North Mississippi Allstars  - Open Act Gospel Book Revisited

live report

North Mississippi Allstars - Open Act Gospel Book Revisited Milano / Spazio Teatro 89

17/10/2019 di Fabio Baietti

Concerto del 17/10/2019

#North Mississippi Allstars - Open Act Gospel Book Revisited#Americana#Roots Jesse Williams Jim Dickinson

Ci sono gruppi che attraggono a prescindere dalle hit, mode o battage pubblicitario. Nessun trucco, nessun inganno, l'unica magia è vedere Spazio Teatro 89 colmo di appassionati, con qualche giovane viso finalmente a limare il gap generazionale che solca i fan di un certo tipo di musica

Giovani sono i Gospel Book Revisited,  intrisi di ottimi ascolti tradotti in un recentissimo album che certifica un significativo salto di qualità artistico. La loro proposta è un blues meticcio, con profonde venature hardboiled nei brani in cui le corde di Umberto Poli (ad esempio nella la trascinante The World is liquid), si ergono a protagoniste, e diventano decisamente più soulful quando la raffinata voce di Camilla Maina entra sottopelle dell’ascoltatore (come nella pregevole There comes my time) e si evolve da promessa in  certezza, con ospite Luther Dickinson a lasciare la sua impronta, su disco e sul palco, in una  Mine  difficile da scordare per il combo torinese.

Adesso è il momento di "scendere al Sud", apertura in sintonia con il mood dei North Mississippi Allstars, è sufficiente che Up and Rolling crei il contatto con l'audience ed inizia un mix inestricabile di suoni ed empatia, difficilmente riscontrabile a queste latitudini. Luther Dickinson è immagine di serenità e muove le sue dita con la maestria di chi propone riff ed assoli senza mai attraversare il campo minato del virtuosismo. I volumi sono quelli che favoriscono attenzione, ogni nota viene centellinata come un "rosso DOCG". Jam dalla giusta durata, il ritmo non cala, il rispetto della platea sconfina in una sorta di devozione.

Cody Dickinson, a voler ben vedere, riveste un ruolo ancor più fondamentale del blasonato fratello. Look da cestista "campettaro", sorriso perenne, moto perpetuo ai tamburi. Tutto qui o c'è dell'altro? Diciamo che un onirico assolo di washboard elettrificato, un sapiente utilizzo di una vocalità non stentorea, tecnica chitarristica quanto basta ed un eclatante linguaggio del corpo (pettinata alla Fonzarelli compresa...) danno una risposta inoppugnabile al quesito. Nel frattempo Jesse Williams al basso tesse una tela ritmica di prim'ordine  meritoriamente ricompensata da un assolo strappa applausi.

E quando Samuel Napoli dei GBR, chiamato a sostituire Cody che imbraccia la chitarra mostrando di essere musicista completo, prende in mano le bacchette, i Dickinson Bros. iniziano dieci minuti di indefinibile bellezza, in cui anche la piccola sbavatura  viene soverchiata da una risata. Il salotto di casa Dickinson traslato nella periferia milanese, ritratti giganti di Jim e R.L. compresi. E proprio Burnside senior viene omaggiato da un vibrante momento in solitaria di Luther. Bis, tris  poker. Difficile averne abbastanza di questa Musica e di queste Persone, quasi due ore di reali good vibrations.

Keep Goin' down South, guyz!!

Foto di Federico Sponza