Yard Act Where`s My Utopia?
2024 - Republic Records
#Yard Act #Rock Internazionale#Punk #Yard Act ##post-punk ##indie-rock
Dopo aver registrato durante i vari lockdown l’acclamato debutto, The Overload (2022) i ragazzi di Leeds Yard Act tornano per provare a stupire ancora, ripetendosi con sonorità differenti, sperimentali. Where’s My Utopia? è il titolo del nuovo album, a tratti realistico nelle liriche, che gronda nuove tendenze nel sound. Sebbene gli spigoli del passato siano ancora presenti, nel complesso l’album è molto più espansivo e questo lo rende migliore di quanto ci si potesse attendere o aspettare al secondo capitolo.
Scritto nel poco tempo restante tra una data e l’altra dell’incessante tour di The Overload e prodotto congiuntamente dalla band e da Remi Kabaka Jr dei Gorillaz, Where’s My Utopia? è un gigantesco passo in avanti verso nuovi lidi sonori, più spazi e giocose melodie. Tutto il disco mostra le influenze del quartetto, riferimenti artistici che vanno da Fela Kuti a Ennio Morricone, passando per il pop contemporaneo.
Questo lavoro si sviluppa come una tavolozza da tratteggiare, un mosaico di tessere colorate, sulle quali James Smith, il frontman, si permette di intraprendere un viaggio introspettivo dal punto di vista lirico. Le canzoni fissano pienamente gli obiettivi, i fari dell’autore lungo la strada chiamata vita viaggiano in direzioni incerte, litigando con paure e debolezze ancora in cerca di risposte.
Undici tracce per circa quarantaquattro minuti, anticipate da ben quattro singoli, di dance e pop-rock, che allontanano decisamente gli Yard Act dal recente passato, quasi rinnegato, o forse solo sorpassato, in favore di una libertà creativa slegata da generi e restrizioni.
Scritto nel poco tempo restante tra una data e l’altra dell’incessante tour di The Overload e prodotto congiuntamente dalla band e da Remi Kabaka Jr dei Gorillaz, Where’s My Utopia? è un gigantesco passo in avanti verso nuovi lidi sonori, più spazi e giocose melodie. Tutto il disco mostra le influenze del quartetto, riferimenti artistici che vanno da Fela Kuti a Ennio Morricone, passando per il pop contemporaneo.
Questo lavoro si sviluppa come una tavolozza da tratteggiare, un mosaico di tessere colorate, sulle quali James Smith, il frontman, si permette di intraprendere un viaggio introspettivo dal punto di vista lirico. Le canzoni fissano pienamente gli obiettivi, i fari dell’autore lungo la strada chiamata vita viaggiano in direzioni incerte, litigando con paure e debolezze ancora in cerca di risposte.
Undici tracce per circa quarantaquattro minuti, anticipate da ben quattro singoli, di dance e pop-rock, che allontanano decisamente gli Yard Act dal recente passato, quasi rinnegato, o forse solo sorpassato, in favore di una libertà creativa slegata da generi e restrizioni.
