Pedro Almòdovar

Drammatico

Pedro Almòdovar LA MALA EDUCACIóN


2004 » RECENSIONE | Drammatico
Con Gael García Bernal, Fele Martínez, Javier Cámara

di Claudio Mariani
E’ inutile: anche effettuando la critica più distratta non si può dimenticare ciò che ha fatto Almodóvar fino a ieri, di come la sua filmografia negli ultimi anni abbia raggiunto dei livelli talmente alti tanto da rendere un eventuale miglioramento non solo difficile, ma impraticabile. Nonostante ciò si è caduti nel solito tranello delle aspettative-alte-poi-deluse; infatti tale era l’attesa di un nuovo capolavoro del maestro spagnolo che, ragionando razionalmente, un “tornare con i piedi per terra” sarebbe stato, prima o poi, inevitabile. E il momento, purtroppo, è arrivato, con questa pellicola che ha fatto tanto scalpore (ma poi perché?). Intendiamoci, lungi da noi bocciare Pedro, il suo nuovo film è un bel film, che si fa vedere, ma il problema è proprio questo, che è SOLO un BEL FILM. Ci aveva abituati bene il regista spagnolo, con due pellicole in successione come Tutto su mia madre e Parla con lei, contenitori di emozioni, di pianto, di qualche risata, di tragicità vissuta e di tanto, tanto sentimento. Ed è proprio questo che manca alla nuova pellicola, che risulta fredda e distaccata, e se in un film di Almodóvar manca l’umorismo (sarcastico) o i sentimenti, allora ci troviamo di fronte a un’opera mediamente bella, comunque superiore a molte altre pellicole che ci sono in giro. Questa volta il registro si è spostato nettamente sul noir, un noir inteso come solo Almodóvar lo poteva intendere: una storia dove omosessualità promiscua, travestimento e ricatti sono all’ordine del giorno; quello che non c’è, o meglio che è accennato e funge solo da contorno alla storia (e da qui nasce l’equivoco creato dai mass-media) è la pedofilia e la (mala)educazione cattolica. Del film rimane una storia intricata, narrativamente molto complessa dove la fa da padrona solo la passione, e dove l’intrecciarsi delle vicende che alla fine si risolvono nel classico triangolo amoroso, viene rappresentato con un coraggioso gioco delle parti tipico della cinematografia di Pedro. Infatti la narrazione è resa complessa dell’accavallarsi della storia vera e propria, dai ricordi, dalla finzione cinematografica che rivisita la storia stessa mettendo a dura prova l’attenzione dello spettatore più distratto. Il film dunque è questo, una sorta di mistero dove dominano le passioni e dove nulla o poco è quello che sembra. Il talento del regista nelle riprese rimane, associato ad una splendida fotografia, alle citazioni colte e alle scene suggestive. Rimangono anche le interpretazioni, caratterizzazioni azzeccate perfettamente, con l’astro Gael Garcia Bernal (comunque ben lungi dal seppur sfigato Banderas degli esordi), a Fele Martinez e l’unico spasso del film, Javier Càmara, già straordinario in Habla con ella, che strappa non poche risate. Forse il film andrebbe rivisto più volte, per cogliere alcuni particolari che non saltano subito all’occhio, ma quello che è sicuro è che anche con varie visioni, ciò che non salterà mai fuori da questo film sono i sentimenti, e una freddezza di fondo rimarrà sempre e comunque, ricordandoci che, almeno per questa volta, il più grande regista spagnolo vivente ci ha fatto risparmiare un bel po’ di cleenex che al giorno d’oggi, con inflazione galoppante e l’euro-raddoppia-prezzi, non è affatto poco…

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