Tom Ovans

interviste

Tom Ovans

26/05/2004 di Christian Verzeletti

#Tom Ovans

Tom Ovans è un cantautore libero: non indipendente come gli esponenti delle ultime generazioni, ma randagio come un senzatetto. Non ha padrone né un’agenzia che lo segua, non ha casa né etichetta discografica alcuna: ha solo le sue canzoni. E in quelle ci sta un uomo che trascende la propria condizione umana e spirituale, individuale e collettiva. La sua voce è una di quelle da ascoltare, con attenzione.

  
    Interviste:

             
Tom Ovans

Tom Ovans è un cantautore libero: non indipendente come gli esponenti delle ultime
generazioni, ma randagio come un senzatetto. Non ha padrone né un'agenzia che lo segua,
non ha casa né etichetta discografica alcuna: ha solo le sue canzoni. E in quelle ci sta
un uomo che trascende la propria condizione umana e spirituale, individuale e collettiva.
La sua voce è una di quelle da ascoltare, con attenzione.


Mescalina: Cominciamo dal tuo ultimo disco, "Tombstone boys graveyard girls", un titolo che sembra un monito …
Tom Ovans: Non lo so, le parole mi sono venute così. Per me è come un viaggio attraverso l'oscurità che ha come meta la luce, passa attraverso ciò che è reale e ciò che non lo è, ciò che è sano e ciò che non lo è, attraverso la nostra spiritualità, ciò in cui ognuno di noi crede, il proprio destino e quella parte di mistero che c'è nell'aria che respiriamo. Il tempo è in perenne movimento attorno a noi, che sia passato, presente o futuro. Credo sia questo ciò che cerco di dire con quella canzone: il modo in cui ci muoviamo nelle nostre vite, il modo in cui ci muoviamo nel tempo rispetto alla direzione che dovremmo avere. Più invecchiamo, più il mondo invecchia, più ne diventiamo ossessionati. Quando scrivo canzoni come "Tombstone", sto seguendo un percorso che non voglio e non riesco a spiegare. In un certo senso, lo si può interpretare sia come un monito sia come una ricerca della bellezza e della pace.

Mescalina: Tutti i tuoi dischi hanno sempre avuto questo sguardo fiero, che scruta dentro la nostra cultura, la nostra società e che soprattutto penetra ciò che cerchiamo di evitare, che facciamo finta di non vedere: la morte, l'autodistruzione, le vittime della guerra e della povertà, i senzatetto …
Tom Ovans: Ho sempre avuto uno sguardo che parte dal basso e che si mantiene ai margini del sistema, però pronto anche a farsi coinvolgere e a scendere in campo. Sai, a volte mi sembra di vivere due vite: in una cerco di rimanere il più libero possibile come artista e come musicista e nell'altra sono come un lavoratore itinerante che cerca di sopravvivere, di cavarsela, e che si trova sempre in debito con il sistema.
Credo di avere una percezione molto anomala delle cose. Mi muovo tra diversi tipi di mondi, incontro molta gente diversa e ascolto parecchie voci diverse. A questo punto credo di essere arrivato ad accettare il mio destino e di essermi convinto che fingere non porta a nulla. Eppure i miei occhi sono sempre lì che fissano l'orizzonte senza badare a quali siano le situazioni e le difficoltà. Anzi, proprio quando smetterò di avere questo sguardo, non sarò più un'artista.


Mescalina: Proprio per questo direi che la tua scrittura è allo stesso tempo reale e surreale … nel senso che contiene dosi troppo grandi di verità rispetto a quello che la gente è abituata …
Tom Ovans: Sono contento che tu sottolinei questo aspetto. Ci sono tanti modi di guardare le cose e io da sempre, almeno da quando ho cominciato a fare musica, ho cercato di scrivere e di scrutare il mondo in questo modo. A volte le canzoni arrivano in forma narrativa, altre volte invece si fanno trovare così come sono. Io seguo entrambi i metodi, non mi dò delle regole, tanto che sono arrivato a un punto in cui mi sono accorto che alcune canzoni non sono mai finite, ma continuano a crescere e ad assumere nuovi significati, nuove interpretazioni. Le mie canzoni, la mia musica sono sempre in tumulto, allo stato grezzo: non cerco di finirle o di pulirle troppo, preferisco lasciarle vivere e respirare, seguendo il mio istinto. Per me la creatività consiste nel cogliere il momento in cui le cose succedono e le grandi canzoni sono un po' l'occasione per far succedere di nuovo quelle cose.

Mescalina: … è ciò che la musica rock e folk dovrebbe fare sempre: cogliere quel momento per dare una direzione ai nostri giorni, scavare nei nostri miti e nelle nostre verità … in questo periodo sembra che qualunque giovane band sia capace di fare rock e qualunque musicista possa lavorare sulla tradizione, ma non tutti lo fanno con la stessa onestà, quell'onestà che tu canti: "Non voglio essere un uomo / che non ha niente da dire / Non voglio essere un uomo / che guarda dall'altra parte" …
Tom Ovans: Guarda, non ho abbastanza tempo e nemmeno soldi per stare dietro a tutte le bands che escono. Ma in generale sento che l'andamento è quello di seguire le tendenze del momento, di creare uno scoop, di fare propaganda. Per quel poco che vedo e che sento, la gente sembra interessata alla musica più per giocare a suonarla che per suonarla davvero: si cerca sempre di nutrire la gente con il lato più materialista della cultura, che è poi quello più facile da vendere. Non so dirti altro, ma di sicuro io sto dalla parte della musica e mi dedico solo a quella. Di tutto il resto non mi occupo e non ne ho alcun controllo. Ma ho sempre creduto e continuo a credere che ci sono degli artisti in giro che stanno facendo grandi cose, che stanno creando qualcosa da qualche parte, indipendentemente dal fatto che qualcuno se ne accorga o meno. Non mi sono mai interessato al lato economico promozionale della musica: io lo vedo come un gioco, come una sciarada che priva non solo gli artisti ma anche tutte le persone coinvolte della loro dignità.

Mescalina: Ad ascoltare le tue canzoni si percepisce che hai vissuto e vivi ciò che canti … so che hai passato molto tempo on the road e che hai fatto diversi lavori per vivere …
Tom Ovans: E li sto ancora facendo. Ultimamente mi alzo alle sei di mattina per prendere l'autobus che mi porta al lavoro. Le cose sono sempre andate così per me.

Mescalina
: Dove vivi adesso?
Tom Ovans: Vivo con mia moglie, Lou Ann, che è un'artista, in una zona a Sud di Austin, il classico posto dove tutti stanno sempre a sistemare l'auto, a bere birra, a fumare roba, con i bambini che giocano in mezzo alla strada fino a mezzanotte. Il rumore delle macchine che passano, la gente che si mette a discutere fino a che viene sbattuta in cella, la polizia sempre di ronda, non c'è mai un attimo di noia: è tutto molto distante dal tipo di vita che fa chi sta in collina.






Mescalina: Infatti molte delle tue canzoni sembrano nascere da qualcuno che vive come un hobo, disperato come un senzatetto, emarginato … si potrebbe dire la stessa cosa anche della tua musica per essere sempre rimasta ai margini del music business, come se tu gli avessi preferito la vita vera …
Tom Ovans: Sì, sembra proprio che per qualche motivo io non riesca a entrare in questa cosa che chiamano music business. Qualunque sia questo motivo stà di fatto che io non sono mai stato accettato da quelli che custodiscono questo luogo e che decidono chi farvi entrare. Alla fine è solo una questione di egocentrismo: il mio cuore e la mia coscienza non mi permetterebbero mai di attraversare quella linea. In questo sono probabilmente il mio peggiore nemico, ma la maggior parte del music business è così degradante e a me non va di essere la scimmietta che balla in cima all'organo. La vita è troppo corta e io ho troppo rispetto per la gente che ascolta la mia musica.

Mescalina: Mi ricordo quando era uscito "The beat trade", che forse dei tuoi dischi è stato quello più considerato: c'erano stati anche dei paragoni con "The ghost of Tom Jaod" di Springsteen … ma in fondo è come se i tuoi dischi fossero sempre stati messi in un angolo …
Tom Ovans: Non trovi che sia strano che i miei dischi non trovino mai riscontro? È bello comunque sentire con che tipo di compagnia viene messo "The beat trade". Ma per quanto riguarda il fatto che i miei dischi vengono ignorati o messi da parte, non saprei cosa dirti: credo che bisognerebbe chiederlo a quella che gente che non li considera. Forse, se io avessi un manager o un agente o se avessi firmato per una grossa etichetta, magari le cose andrebbero diversamente.

Mescalina: Forse sei troppo sincero? O troppo duro? O troppo folk?
Tom Ovans: Non lo so, davvero. Un amico una volta mi ha detto: "Tom, il tuo problema è che non provieni da nessuna luogo preciso". Ci ho pensato su fino a che ho capito che cosa intendeva e credo che probabilmente avesse ragione: io ho vissuto in molti posti diversi e da ognuno di questi posti ho preso molte cose, sia musicalmente sia come esperienza di vita. Credo che il mio suono non sia riconducibile ad alcun luogo particolare così la gente fa fatica ad identificare, a riconoscere ciò che faccio. Dovrei lasciarmi etichettare, in modo che mi possano mettere in una categoria del mercato e così via con tutte queste cose … ma io non sono tagliato per questo, non fa per me: ne devo pagare il prezzo, ma alla fine è una mia scelta.

Mescalina: Tu come ti vedi? Molte volte sei stato descritto come uno che cammina sullo stesso sentiero percorso prima da Tom Joad, poi da Woody Guthrie e da Bob Dylan … ma trovo che sia un po' troppo semplicistico …
Tom Ovans: Non ho tempo per i paragoni e nemmeno mi interessano. Io non sono quelle persone e loro non sono me, tutto qua. Però capisco che per qualche motivo la gente ti deve mettere un'etichetta, ma io vivo in un mondo che è completamente diverso da quello diciamo di Bob Dylan o di Bruce Springsteen: loro sono delle icone pop miliardarie, mentre io faccio ancora fatica a pagare l'affitto e ad avere i soldi per la benzina del mio furgone. Forse c'è un motivo che mi è sconosciuto. Forse la soluzione ce l'ho davanti agli occhi e non la vedo. Io so che per me è troppo difficile manipolare le persone per guadagnarci qualcosa e credo che il legame a cui devi dare la priorità è quello con l'arte: questo vale per tutti gli artisti, non solo per me. Ed è questo poi che, nei momenti d'ispirazione, ti permette di trascendere tutta quella merda che prima ti impediva di essere libero.

Mescalina: Ti consideri un artista indipendente?
Tom Ovans: Guarda, non c'è nessuno che mi telefona per dirmi cosa devo fare o cosa ho bisogno di fare, almeno se è questo che intendevi …

Mescalina: Sì, sì, anzi, non ho mai avuto una risposta così chiara …la tua è proprio una voce solitaria, anche quando suoni con la band … in questo disco per esempio le voci, le chitarre e il piano di Robert McEntee sembra che creino un eco, che vogliano lasciare uno spazio, piuttosto che riempirlo …
Tom Ovans: Quello che faccio in studio è più che altro prendere la chitarra e suonare le mie canzoni: è quello che so fare. Tiro fuori un ritmo, un suono e ci lavoro al momento, mentre sto cantandoci sopra, e gli altri lo prendono al volo e ci aggiungono qualcosa di loro. Credo che da qui nasca quell'effetto che tu hai sentito sul disco. In questi anni poi sono stato molto fortunato a poter lavorare con dei grandi musicisti come Robert che si sono davvero sforzati di aggiungere qualcosa al suono che stavo cercando , non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello umano di un essere che si mette in comunicazione con un altro.

Mescalina: Quindi praticamente registri live, in presa diretta …
Tom Ovans: Il fatto è che non ho mai molti soldi per fare i miei dischi e così devo riuscire a fare uscire tutta la merda in un solo colpo. Registriamo dal vivo, di solito in una o due takes e poi facciamo un minimo di sovraincisioni. Questo è il modo migliore, almeno per me: avere già la melodia o la canzone, purchè si regga bene in piedi, e poi seguirla fino in fondo con la musica. Tutto sta nel cogliere la giusta interpretazione, ascolta per esempio il Neil Young di "Tonight's the Night": è un disastro, ma il suono è grande perché è un'interpretazione vibrante, meravigliosa.

Mescalina: Si potrebbe dire la stessa cosa anche dei tuoi testi, che cercano di catturare il momento prima che tutto succeda, la sensazione che si prova quando si sta per affrontare la realtà in tutta la sua spietata durezza … di nuovo si può parlare di una scrittura reale e surreale …
Tom Ovans: Scrivere per me è proprio cercare di cogliere un momento nel tempo. Il fischio di un autobus, di un treno, lo sguardo sul volto di una donna, qualcuno che parla da solo, un'ispirazione, un ricordo, un sentimento, un pensiero che ti sfugge. A volte tutto combacia, a volte invece no; ci sono delle volte che sembra un assurdo, ma per me funziona comunque, perché quella è la realtà che si svolge in quel momento. Non so se mi spiego, ma è la condizione umana ad essere tale: va al di là di quanto possano dire le parole, e per cercare di coglierla devi fare qualunque cosa quei singoli momenti ti ispirano. Così mi trovo a dover scrivere senza pensare, senza giudicare quello che sto facendo: devo seguire l'istinto e le mie sensazioni del momento.

Mescalina: Le persone che descrivi in questo disco se ne stanno in piedi sotto la pioggia, tentano invano di rimettere insieme i pezzi della loro vita, viaggiano su strade che non portano da nessuna parte: ci sono così tanti problemi e così tanta confusione, ma sembra che a nessuno importi, come se nessuno volesse credere a ciò che succede … è un po' quello che viviamo oggi: troppi programmi tipo Real TV e si finisce per credere che tutto sia come in televisione … oppure non vi si crede affatto …
Tom Ovans: Sembra che molte persone oggi pensino che una cosa non è reale finchè non va in televisione. L'unica cosa da fare per rendersi conto di come viviamo sarebbe spegnere la televisione e subito vedremmo molta della nostra presunta realtà sparire, dissolversi, e potremmo cominciare a vedere le cose per come davvero sono. È di questo che parla una canzone come "Real television": spegni la televisione e guarda il mondo per quello che è. Ma è un mondo che molte persone non vogliono più vedere. Hai ragione, la gente è così influenzata dalla televisione che la realtà a volte comincia a sembrare un programma televisivo dei peggiori. Basta guardare il modo in cui parliamo e ci comportiamo: c'è ancora qualcuno al giorno d'oggi che è ancora se stesso oppure siamo tutti pedine di ciò che vediamo e sentiamo attraverso i media? Di chi ci fidiamo? Di chi ci possiamo fidare? La maggior parte della gente che incontri vuole parlare solo di sé: non lo so, ma io preferisco mettermi ad ascoltare il rumore della pioggia o del vento.

Mescalina: È da poco passato un anno dall'inizio della guerra in Iraq: tu non ne parli mai direttamente, ma è come se questo conflitto si fosse piantato dentro le tue canzoni … proprio come un vento che le attraversa senza sosta …
Tom
Ovans: Il mio attaccamento alla vita mi ha sempre fatto tenere le orecchie bene aperte e appoggiate a terra, sui binari, come facevano gli indiani: devi sapere quando arriverà il prossimo treno e che cosa porterà. Scrivere canzoni che inneggiano contro la guerra può andar bene per qualcuno, ma di sicuro non per me. Sai, dopo questa guerra ce ne sarà un'altra e poi un'altra ancora: è qualcosa di insito nella natura umana ed è un livello molto più profondo del fatto che le cose vanno semplicemente male. L'ultima tragedia sarà una guerra senza fine. La gente è tanto manipolata da credere in qualcosa che sembra servire solo allo scopo di alcuni, ma che in realtà ci porta solo più morte e più vendetta. La terra è cosparsa di sangue: "Tombstone Boys, Graveyard Girls", forse questo fa parte di quello che sto cercando di dire. Io prego perché un giorno ci possiamo liberare di tutto ciò. So che è solo un sogno e che per ora non posso vederlo nemmeno in lontananza. Alla fine tutto quello che puoi fare è continuare a camminare sulla strada in cui credi, capire dove ti porta e cercare di non fare del male a nessuno. Ma una cosa di cui sono sicuro è che quello che sta succedendo adesso non è nulla se paragonato a quello che arriverà in futuro.

Mescalina: Non mi sembra però che le tue canzoni abbiano uno scopo politico o sociale …
Tom Ovans: In un certo senso questo è vero, ma in un altro sono tutte cose collegate insieme: la politica, l'arte, la religione, lo spettacolo, la guerra, le lotte sociali, la coscienza, è tutto collegato e sta succedendo tutto attorno a noi contemporaneamente. Questo distorce le nostre vite, il modo in cui ci guardiamo l'un l'altro. Io sto solo cercando di grattare via la superficie, magari per niente, ma di sicuro per me stesso. Ogni tanto riesci a scorgere un barlume di luce dietro a tutto questo e quelle sono esperienze che rigenerano la nostra mente.

Mescalina: Per questo motivo nella confezione del cd hai usato l'immagine di una tomba? Per rimandare all'idea di pace, di una luce che va oltre, della coscienza, della memoria …
Tom Ovans: Bè, i cimiteri sono di solito luoghi riflessivi e pacifici: è come passare da una dimensione ad un'altra. Se ti metti a camminare in un cimitero attraverso le tombe e le cripte, ti accorgi di come la vita va automaticamente a fuoco.

Mescalina: Questa capacità di focalizzare su cosa e chi è messo da parte è probabilmente l'argomento più frequente delle tue canzoni, anche quando ti metti a cantare dei musicisti stessi come "Racine" …
Tom Ovans: Sì, è una canzone che ho scritto per tutti i musicisti, gli artisti, i poeti notturni e per tutte le donne tristi che ho incontrato durante la mia vita. A volte le cose riescono a sopravvivere anche senza farci impazzire.

Mescalina: Per alcuni il rock e il folk sono uno stile e una filosofia, mentre per altri sono la vita da vivere …
Tom Ovans: Non capisco molto di generi musicali, ma, se è una cosa che hai nel sangue, non importa cosa fai e dove vai: devi solo viverlo fino al momento della tua morte.