Lo Stato Sociale con Vasco Brondi

Fottuti per sempre, perfetti per oggi

17/01/2023 di Arianna Marsico

È uscito da pochi giorni Fottuti per sempre, il nuovo singolo de Lo Stato Sociale con Vasco Brondi. Un brano molto sincero, e sicuramente autobiografico. Si inizia con le canzoni scritte a sedici anni “sopra ai cessi di un bar”, stretti dentro furgoni scalcinati e su palchi improbabili, e, se le cose girano per il verso giusto, ci si ritrova a riempire palazzetti, calcare il palco del Teatro Ariston e fare i giudici a X- Factor.

E magari, quando gli anni sono praticamente il doppio rispetto agli esordi, ci si ritrova a chiedersi se ne valesse la pena, se non si sia finiti con il tradire gli ideali in nome del successo. Potrebbe essere la parabola di quasi ogni gruppo alternativo (con eccezioni come i Fugazi) che abbia raggiunto il successo, quando per forza di cose deve delegare alcuni aspetti organizzativi, quando la gestione si fa più complessa e le sirene del maggior agio hanno il loro fascino (inutile essere ipocriti).

Eppure potrebbe essere la parabola di chiunque di noi, alla soglia dei quaranta o anche dopo, allorché si trovi a riflettere sull’adolescente che era, sulle speranze che nutriva per il proprio futuro, sugli ideali che si credeva granitici. E poi si trova, per i casi della vita o banale necessità, a fare un lavoro distante dalle proprie aspirazioni o comunque da quello che pensava lo avrebbe reso appagato, proprio perché le aspirazioni sono cambiate. Si scopre che non si può essere manichei, che non è tutto bianco e tutto nero, e ci si interroga su quanto ci si sia compromessi per un angolino di comfort zone, se non per quello che viene inteso come successo (e anche su quello si potrebbero scrivere trattati). E, sorseggiando una tisana prima di andare a dormire (ché il giorno dopo si lavora e tocca alzarsi presto!), pensare chissà cosa sarebbe successo, a decidere di imparare a suonare seriamente, a partire per un anno sabbatico, a…metteteci qualsiasi cosa abbiate avuto in mente all’epoca.

Ma tutto ciò non significa necessariamente essersi venduti l’anima al diavolo, anche se non si è più alternativi a tutti i costi (“Avevo scritto una canzone che si chiama/Cromosomi/parlava di noi che stavamo fuori, dalle/classifiche e dalle mode”). Perché, pur attanagliati da mille dubbi, pur non essendo più assolutamente certi di tante cose, si può restare “dalla parte di chi non ha niente/non importa l’appartenenza sociale/l’identità sessuale” e ricordare che “eravamo giovani, giovani o pazzi, ma avevamo ragione”.