Uwe Timm

Uwe Timm Un mondo migliore


Sellerio, 2019 Narrativa Straniera | Romanzo | Romanzo storico

09/06/2019 di Corrado Ori Tanzi
Germania, 1945. La Seconda guerra mondiale è appena conclusa, ma se aerei e mitraglie hanno smesso di seminare morte la loro eco non si è proprio attenuata. Non chiusa, attenuata. Nella testa dei tedeschi “la guerra è finita” è soltanto una frase come un’altra, pronunciata di sovente da chi non ha nulla da perdere.

Michael Hansen è un giovane ufficiale americano ora di stanza in Germania per compiere una missione targata servizi segreti: interrogare Karl Wagner, amico stretto dello scienziato Alfred Ploetz che, per quanto in odore di Nobel, fu il padre dell’eugenetica nazista, la prima testa pensante della concreta possibilità di sfornare in serie uomini e donne appartenenti a una nuova umanità, quella perfetta con il marchio “igiene della razza”.

Hansen inizia il suo viaggio di conoscenza di ciò che veramente fu il nazionalsocialismo nella mente e nel corpo della Germania. Incontra rispettabili persone incredule che il mondo possa considerare aberrante la politica di Hitler e la cultura nazionalsocialista. Nessuno si professa colpevole perché non comprende quale razza di colpa possa avere la Germania intera e cioè governati e governanti.

Il giovane americano apre una porta dietro l’altra e apprende con un bel carico di incredulità le pratiche di giornaliero uso applicate nei dodici anni di un Reich che doveva viverne mille. Proprio da Wagner, scienziato socialista recluso a Dachau, viene a conoscere la perversione degli aguzzini che coprivano con le curiosità medico-scientifiche le ricerche e le applicazioni su carne viva di ebrei e prigionieri, l’eliminazione dei deboli come aritmetico passo per giungere a un’humanità nova, l’ordinarietà della tortura e degli esperimenti volti a contare quanto ci vuole per far morire di fame una persona, la nobiltà dell’assassinio sistematico per dovere. Non ci vuole la perdita della ragione per diventare un barbaro. Ma bisogna incessantemente attaccarsi a essa per non diventarlo in un preciso momento storico.

Classe 1940, Uwe Timm con Un mondo migliore ci consegna un nuovo specchio da cui si riflette la banalità del male e la tragica realtà sociale e culturale che si crea con la degenerazione delle idee. Non si ferma Timm sul racconto vergato dai vincitori. Furono meno colpevoli i socialisti che, pur interessati concretamente all’eugenetica, non ebbero modo di praticarla? Furono meno colpevoli quelle popolazioni che in Danimarca e negli Usa negli anni Venti, quindi ben prima dei nazisti, imposero la sterilizzazione forzata a certe categorie di uomini e donne? E cosa dire dei socialdemocratici che ne fecero uso in Svezia dopo la guerra?

La Germania conterà i suoi morti e le verranno contati sul muso quelli nel resto del mondo. L’utopia sconfitta non avrebbe portato né pace né serenità al mondo, né tantomeno sarebbe stata il seme di un universo libero. I suoi autori, attori e comparse ci appartengono. Se la cosa sconvolse i lettori di Hannah Arendt non può fare altrettanto con quelli di Uwe Timm. Ma libri come questo restano necessari.
 

Uwe Timm, Un mondo migliore, Sellerio, pagg. 530, euro 15

https://8thofmay.wordpress.com