La scelta sui nuovi aerei da difesa, spacca la Svizzera in due.

intervista con Laura Riget

20/10/2020 di Luigi Lusenti

La scelta sui nuovi aerei da difesa, spacca la Svizzera in due.

Con quasi novemila voti di differenza, i cittadini svizzeri, domenica 27 settembre, hanno approvato la proposta del Dipartimento della Difesa per l’acquisto di nuovi aerei militari. Di questo avevamo già parlato con Laura Riget in maggio (https://www.mescalina.it/societa/articoli/laura-riget-intervista)  Oggi con lei, Coordinatrice del Gruppo di una Svizzera senza Esercito nel Canton Ticino, copresidente del Partito Socialista ticinese e membro del Gran Consiglio del Canton Ticino, analizziamo l’esito del voto.

“Il risultato elettorale ha visto prevalere i Si con il 50,1% dei voti. Una differenza di sole ottomila  e seicento schede. Ovviamente la vittoria della proposta del Dipartimento della Difesa c’è stata ma in una misura talmente inferiore alle aspettative e così risicata da poter dire che il paese è diviso in due e che il nostro risultato come schieramento del NO è andato oltre ogni più rosea previsione.” 

 
Con una differenza così esigua fra i NO e i SI c'è la possibilità di contestazioni del risultato?
Per il momento pare che nessuno voglia chiedere un riconteggio delle schede. Non sicuramente noi come comitato referendario. Se qualcuno lo farà potrebbe essere qualche singolo cittadino

 
Che lettura si può dare di questo risultato?
“Dire che è un paese diviso è constatazione ovvia. Andando un po’ in profondità possiamo vedere che nel Canton Ticino hanno prevalso i NO, come pure nella maggioranza dei  Cantoni della Svizzera francese. Mentre la Svizzera dell’interno, la Svizzera tedesca ha votato a favore della proposta del Dipartimento della Difesa. Poi ci sono  altre due chiare spaccature. Le donne si sono dimostrate molto scettiche sull’acquisto degli aerei come pure i giovani. Una buona maggioranza degli anziani ha invece votato per il Si.

 
Quale è ora il percorso che porterà all’acquisto degli aerei militari?
Se la sconfitta per pochi voti, seppur non ci aspettavamo un risultato così positivo, ci lascia un po’ di amaro in bocca, anche il Dipartimento della Difesa non può spacciare il 50,1% dei voti come una grande vittoria. Per giunta i sondaggi dicevano che il Si avrebbe ottenuto una maggioranza ben più ampia. Per creare un clima favorevole alla loro proposta e preoccupare i cittadini, i fautori del SI hanno detto che il voto non era sull’acquisto dei nuovi aerei ma sul futuro dell’esercito, un futuro che il NO poteva mettere in pericolo come pure la sicurezza nazionale. Avendo sostenuto questa interpretazione di parte, ora il Dipartimento della Difesa non può sottrarsi a una riflessione proprio su quel modello di esercito che continua a sostenere. Deve ripensare le sue priorità politiche.


Il Dipartimento della Difesa ha affermato che “a questo punto nulla osta all’acquisto dei nuovi aerei”.

Nei prossimi mesi il Dipartimento della difesa farà l'approfondimento sui quattro tipi di aereo che sono rimasti in discussione. Sceglierà quale modello acquistare e il Parlamento dovrà di nuovo accettare o no la scelta. Non si procede a un nuovo voto popolare. E’ chiaro  però che rimangono dei problemi sulla mancanza di trasparenza. Durante il processo di scelta del tipo di aereo abbiamo visto che ci sono stati dei modi di procedere davvero poco chiari con le agenzie produttrici di questi aerei che facevano lobbismo per il loro interesse. Speriamo che questa volta si vada avanti in modo diverso. Noi chiaramente lo auspichiamo e siamo per un acquisto il più trasparente possibile. Il decreto approvato dice che bisogna spendere al massimo 6 miliardi di franchi svizzeri non che vanno spesi tutti questi 6 miliardi di franchi. Auspichiamo che il Dipartimento della difesa scelga gli aerei meno costosi.
 

Questo referendum per voi era una tappa sul percorso che state facendo di critica agli armamenti. Come pensate di procedere?
La prossima votazione su questo tema è a breve. Il 29 novembre si voterà su una iniziativa di legge popolare che abbiamo lanciato anche come Gruppo di una Svizzera senza esercito, E anche questo sostenuto dal fronte rosso verde, ecologisti e socialisti. La proposta  chiede di vietare il finanziamento dei produttori di materiale bellico attraverso la Cassa Nazionale. Non è un referendum ma una iniziativa di legge popolare. Non chiediamo di abrogare qualche cosa che è stato deciso dal Parlamento ma facciamo una proposta sostenuta dai cittadini
 

Che previsioni fa in merito al risultato?
Penso che sarà molto dura,  ma anche per questa ultima votazione nessuno credeva possibile il risultato ottenuto. Noi siamo pronti a metterci il massimo impegno possibile. Aggiungo che stiamo portando avanti anche un'altra iniziativa. Iniziativa che vuole vietare l'esportazione di armi in paesi coinvolti in guerre civili e che è attualmente discussa in parlamento E probabilmente faranno una controproposta probabilmente più moderata che quindi potrebbe entrare in vigore.


Dal punto di vista politico cosa vuol dire il risultato che avete ottenuto domenica?
Questo risultato fa a vedere molto chiaramente che  una buona parte della popolazione non crede molto nel Dipartimento della difesa e alla politica che porta avanti. Politica di sicurezza obsoleta e non per nulla legata a quelli che sono degli scenari di rischio realistici.

 
Invece dal punto di vista delle forze politiche si apre qualche nuovo scenario?
Questa è una questione molto interessante perché un risultato così ampio vuol dire che abbiamo avuto un sostegno non solo dai cittadini del fronte rosso verde, socialisti ed ecologisti che avevano sostenuto i referendum, ma anche molti elettori di centro ci hanno votato nonostante il parere contrario dei loro partiti di riferimento. Quindi potrebbe essere che in futuro ripensino alle posizioni che prendono quando si parla della sicurezza nazionale E ovviamente questo voto ha rafforzato molto il fronte rosso verde che adesso ha la forza la credibilità per portare avanti certi argomenti.
 

Ci può dare un giudizio sull’altro referendum per la libera circolazione delle persone fra l’UE e la Svizzera?
Non è un tema di cui ci siamo interessati come gruppo  di una Svizzera senza esercito, quindi risponderò come membro del partito socialista. Sono molto felice del risultato che, a livello nazionale, ha bocciato questa iniziativa che avrebbe rappresentato un grave pericolo sia per l'economia del nostro paese che per i lavoratori e le lavoratrici che vengono da fuori Svizzera. È vero che la libera circolazione non governata bene porta delle conseguenze negative. La risposta a queste conseguenze negative però può essere solo un rafforzamento dei diritti di chi lavora e dello stato sociale.

 
Un post scriptum a questa intervista lo sollecita il commento al risultato del referendum in Svizzera di Gianandrea Gaiani, responsabile del Magazine “Analisi difesa: “Uno sguardo appena al di là dei confini europei sarebbe sufficiente a far comprendere a tutti gli europei che non è certo questo il momento migliore per pensare al disarmo”. Ovviamente va aggiunto che il Magazine è finanziato dalla azienda Leonardo attiva nel mercato delle armi. E se i mercanti di armi si preoccupano è sempre un bene per tutti gli altri.