Danzica 1980 - La sfida all`impossibile
Il 1980 si era aperto con il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca. Due giorni dopo l’annuncio di Jimmy Carter, il fisico russo Andrei Sacharov veniva esiliato a Gorkij. Così l’anno iniziava nel segno più profondo e marcato della guerra fredda...Il 1980 si era aperto con il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca. Due giorni dopo l’annuncio di Jimmy Carter, tempestività di calendario, il fisico russo Andrei Sacharov veniva esiliato a Gorkij. Così l’anno iniziava nel segno più profondo e marcato della guerra fredda.
Il 4 maggio morirà a Lubiana il Maresciallo Tito, l’artefice dell’unità degli slavi del sud e, probabilmente, anche della futura tragedia che colpirà i Balcani.
Ma l'uomo dell'anno fu uno sconosciuto operaio elettricista dei cantieri di Danzica. I sui folti baffi, come la spilla della Madonna di Częstochowa al bavero, in pochi giorni occuparono giornali e televisioni di tutto il mondo. Lo rappresentano massiccio, in piedi, su un muretto ad arringare i suoi compagni di lavoro. Di nome fa Lech Walesa, è un cristiano fervente, molto vicino al nuovo inquilino del "soglio di Pietro" in Vaticano, l'ex arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyła, divenuto papa il 16 ottobre del 1978. Nelle immagini dei cantieri e delle lotte si vedono gli operai in ginocchio a pregare i ritratti sacri e le foto di Wojtyla appese alle cancellate delle fabbriche.
Nel dicembre del 1970, il regime represse nel sangue causando 42 morti, una rivolta operaia. Allora in Italia si cantava: "Gli operai polacchi che hanno scioperato gridavano in corteo polizia Gestapo, gridavano Gomulka per te finisce male, marciavano cantando l'internazionale". Da chi avesse avuto queste informazioni il "Canzoniere/pisaano del proletariato", autore del brano, non è dato saperlo. Certamente, dieci anni dopo, quegli stessi operai scelsero altri "santi" a cui rivolgersi: la chiesa e i preti al posto dell'internazionalismo proletario.
Dopotutto il vento era cambiato. In Cina con il processo alla "banda dei quattro", fra cui Jiang Qing vedova di Mao Tse-Tung (la variante Zedong venne dopo), si metteva in discussione l'intera "rivoluzione culturale" di ispirazione maoista. A Londra ormai da un anno Margaret Tatcher, conosciuta come la "Lady di ferro", dirigeva il paese col pugno duro dello scontro sociale: minatori, ferrovieri, pubblici dipendenti furono schiantati dalla futura baronessa di Kesteven. Anni dopo, con l'avvento di un attore di Hollywood alla Casa Bianca, la sua politica si sarebbe chiamata "Reaganomics" e furono interi paesi a farne le spese.
Ma l'agosto dell'ottanta è ancora tutto polacco. Il "tallone di ferro" del blocco sovietico aveva spezzato con l'uso brutale della forza la resistenza degli operai berlinesi nel '53, del popolo ungherese nel '56, dei cittadini di Praga nel '68. Aveva perseguitato migliaia di persone, di intellettuali, di dissidenti. L'enorme eco di quello che succedeva a Danzica impedì che gli "zar" del Cremlino, occupati da mesi in Afghanistan, mandassero nuovamente nelle città polacche i blindati dell'Armata Rossa.
Walesa marciava sempre alla testa dei suoi compagni di lavoro. Alle tante domande che i giornalisti di mezzo mondo arrivati a Danzica per raccontare uno degli eventi maggiori del secolo scorso, il baffuto leader sindacale rispondeva sempre allo stesso modo "noi abbiamo i nostri 21 punti, e non sono negoziabili". Infatti il 14 settembre Edward Gierek, segretario del Partito operaio unificato polacco, riconobbe Solidarnosc, prima e unica organizzazione di massa autonoma ammessa ufficialmente in uno stato socialista.
Nel giro di pochi mesi gli associati al sindacato polacco arrivarono a superare i nove milioni di iscritti. A fianco di Walesa, leader indiscusso, dobbiamo ricordare Adam Michnik, Jacek Kuroń,, Anna Walentynowicz, Andrzej Gwiazda, Karol Modzelewski, Zbigniew Bujak e Tadeusz Mazowiecki, quest'ultimo futuro primo ministro della Polonia post comunista. Ma era già l'89. Prima il sindacato sorto a Danzica avrebbe provato la durezza della legge marziale. "L'Amleto di Varsavia", il generale Wojciech Jaruzelski, prese tutto il potere, arrestando gli esponenti dell'opposizione, i dirigenti di Solidarnosc, tanti cittqadini. Dal 13 dicembre dell'81 al 23 luglio dell'83, nessuna libertà e forte repressione di qualsiasi critica al governo. Gli incarcerati dovettero aspettare alcuni anni prima di uscire di prigione.
"L'uomo che tradì più volte" così venne chiamato il generale Jaruzelski, anche lui icona negativa di quel periodo, con gli occhiali scuri sempre portati quasi a confermare il sopranome di "Amleto". Traditore di tutti, potremmo definirlo. Tradì il suo paese con la legge marziale e poi tradì chi lo aveva aiutato nel golpe, gli amici "fraterni" degli altri paesi socialisti, aprendo al nemico, rivale Walesa. Proponendo una "Tavola rotonda" per la transizione dalla dittatura alla democrazie. E fu così che Mazowiecki divenne primo ministro e Walesa, nel 1990, lo sostituì alla Presidenza della Repubblica.
"Lo stato di guerra? Salvò la Polonia dall’invasione sovietica. Il paese non lo capisce e continua a perseguitarmi, ma forse questo è il mio destino." Così nel suo testamento spirituale il generale dal doppio volto si confesso autoassolvendosi.
Ma forse qualcuno alla fine gli ha creduto. Proprio quel Lech Walesa, suo eterno sfidante, che nei giorni della malattia andò ripetutamente a vistare Jaruzelski: "Un tempo siamo stati su posizioni opposte, ma ora abbiamo la libertà e io ho chiuso questo precedente capitolo, perciò vale la pena ogni tanto incontrarci per parlare".