Enrico Brizzi E Yuguerra

interviste

Enrico Brizzi E Yuguerra UN’ALTRA PRIMAVERA

19/12/2011 di Arianna Marsico

#Enrico Brizzi E Yuguerra#Italiana#Canzone d`autore

Abbiamo avuto modo di intervistare, grazie all’inesauribile passione per la musica di Marina Kovari ( Cantina Mediterraneo, Frosinone) e alla disponibilità di Antonia Peressoni della Irma records,  Enrico Brizzi e Yuguerra, al momento impegnati in un mini tour, La vita quotidiana in Italia non è un semplice disco, è un power reading. E mescolando parole, musica e passione civile, non può che uscire un lavoro vivo, appassionato…ed un’intervista che spazia a 360° su ogni argomento. Ma lasciamo la parola a loro…
MESCALINA: Non c’è più,non c’è più!” direbbe Benigni… ed in effetti il tuo disco, penso a brani come Un’altra primavera, per certi versi è stato profetico. Che effetto vi ha fatto questo cambiamento così a breve termine?
***Enrico Brizzi: Incredulità, per il gattopardismo inaffondabile della nostra classe dirigente. Non ci sono stati che pochi caroselli di auto, per celebrare la fine del governo Berlusconi, ma il belrusconismo è ancora fra noi e ci resterà a lungo sotto forma di spostamento del gusto medio, della morale media e dello stile standard. Ci vorrà tempo per smettere di essere tutti così brutti.

***MESCALINA: Cosa pensate che per La vita quotidiana in Italia vi abbia influenzato a livello sonoro?
***Enrico Brizzi: Il rock classico con chitarre, il punk-rock di Ramones e Clash, e la consapevolezza che in Italia la maggior parte delle persone si forma musicalmente guardando Sanremo, ma esiste anche un’area abbastanza ampia di territori liberi, come quelli frequentati per una vita da uomini senza paura come Freak Antoni o Giorgio Canali, entrambi amici e maestri che abbiamo fortemente voluto come ospiti nel disco.

***MESCALINA: La vita quotidiana in Italia è un disco ricco di collaborazioni, in primis quella con Yu –Guerra, ma anche quelle di Giorgio Canali e Alice Albertazzi. E’ semplice desiderio di sperimentare o voglia di un disco collettivo e corale che scuota coscienze intorpidite?
***Enrico Brizzi: Non sono un cantante, e non so quando avrò di nuovo l’opportunità di incidere un disco: volevo che La vita quotidiana in Italia suonasse come il racconto d’una intera fase storica e per questo è indispensabile pensare a un’opera corale.

***MESCALINA: Enrico, Non è la prima volta che passi dalle parole alle note e d’altro canto anche i tuoi scritti trasudano amore per la musica. Questa volta però mi è parso che nel tuo lavoro ci fosse una maggiore urgenza, per così dire “civile”, ed un fortissimo bisogno di unire le due diverse forme espressive, o sbaglio?
***Enrico Brizzi: A differenza dei lavori fatti negli anni con De Glaen e Frida X, già la collaborazione del 2006 con i genovesi Numero6 andava verso la forma canzone; qui credo che le due forme (parola e musica) si compenetrino definitivamente. Per quanto riguarda la questione dell’impegno civile, credo che la sua radice vada ricercata nei testi da cui questo lavoro origina, e cioè il volume La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco, e La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio, entrambi editi da Laterza. Da quei libri non sarebbe mai potuto nascere uno spettacolo intimista, ma un racconto in musica che si rivolge al Paese, e per questo ci piace portarlo in giro nei club e nelle piazze.

***MESCALINA: Il brano che mi ha colpita di più è Silvio Summer, per la lucida analisi dei prodomi del berlusconismo ed il refrain da jingle pubblicitario, perfetto esempio di certe campagne elettorali. Come è nato il brano?
***Yu Guerra: “Come giustamente noti tu, la canzone ha una refrain allegro e leggero che invita a ballare il TRENINO DELL'AMORE mentre le strofe hanno un suono più cupo che sottolinea lo sgomento, l'incredulità e la gravità dell'ascesa del Silvio e del mondo che si è portato dietro.

***MESCALINA: La donna di pane Lettera a Pertini  raccontano un’infanzia lontana dai reality show (che però ne Le vite degli altri perde la sua innocenza) ma anche complicata per certi versi. E’ stato davvero così difficile essere bambino a Bologna in quegli anni?
***Enrico Brizzi: Molto più facile che essere un bambino a Lamezia Terme, immagino. Da noi funzionava tutto benissimo, e ogni cosa era organizzata nel dettaglio. L’unica cosa difficile era credere che quella fosse davvero “la città più libera del mondo”, ché le sue contraddizioni erano cantate ogni giorno alla radio da Guccini, Dalla, Vasco e Luca Carboni. E noi, alla radio, abbiamo sempre dato retta, dagli esperimenti di Marconi in avanti.

***MESCALINA:La storia di Bologna viene presa come parabola dell’Italia che cambia, che vede crollare o venir meno miti veri o presunti. Come avete vissuto da cittadini in primis e poi da artisti il caso Del Bono, che ha visto “una città intera finita alla gogna”?
Yu Guerra: per quanto mi riguarda è stata un ottima occasione per scrivere un piccolo inno NO FUTURE in sapore di ragù.
***Enrico Brizzi: Vivere a Bologna ha pregi e difetti, ma di certo permette di scorgere in anticipo tendenze nazionali: l’esperimento del centro-sinistra di governo, la penetrazione della Lega fuori dal Lombardo-Veneto a scapito dell’allora PDS, il prodismo, l’invecchiamento dell’elettorato del PD (traducibile in richieste di sicurezza, più che di spazi sociali, anche da parte di ex lanciatori di molotov sessantottini, ora sessantottenni).

***MESCALINA: A questo punto quanto pensate ci vorrà per vedere concretizzati i vostri auspici di Un’altra primavera, tra spread impazzito e manovre draconiane?
***Enrico Brizzi: La primavera bisogna averla nel cuore, e sapere che ogni giorno nebbioso e gelido ci porterà più vicino alla prossima fioritura. Se non avessero pensato così, i nostri nonni non sarebbero certo andati in montagna per sfuggire alla leva di Salò, né sarebbero scesi in piazza decine di volte nel Dopoguerra, per reclamare una giustizia sociale che, ancora una volta, oggi ci sfugge. Dopo il governo privatistico dei magnati, sperimenteremo le formule di garanzia offerte da banche e fondazioni; non è detto, però, che un giorno il potere non torni nelle mani della gente reale. Non sembrasse retorico, oserei dire che dipende da noi.

***MESCALINA: Come sta procedendo il tuo tour? Che reazioni notate davanti ai vostri brani? E incontrate reazioni simili in tutta Italia o notate delle differenze nella risposta del pubblico?
***Enrico Brizzi: È un tour a macchia di leopardo, tre o quattro date alla volta negli intervalli fra una sessione di scrittura e l’altra, quindi non ho la visione di un frontman che affronta venti situazioni diverse in un mese.Quello che posso dire è che chi viene convinto di trovarsi di fronte a un palloso reading d’uno scrittore in camicia bianca accompagnato da un amico sassofonista, di solito resta stupito. Il nostro è più un racconto davanti al fuoco di bivacco tenuto da una rock band in piena regola. Per noi è ogni volta un’esperienza iniziatica e liberatoria; personalmente sono sempre felice quando chi ci viene a vedere si muove, o addirittura balla.

***MESCALINA: Grazie per la disponibilità a nome di tutta la redazione di Mescalina
***Yu Guerra: Grazie a voi e, parafrasando la canzone di una band Rock'n'Roll spagnola, i LOS REBELDES, vi saluto dicendo "mescalina mon amour"

***Enrico Brizzi: Grazie a te, Arianna, a Mescalina e ai suoi affezionati mescaleros.