Aldo Pagano

Intervista ad Aldo Pagano

25/05/2021 di Luigi Lusenti

Aldo Pagano, autore de La trappola dei ricordi e di Questioni di famiglia è in questi giorni in libreria con Caramelle dai conosciuti. L'intervista che segue vuole fare il punto su un autore sempre più convincente sia nell’intreccio che nella scrittura. Giudizio confermato non solo dalle vendite ma dai critici e dai riconoscimenti ottenuti in vari concorsi.

 

D: Aldo Pagano, non c’è due senza tre. Alla fine uno comincia a prenderci gusto e crede davvero di essere uno scrittore affermato…

R: Beh devo confessare che lo trovo divertente e gratificante. Però non userei il termine di scrittore affermato. Devo ancora crescere e vorrei tanto farlo più che come scrittore come “racconta storie” .

D: Possiamo però dire che il primo libro, e pure il secondo che è da sempre più importante del primo in quanto lo conferma o lo smentisce, sono stati due grandi successi? Al di là delle vendite, la critica ha espresso giudizi molto lusinghieri. Quindi un esordio confermato e ora ci aspettiamo lo stesso risultato per questo tuo nuovo libro che, ricordiamo, si intitola “Caramelle dai conosciuti”.
 

R: Al di là della critica letteraria io cerco sempre di sperimentare nuove strade e nuovi strumenti.  In questo mio terzo scritto mi sembra di essermi molto avvicinato a questo risultato. Credo di aver scoperto in me capacità che non conoscevo come per esempio impostare una storia e cambiarla in corso d'opera alla radice. Infatti avevo immaginato questa storia in un altro momento storico, poi è scoppiato il CV19 e non ho potuto fare a meno di rivedere lo scritto alla luce della presenza di una pandemia perché il tema che avevo cominciato a scrivere era il razzismo, e cioè un virus metaforico,  sul quale si innestava il covid, e cioè un virus reale e ugualmente pericoloso. L’ambientazione è sempre quella di Bari e la protagonista sempre Emma Bonsanti che nella città pugliese è pubblico ministero.

D: È la terza volta che il personaggio principale dei tuoi libri è Emma Bonsanti. La scelta di proseguire con un personaggio può avere lati positivi e lati negativi. Il lettore si immedesima con il personaggio, lo riconosce, trova quasi una consolazione a leggere nuove avventure in cui è protagonista. Ma può creare anche stanchezza, essere limitativo nel rendere vivo il protagonista, dare per scontata una certa familiarità che alla fine allontana.

R. Io sono ovviamente felicissimo se i miei romanzi ottengono successo sia di critica che di lettori. Però per me scrivere è stato l’inizio di un mio grande rivolgimento psicologico. C’era dentro di me un magma di cui non capivo chiaramente la direzione. Poi si è palesata Emma Bonsanti, magistrato, che mi ha quasi indicato la strada da prendere. Quando non sarò pi stimolato dal personaggio di Emma Bonsanti il personaggio di Emma Bonfanti finirà e , se questo accadrà, sarà per colpa mia e non di Emma.   

D: Possiamo anche dire che Emma Bonsanti è il personaggio centrale dei tuoi romanzi ma altre figure importanti si alternano di volta in volta nella narrazione. Nei tuoi libri poi c'è sempre un ritornare a avvenimenti di cronaca che fanno diventare il fatto in se altrettanto importante è altrettanto centrale dei protagonisti. 

R: Io ho un passato da giornalista E di topo di emeroteche. Ho in mansarda quintali di  giornali tagliati, archiviati, catalogati. Insomma la storia recente del nostro strano paese mi interessa moltissimo perciò tutte le mie storie hanno come personaggio principale Emma ma, come dicevi tu, anche un evento che mi ha particolarmente colpito sul quale credo di poter dire il mio piccolissimo  punto di vista. Possiamo dire un giallo sociale? Giallo perché c'è un crimine e un colpevole. Sociale perché è sempre iscritto in qualche avvenimento non marginale per l'Italia. Ne "La trappola dei ricordi" (il primo libro di Aldo Pagano n.d.r.) si faceva riferimento a una serie di inchieste, fino al ritrovamento di elenchi di logge segrete. Mi pare chiaro il riferimento alla loggia P2. Rimangono sottotraccia, ma per chi  legge con attenzione tutto questo è evidente.Perciò rispondendo direttamente alla tua domanda su Emma si ci sono altri personaggi di primo piano nei miei romanzi e molti anche sullo sfondo. E sullo sfondo agisce pure la storia reale d'Italia con tutta una serie di episodi che apparentemente sono oscuri ma che in realtà sono assolutamente leggibili.  

D:Quindi come definiresti il tuo genere? 

R: Per alcuni versi è un giallo sociale. È un genere in Italia non molto frequentato. Per quanto mi riguarda da ex giornalista sono cose che effettivamente io ho vissuto, ho studiate a fondo e credo che il romanzo giallo o noir sia lo strumento migliore per leggere la realtà contemporanea. 

D: Mi pare di capire che tu non riusciresti scrivere un romanzo di pura fantasia

R; Si hai perfettamente ragione. È quello che ho cercato di dire all'inizio di questa intervista. In quest'ultimo romanzo mi sono però accorto di avere doti che io pensavo di non possedere. Di talenti che non immaginavo di avere. La mia risposta è comunque sì, io sono portato a parlare del reale, la fantascienza non mi interessa. Diciamo che l'Italia non è un paese in cui la fantascienza ispiri buona lettura e buona scrittura. Forse perché non c'è una letteratura scientifica che ti conquista  come negli Stati Uniti. I divulgatori scientifici in Italia, ad esempio,  sono di recente scoperta.  Ripeto, in quanto ex giornalista sono molto attaccato la realtà.

D: Parliamo un attimo del primo libro. Nasce come?

Come accennavo prima nasce da esperienze personali, da un periodo terribile della mia vita che mi aveva portato a rinchiudermi in me stesso, non avere più tanta voglia di conoscere, di approfondire di frequentare. Il momento peggiore di questo periodo, durato anni, è coinciso con il desiderio di riscoprire la scrittura che, a quel punto, non doveva più essere una scrittura professionale ma era esclusivamente una forma per cercare dentro di me delle risposte che io non avevo. Più precisamente delle domande. Le risposte passano, si possono modificare, invece le domande restano. Sono più importanti le domande delle risposte. Io ho cominciato a costruire una serie di domande che hanno portato a Emma. Infatti il primo romanzo si intitola "La trappola dei ricordi", un titolo che già di suo definisce bene un registro doppio, quello del presente e del passato, poi effettivamente, come dire, solamente dopo diventa romanzo. All'inizio una storia serviva unicamente a me,  però dentro di me ragiona Emma. E ritengo che attraverso Emma ci possano essere delle cose interessanti anche per gli altri. 

D: E quando hai deciso che Emma poteva diventare il tuo personaggio?

Emma da questo punto di vista è stato un personaggio in costruzione totale. Lo è ancora adesso. Proprio rispondendo a delle domande che erano dentro di me. L'incomunicabilità fra uomo e donna è essenziale e da quella sono partito. Senza che io mi avessi consapevolezza fine in fondo è diventata un personaggio da romanzo nel momento in cui mi è comparsa in sogno. Capisco che può sembrare un po' sudamericano, alla Jorge Amado, ma è la realtà. L'ho vista una notte come compare nella copertina del romanzo appena uscito: in giacca di pelle nera, anfibi, capelli neri corti. In quell'occasione mi disse di essere un magistrato e mi è sembrato che dopo aver aiutato me nella mia inchiesta privata, poteva proporsi ai lettori come personaggio che indaga sulla realtà delle cose nel nostro paese, in quel caso sulle collusioni fra politica e criminalità e sui servizi, deviati e non. 

D: Il secondo libro a mio avviso è più segnato da avvenimenti sociali e culturali.  Nel primo libro, si potrebbe dire, racconti in modo scontato quelli che sono i mali del nostro paese. Non è facile, però  qualcuno potrebbe dire che c'è tanta di quella roba in giro che basta saperlo fare. Nel secondo libro invece ci sono due temi fondamentali: uno il rapporto genitori figli, l'altro il rapporto con la vita la e morte. Con l'eutanasia, il dolore delle persone che stanno male e che vorresti vedere che finisse. Il ragionamento sulla morte assistita. In questo secondo caso a mio avviso diventa un pochino più complicato. Per parlare di questi argomenti  ci vuole anche una sensibilità che tu hai avuto. 

D: Intanto ti ringrazio per il riconoscimento sulla sensibilità.  Io parto sempre, e lo faccio anche in questo terzo libro, da una conoscenza dei fenomeni che deve essere dettagliata, come dire, anche in modo esagerato, nel senso che  non c'è assolutamente nulla di cui scrivo che io conosca sommariamente. Per fare l'esempio più calzante:  io di sistemi informatici non capisco nulla per cui parlo con molti  consulenti in campo informatico, li interrogo, mi preparo, in modo che io dopo sappia esattamente quello che andrò a scrivere. Nel secondo romanzo a cui tu  facevi riferimento si parla di fine vita ma aggiungo anche del rapporto genitori figli. Io non ho figli però ho fatto decine di interviste a ragazzi e genitori in giro per l'Italia Li ho sentiti più volte lasciandoli sempre parlare.  Facevo qualche domanda all'inizio ma poi erano loro che mi spiegavano le dinamiche contemporanee fra figli e genitori, cos'era cambiato nell'educazione, cosa si aspettavano reciprocamente. Anche per quanto riguarda il fine vita ho agito nello stesso modo. Sono stato in due hospice, e ti ringrazio ancora per avermi riconosciuto una qualche dote di sensibilità perché in quei due centri per le cure palliative tocchi nell'intimo la sofferenza delle persone e il rischio  volgare è di spettacolarizzare il dolore. Le tue parole mi dicono che ho evitato questa spettacolarizzazione.  

D: Vogliamo dire qualche cosa su questo ultimo libro?  Fino quanto poi raccontarci per capire che di cosa parla?

Sveliamo subito che questa volta il cadavere è quello di un leader di un circolo neofascista di Bari., il circolo "Hobbit".   Il morto si chiama anzi si chiamava Matteo Cardone ed è  una figura  alquanto ambigua. Perché ambigua? Perché per una parte della cittadinanza, non solo barese visto che diventerà un caso nazionale, Cardone è un benefattore.  Con la sua associazione distribuisce pacchi alimentari ai bisognosi, abiti ai senza tetto, accoglie ragazzi i cui genitori lavorano e perciò li lascerebbero soli a casa. Oppure costruisce pozzi in Africa: della serie aiutiamoli a casa loro. Un'altra parte dei cittadini, a cominciare dalla mia protagonista, Emma Bonsanti, pensa semplicemente che Cardone sia un neofascista con tutto ciò di negativo si porta questo sue estremismo. Mi fermerei qui aggiungendo solo quello che è scritto nel risvolto di copertina: il primo indiziato è il fidanzato della figlia di Michele Lorusso,  il poliziotto braccio destro di Emma Bonsanti. È un ragazzo di colore e quindi  possiamo immaginare come sia entrato in contrasto con Cardone. Non aggiungo altro essendo un giallo, però anche in questo romanzo ci sono dei temi sociali. Il Covid che ha aggravato situazioni già difficili. Una incomunicabilità fra persone acuita dall'abuso degli smartphone, dai quali ormai non siamo quasi più in grado di sollevare gli occhi. Non si ascolta più, e quando si parla molte volte lo si fa soltanto a sproposito. È desolante e preoccupante assieme, per chi crede nel valore della professione giornalistica, osservare come oggi moltissimi individui acquisiscano notizie attraverso i social, quando quella dei social non è informazione ma è il trionfo dell'uno vale uno, e cioè la rimozione della conoscenza e della competenza, la quantità di menzogna e ignoranza che annega la qualità della realtà dei fatti. Direi che è un qualcosa che ha a  che fare più con la psichiatria che con l’informazione. Nel libro si parla ovviamente di razzismo, si parla ovviamente di immigrazione e di sfruttamento dell’immigrazione; si parla di manipolazione della realtà e di costruzione di false emergenze per creare tensioni e paure dalle quali trarre consenso politico. Direi che per conoscere il seguito è meglio leggere il libro. 

D: Volevo concludere con una domanda molto importante. Fino adesso noi abbiamo discusso  di contenuti.  Che scrivi  gialli, che sono gialli di carattere sociale.  Che nei tuoi libri si ritrovano molte delle problematiche che attraversano la nostra società. E' una caratteristica molto importante ma non è sufficiente a mio avviso per fare della buona letteratura. Al massimo ci può scrivere un buon libro di intrattenimento che  si legge giusto perché uno vuole arrivare in fondo e sapere chi è l'assassino. Nel tuo caso, invece, e l'ho detto fin dal tuo primo libro, c'è una potenza linguistica forte. La lingua per lo scrittore è come la nota per il musicista. Senza la lingua, la capacità di esprimere emozioni con la parola, non ci può essere scrittura di qualità. Da dove viene questa tua forza linguistica?

R: E' una bella domanda, si. Ti ringrazio innanzitutto per il giudizio sulla mia scrittura. La parola è meravigliosamente terrificante. Purtroppo chi ha a che fare con la parola sa che la parola non serve poi molto. Tu la usi, parli, scrivi e vedi che viene travisata. Prima di questa intervista stavo leggendo su Facebook un commento di Luca Paladini de "I sentinelli". Lui aveva scritto una battuta  su un certo fatto, e c'è questa signora che commenta acida in modo molto serio mentre era evidente che Paladini stava scherzando. Ecco siamo al punto che risulta del tutto indifferente ciò che tu dici perché intanto non ti ascolto e, se ti ascolto, interpreto e risolvo le tue parole a mio piacimento. La scrittura per me è importante perché lo è la parola. Devi avere la pazienza di cercare la parola esatta sulla base dell'esigenza narrativa e, nel mio caso, devi tirarla fuori dal magma caotico che ho in mente. Ecco, questo è ciò che io provo a fare: rendere in maniera semplice al lettore ciò che è complicato e confuso nella mia testa. Il problema, il piccolo problema, è che scrivere semplice è terribilmente complicato. Io non so se ci riesco sempre ma ho trovato un mio stile, uno stile in cui la scrittura è una specie di scheggia che ho tra le dita e che uso per descrivere e incidere la realtà.

Aldo finiamo con uno spot sul nuovo libro

"Caramelle dai conosciuti",  Edizioni Piemme. Le uniche caramelle da accettare e comprare.  In libreria dall'11 maggio.