale. Comincia così, con un’inserzione sul giornale, la ricerca dei componenti del gruppo. Con Dean, Fay, Outspan, Steven Clifford, Deco il ciccione, Billy il batterista, Joey “The lips”, e Natalie, Imelda e Bernie ai cori, nascono così i «The Commitments». E sarà un successo, inaspettato quanto fulmineo. Ma ben presto le rivalità reciproche non mancheranno, come in ogni band che si rispetti, e l’inizio della fine eccola giungere inesorabile sui sogni di gloria di un pugno di giovani irlandesi. E proprio qui sta il maggior pregio della frizzante pellicola di Alan Parker, capace di trasmetterci quella voglia di vivere che anima le azioni dei singoli personaggi, e noi, estasiati e divertiti nel partecipare ai loro destini musicali (e non solo), ci sentiamo, e non poco, spettatori privilegiati di questi brevi, ma intensi, «momenti di gloria». Una pellicola sincera e simpatica, insomma, dove c’è tempo per ridere, per litigare e prendersi a pugni, ma soprattutto per vivere (e suonare) la «musica dei neri». Motto di Jimmy Rabbitte: «Gli irlandesi sono i più negri d’Europa, i Dublinesi sono i più negri d’Irlanda, e noi di periferia siamo i più negri di Dublino, quindi ripetete con me ad alta voce: “Sono un negro e me ne vanto!”».