Mission temple fireworks stand<small></small>
Americana

Paul Thorn Mission temple fireworks stand

2002 - PERPETUAL OBSCURITY / BACK PORCH RECORDS

20/03/2003 di Christian Verzeletti

#Paul Thorn#Americana

Ci sono storie che vale la pena di raccontare.
Storie che sono belle e utili per chi le racconta e per chi le ascolta, o le legge. Non solo perché risvegliano una leggera nostalgia, ma soprattutto perché servono a ricordare quanta vita ci può stare in un disco. E questo non è poco in un’epoca in cui la musica viene ridotta ad un semplice prodotto, ad un bene di consumo.
La storia di Paul Thorn è quella di un ragazzotto della provincia americana, figlio di un ministro della Chiesa di Dio, cresciuto cantando in chiesa e leggendo la Bibbia. Un futuro predicatore, se non che qualche elemento imprevisto subentra nella formazione del giovane, qualcosa che deriva dal luogo in cui è nato: Tupelo, Mississippi, cittadina che ha dato alla luce un certo Elvis Presley.
Ci si mette il Diavolo e il ragazzo finisce per farsi coinvolgere nel mondo della boxe fino ad incrociare i guantoni con Robert Duran ad Atlantic City. Ci vuole del tempo, ma Paul si ravvede, non dimentica da dove proviene e decide di ripartire proprio dai canti imparati nel coro parrocchiale e dal rock’n’roll respirato dalle sue parti.
La voce non gli manca, presto arriva il primo contratto e il ragazzo, ormai fattosi uomo, dimostra di sapere ciò che vuole e ciò che fa: due dischi e tanti concerti, anche con artisti come Sting, Mark Knopfler, Jeff Beck, Robert Cray.
Sembra fatta, ma il destino si vuol divertire ancora un po’ e obbliga Paul a un’altra ripartenza con una nuova etichetta (Backporch / Narada): lui non fa una piega, ormai ha la pelle dura, e sforna il suo miglior disco, “Mission Temple fireworks stand”.
Il gospel è evidente nell’educazione della voce e nell’impostazione dei brani, ma tutto è immerso nelle acque del soul e del rhythm’n’blues: Paul sa ormai come usare il rock’n’roll, lo fa suo e lo piega a strumento di salvezza.
Per di più ha sempre fatto tesoro di tutte le sue esperienze, viste e vissute, e le riversa nelle sue canzoni, scritte con l’abilità di un cantautore e cantate con la verve di un predicatore. Alle spalle ha una band e una produzione pressocchè perfette e finalmente è sulla strada giusta.
Logico e giusto che renda omaggio ai suoi padri spirituali: si ricorda di Elvis nella splendida “Even heroes die”, fa venire in mente “Gloria” con il giro di “Sister Ruby´s house of prayer” e sembra un novello John Hiatt in “Everybody looks good at the starting line”. Poi mette in guardia contro il diavolo, incoraggia alla vita, e, cosa più importante, lo fa a modo suo, con un suono scoppiettante, in cui le voci sono protagoniste, spesso in call & response.
Paul sa come muoversi nelle canzoni, non ha dimenticato le lezioni di catechismo, ma nemmeno quelle del ring: guardia alta e brevi scatti che fanno vibrare i pezzi, ballate toccanti, rhythm’n’blues mossi dalle chitarre e qualche accenno di roots.
Se continua così, la sua storia avrà più di un lieto fine. E saranno sempre di più quelli che la vorranno raccontare.


Discografia:

MISSION TEMPLE FIREWORKS STAND BACK PORCH, 2002
AIN’T LOVE STRANGE ARK 21, 1999
HAMMER AND NAIL A&M, 1997

Track List

  • Everybody Looks Good at the Starting Line|
  • Rise Up|
  • Downtown Babylon|
  • Mission Temple Fireworks Stand|
  • Things Left Undone|
  • There´s Something out There|
  • Even Heroes Die|
  • Ain´t Livin´ in Sin No More|
  • Sister Ruby´s House of Prayer|
  • Angel Too Soon|
  • Nothin´ but the Devil|
  • I´m a Lucky Man

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