news
Stefano Barotti Esce il 10 Ottobre Il Grande Temporale di Stefano Barotti
Tra gli ospiti speciali (dagli Stati Uniti e non solo), racconta il cantautore, Joe e Marc Pisapia, Jono Manson, Mark Clark e John Egenes. Alla produzione artistica hanno partecipato Fabrizio Sisti (prezioso il suo contributo alle tastiere, al piano, ai sintetizzatori e all’organo Hammond), Alessio Bertelli, ingegnere del suono, e il batterista Vladimiro Carboni. Mi piace ricordare anche Marco Giongrandi (chitarra elettrica e banjo), Max De Bernardi (chitarre) e Paolo Ercoli (dobro e mandolino).
Due le voci femminili, la bravissima Veronica Sbergia e l’esordiente Laura Bassani. Gli arrangiamenti e la direzione degli archi sono stati curati da Roberto Martinelli.
Hanno preso parte al lavoro anche Roberto Ortolan (recentemente scomparso, N.d. R.), alla voce e alle chitarre, Nico Pistolesi (piano), Davide L’Abbate (chitarre) e Vittorio Alinari (sax soprano e clarinetto basso.) Le linee di basso sono di James Haggerty e Luca Silvestri; al contrabbasso Pietro Martinelli e l’amico Matteo Giannetti.
Il grande temporale, dalle atmosfere marcatamente Seventies, consacra Stefano Barotti come musicista a tutto tondo, lontano dai rigidi schemi del cantautorato tradizionale. Tipicamente barottiano nelle tematiche e nella narrazione testuale, innova fortemente nelle architetture sonore e negli arrangiamenti, con l’introduzione di accenti progressive rock. Le canzoni, acconta Barotti, "respirano in modo diverso, come se la mia musica fosse stata investita da un autentico “cambiamento climatico”. Quasi un rito di passaggio, come il grande carnevale citato nella title track. La mia intenzione nella “canzone”-prosegue- non è cambiata molto, sono sempre io. Ma ho decisamente rinnovato il mio “guardaroba musicale”, cucendo addosso ai brani vestiti inediti".
Circonfuso da un’aura deliziosamente vintage, Il grande temporale trascende la folk song abbinando l’impiego di sintetizzatori e chitarre elettriche à la Wilco (si ascolti la title-track) a felici divagazioni jazzy (Enzo, Tutto nuovo),tentazioni reggae (Painter Loser) e riusciti echi blues.Celebrazione crepuscolare del quotidiano e sguardo visionario si intrecciano in un album sorprendente e percussivo come un temporale. Un viaggio di scoperta, di disobbedienza e libertà (con uno slancio rivoluzionario affine a quello di Jannacci, non a caso omaggiato in Enzo), in bilico tra retrospettiva nostalgica e vertiginosa proiezione, divertissement (Mi ha telefonato Tom Waits) e topical songwriting (Marta, Aleppo).