Warren Zanes Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Jimenez Editore, 2024, titolo originale Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen`s Nebraska, Traduzione di Alessandro Besselva Averame, 280 pagine, 22 euro Musica | Biografie
29/03/2024 di Laura Bianchi
Lode a Jimenez Editore, quindi per aver finalmente pubblicato la (splendida) traduzione - di Alessandro Besselva Averame del denso, magnifico libro Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska, in cui Warren Zanes analizza, con lucidità, competenza e passione, il "making of" di uno dei dischi più discussi, amati, imitati dell'intera, lunga carriera artistica di Bruce Springsteen, quel Nebraska, appunto, che si potrebbe definire il primo disco lo-fi della storia del rock, nonché un concept album realizzato interamente lontano dalla sua creatura, la Legendary E Street Band.
E, ovviamente, lode a Zanes, che sa rendere lo spirito di una creazione tormentata, ma ricca di idee, spunti e vibrazioni; del resto, lo stesso musicista, chitarrista della band bostoniana Del Fuegos, sa cosa significhi essere un artista all'interno di un gruppo, ma anche cosa voglia dire prendersi una pausa da esso, con tutti i rischi, i dubbi e gli slanci creativi che questo comporta.
Ma non sono solo le opinioni di Berninger dei National, che crede che quel disco abbia "aperto la strada a un sacco di band lo-fi, un big bang per gli artisti indie rock". Né i complimenti di Dave Alvin, Richard Thompson, Rosanne Cash, Steve Earle, e nemmeno quanto scrive lo stesso Zanes: "Nebraska aveva una prerogativa: era un disco a rilascio graduale", e "Si comporta come un disco punk per il canto che sembra risolto in sé."
Non sono neppure i racconti dei vari retroscena, dall'amicizia tra Springsteen e la band Suicide ai dettagli tecnici riguardanti la trasformazione della cassetta registrata in una stanza dalla moquette arancione, in un paesino del New Jersey, Colts Neck.
Quello che colpisce maggiormente è lo sguardo sicuro, da documentarista, che Zanes rivolge allo Springsteen autore, rileggendo per noi le note da lui scritte a mano in un foglio di accompagnamento alla cassetta, che invia a Jon Landau, per un ascolto preliminare, in cui il cantautore scrive della celeberrima Born in the USA "potrebbe avere un potenziale", e di Down bound train (sic) "potrebbe essere entusiasmante", e proponendoci la visione dell'artista, che dichiara "Non sono sicuro della direzione che sto prendendo(...)vorrei canzoni che mi aprissero nuovi orizzonti".
Stanno, credo, tutte qui l'intima forza e la consapevole fragilità dell'artista, capace di liquidare con una definizione "scherzosa" futuri successi, in una
combinazione di leggerezza e incertezza, che si risolve in un'ambivalenza creativa, scioltasi con l'incisione-lampo dell'intero album Born in the USA e la parallela gestazione intensamente voluta di Nebraska, destinato a scarnificarsi, senza la band, per ritrovare la propria "luce" e costituire un ritratto efficace della "quieta disperazione" di una certa America, vicina ai racconti di Flannery O' Connor e lontana dai luccichii reaganiani, in anni in cui si affermavano MTV, il walkman, la musica digitale e le hit commerciali.
Quindi, ancor più degli aspetti tecnici e di produzione (come trasferire su vinile un nastro casalingo? come fare convivere il rocker riempistadi e il songwriter intimista?), è importante comprendere il rapporto dell'artista con la Columbia Records. Nebraska non avrebbe avuto tour promozionale, né singoli, non era radiofonico, ed era stato masterizzato a basso volume da demo casalinghi; eppure l'opera convinse da sé, con la propria intima forza espressiva e artistica, i capi della casa discografica, che forse, lontani da ogni strategia e da qualsiasi tipo di calcolo utilitaristico, per una volta, scelsero di fidarsi di quel trentenne che dimostrava tanto coraggio e tanta poliedricità.
L'epilogo è invece noto, e lo racconta lo stesso Boss in Born to Run, l'autobiografia, poi sconfinata in un tour teatrale, e, in parte, nel tour dello scorso anno: la depressione, l'analisi, lo scavo in un mondo di ricordi e di paure, che Nebraska aveva fatto emergere inaspettatamente, e drammaticamente, e con cui egli ha imparato a convivere, senza mai riuscire a comprenderlo del tutto.
Zanes, acuto indagatore della psiche, e profondo conoscitore dello Springsteen uomo, ci suggerisce, in conclusione, uno spunto per capire non solo quell'uomo del New Jersey, ma anche noi: "Per raccontare l'isolamento altrui doveva addentrarsi nel proprio". Nebraska emerge, dalla lettura del libro, come il capolavoro che è, immenso proprio perché imperfetto; "un album incompleto", il cui senso profondo l'artista lascia completare a noi.
Warren Zanes è un musicista, professore e scrittore, PhD in studi culturali e visivi. Come membro dei Del Fuegos, è stato in tournée a livello internazionale e ha effettuato tre registrazioni per la Warner Bros. Come artista solista, ha pubblicato quattro album con Dualtone. Produttore di documentari nominato ai Grammy, professore della New York University, autore di best-seller del New York Times e padre di due figli, Zanes continua a fare e scrivere di musica.