Luigi Lusenti

Putin, il potere eterno e la nuova Costituzione

11/07/2020 di Luigi Lusenti

Nell’indifferenza quasi generalizzata del mondo, la Russia di Putin, quella sorta sui resti del grande impero sovietico e su quelli un po’ arruffati elziniani, ha girato una pagina importante della sua storia e ipotecato molti decenni futuri

Il risultato del referendum per la nuova costituzione, al di là delle “solite singolarità", voto, in parte, anche on line, una qualche “manipolazione” del consenso degli elettori, premi promessi pubblicamente da varie istituzioni per chi fosse andato a votare, sconti nei ristoranti e, nell’occasione della pandemia, una consultazione durata sette giorni, ha indubbiamente premiato, con una affluenza alle urne del 64% e un voto a favore del nuovo testo costituzionale che sfiora il 78%, lo zar del Cremlino e il suo gruppo di potere. Ed è anche la riprova di quanto marginale, eterogenea e divisa sia una possibile opposizione all’attuale leadership.
Quei pochi commentatori che si sono cimentati nel raccontare ciò che è avvenuto hanno sottolineato come l’attuale riforma metta le basi per una presidenza di Vladimir Putin fino al 2036, ancora diciassette anni. Certamente è un lodo non da poco, ma non il più importante, vista anche l’età avanzata del leader del Cremlino. Altri sono gli aspetti che dovrebbero inquietare le democrazie occidentali, la libera stampa, i fautori dei diritti e della laicità.

Il potere del Presidente della Repubblica esca ancora di più rafforzato perché "potrà dirigere il lavoro del governo", a lui risponderanno i ministri e li potrà sostituire con facilità. Se la Duma dovesse rifiutare per 3 volte il candidato premier presentato dal Presidente della Repubblica, lo stesso Presidente potrà imporlo ai parlamentari recalcitranti. Potrà sostituire in qualsiasi momento i giudici della Corte Costituzionale e della Corte Suprema. Ed è previsto che il diritto internazionale non si applichi nel caso in cui la Corte Costituzionale lo reputi in contrasto con la legge russa.

Con il rafforzamento dei poteri di indirizzo del Consiglio di Stato si accentra ancor più fuori delle aule parlamentari la decisionalità, diventando il Consiglio stesso il vero detentore del potere in Russia  alla cui presidenza, salute permettendo, potrebbe ambire dopo il 2036, Vladimir Putin.

La nuova Costituzione russa declina poi un paese che sui valori fondamentali guarda al passato. Entrano infatti nel testo la fede in Dio, accontentando la chiesa  ortodossa, e il matrimonio fra uomo  e donna come unica unione prevista e riconosciuta, con tanti saluti al mondo LGBT.

Sempre  in Costituzione si sancisce il dovere di raccontare la “grande guerra patriottica” (la seconda guerra mondiale) secondo i criteri voluti e imposti dalle autorità: nessuno può neppure lontanamente mettere in discussione la verità di stato, specialmente sul tanto discusso patto Ribbentrop Molotov. Lo aveva già fatto alcune settimane fa Vladimir Putin con un lungo articolo in cui ricostruiva la storia della seconda guerra mondial:

https://www.analisidifesa.it/2020/06/putin-75-anni-dopo-la-responsabilita-comune-nei-confronti-della-storia-e-del-futuro/?fbclid=IwAR3KepWiDY39QEth35sIEBZdeP2GD-MjmLdUWbK0w2lbErRlOIZjRg7oZfI

molte inconfutabili verità ma anche alcune valutazioni e interpretazioni ardite e di  parte.

A merito di Vladimir Putin va detto che è l’unico grande leader mondiale che si sia cimentato con una idea di governance del mondo sganciata dalle questioni economiche, delineando la sua architettura istituzionale. Una architettura che rilancia il modello novecentesco nato nel 1945 a Yalta e riprodotto con la creazione dell’Onu di cui difende a spada tratta il Consiglio di Sicurezza come unico governo globale. Possiamo dire che è un pensiero lineare con le politiche dell’ex agente del KGB diventato uno degli uomini più potenti del mondo: la Russia è un nano commerciale (il suo pil e inferiore a quello dell’Italia che nel 2019, per il FMI  è di 2.086.911 dollari, mentre quello russo si ferma a 1.576.488. Stime della CIA lo farebbero scendere fino a 1.246.015 di dollari ) ma rilancia un ruolo “imperiale” attraverso la potenza militare e la abilità diplomatica. Lo si è visto in Siria, lo si vede in Libia. E per fare questo serve un paese allineato “all’altare e alla spada”, unito dalla retorica nazionalistica e della famiglia con venature familiste. Ecco il senso della nuova costituzione russa. Qualcuno aveva già coniato, negli anni novanta, il termine democrature.

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