
Forti di una carriera lunga più di tre lustri, e con uno stile ormai consolidato, i Guignol proseguono sulla strada tracciata nel precedente album, con arrangiamenti ancor più scarni, atmosfere sempre più rarefatte senza però mai abbandonare quella base di blues che ha sempre contraddistinto la band lombarda fin dal debutto.
E come da antica tradizione del blues la band resta con le proprie radici ben affondate nel terreno da cui proviene. Storie di gente comune, storie di sentimenti che può provare chiunque, storie dei nostri tempi. Ed è qui che l'anima blues della band trascende fino a diventare quasi canzone d'autore. E si sente l'impegno che Pier Adduce ha messo nei testi di questo disco, notevolmente più ispirati rispetto ai precedenti lavori, e lasciando spazio creativo al resto della band sul piano musicale.
Abile Labile si muove in un terreno intricato, sempre sul punto di decollare ma rimanendo poi sempre piantato sulla propria pista, procedendo con il suo passo a tratti lento a tratti pesante, senza grossi scossoni nell'arco degli undici brani. Canzoni in cui entrano storie di lavoratori precari (Salvatore tuttofare), di prostitute d'altri tempi (Sora Gemma), storie di denuncia di uno dei più grandi scandali del nostro paese (Polvere rossa, labbra nere sull'ILVA di Taranto), ma anche un guardarsi dentro per cercare di comprendere se stessi (L'angolo). Ottimi sono i riff di basso che sono la spina dorsale di L'uomo senza qualità e Piccolo demone. Rifugio dei peccatori è una bellissima gemma che risalta all'interno di un gioiello nel complesso molto ben fatto.
L'esperienza per fortuna non si può comprare e la dimostrazione è questo Abile Labile. Una band sicura dei propri mezzi e delle proprie idee tira fuori un ennesimo lavoro egregio, che probabilmente passerà inosservato nello sterminato mondo della musica indipendente italiana di questi anni, senza andar a raccogliere il giusto riconoscimento.