Umberto Eco La misteriosa fiamma della regina loana
Milano, Bompiani 2004 Narrativa Italiana | Narrativa
di Luca Meneghel
“Aspetti, ce l’ho sulla punta della lingua.”
Comincia così l’ultima fatica romanzesca di Umberto Eco, il semiologo che dando nuova vita al romanzo storico nel 1980 con “Il Nome della Rosa” ha scoperto di essere anche un eccellente romanziere, di grande successo in Italia e all’estero (storico il successo del suo esordio narrativo negli Stati Uniti d’America). Comincia con una dimenticanza del protagonista che non riesce proprio a ricordare il suo nome, per scoprire poi di non ricordare assolutamente nulla della propria vita passata, delle proprie esperienze, dei propri affetti.
Se l’oggetto narrativo prescelto non è dei più originali, originale e ben costruito è il processo che porta lo smemorato Yambo a riappropriarsi della propria identità perduta in seguito ad un incidente: l’eroe di Eco, in una sorta di romanzo di formazione, cercherà di far nuovamente proprio il sé stesso perduto andando nella vecchia villa dei nonni in campagna, a Solara, nel cui solaio sono custoditi tutti i giornalini, i libri, i dischi e gli oggetti legati ad infanzia e adolescenza del protagonista.
Il romanzo di formazione alla caccia della memoria perduta diventa allora per mezzo della penna di Eco una dichiarazione d’amore alla letteratura stessa (grande è l’emozione nel riscoprire Salgari e tutti i suoi eroi, saldamente impiantati nella coscienza dei bambini del tempo) e un grande viaggio nell’Italia fascista e del dopoguerra, con le sue vicende storiche che Yambo rilegge nei giornali, nei dischi del nonno, nei suoi stessi temi da giovane Balilla, testimonianza di un ragazzo che parla bene del Duce per prendere un bel voto ma inizia a chiedersi se sia la cosa giusta. Il viaggio verso la riconquista della propria identità è lungo ed irto di difficoltà, è un viaggio colmo di personaggi che spaziano da Clarabella a Topolino, da Sandokan a Mandrake, da Rita Hayworth alla Regina Loana, una strada che va percorsa lentamente fino all’inarrestabile climax ascendente che chiude il romanzo, una mirabile prova letteraria dell’autore che ci conduce alla ricerca della verità suprema (il volto della ragazza amata per una vita) facendo il verso a Dante Alighieri e alla chiusura del Paradiso con la suprema visione del volto di Dio.
Vincente particolare del romanzo è inoltre quello di essere una storia accompagnata da immagini d’epoca: tutti i giornali, i libri, gli albi, le canzoni incontrate da Yambo sono illustrate sulla carta del libro, grazie ad un’operazione di ricerca, difficoltosa ma ben eseguita, che permette anche ai lettori più giovani di tuffarsi nell’editoria del tempo, così lontana da quella a cui siamo abituati.
Umberto Eco, quattro anni dopo “Baudolino”, torna con una storia profondamente interessante, capace di tenere incollati gli occhi del lettore alle proprie pagine, rapendoli con le immagini e con il fluire incessante della storia verso l’atteso culmine finale. L’autore, che in passato ci ha abituato ad alcune pagine letterarie di non facile fruizione a causa dell’elevato “tasso intellettuale”, sembra essersi abbassato a ricordare non con gli occhi del grande semiologo ma con quelli di un uomo che ha rivissuto, scrivendo un grande romanzo, la propria giovinezza e quella dell’Italia durante la seconda guerra mondiale e gli anni successivi. Non mancano certo le citazioni colte (all’inizio Yambo sa parlare solo con frasi imparate a memoria su libri lontani dalla propria sfera emotiva), forse troppe, ma l’idea di fondo de “La Misteriosa Fiamma Della Regina Loana” è, credo, quella di essere un libro nazionalpopolare, rivolto a tutti i nostalgici dei bei tempi andati che desiderano riviverli per mezzo della letteratura di rango medio alto.