Tschingis Aitmatov

Tschingis Aitmatov Il primo maestro


Marcos y Marcos, Prezzo: 15,00, Pagine: 128, 2020 Narrativa Straniera | Romanzo

05/10/2020 di Eliana Barlocco
Tra le mani tengo il libro dello scrittore kirghiso Tschingis Aitmatov, Il primo maestro. Il tema trattato, la Scuola, è di attualità, sia perché siamo a inizio anno scolastico, sia per il momento particolarmente strano e complicato per tutti. La trama è molto semplice: in uno sperduto villaggio kirghiso, il giovane uomo Djujšen, abbracciando gli ideali sovietici, fonda una scuola, dove, con la sua passione per il sapere e il cambiamento che questo inevitabilmente comporta, travolge e stravolge la vita di una giovane ragazzina, Altynaj, la quale, divenuta adulta, ripercorre gli avvenimenti attraverso uno scritto lasciato nelle mani di un terzo, all’apparenza marginale, protagonista: il pittore, l’artista, colui che dovrà trovare il modo per dar voce alla loro storia.

Il pittore non sa proprio come affrontare tutta la faccenda. Nelle poche righe che lo riguardano, si strugge per trovare una maniera, un espediente efficace per dipingere la storia. Ne ha fatto innumerevoli schizzi, “Ma è ancora presto per dare un giudizio generale sul quadro. Non ho ancora trovato l’essenziale....” ma quando si raggiunge l’essenziale?

Ognuno di noi ha avuto un Maestro; ripensate per un attimo ai vostri. Credo di essere stata fortunata; ne ho incontrati ben due degni di quel titolo (che a mio parere rimane il più alto in grado tra tutti). La prima è stata la mia Maestra Flora, che, con la sua passione, mi ha introdotto alla “meccanica” delle lettere. Con lei si creavano poesie, si leggeva molto e si imparava a pensare molto. Il secondo Maestro è stato Baykar, che mi ha aperto le porte ad un universo variegato, fatto di cultura, di dolore, di sopravvivenza, di ideali, insegnandomi ad osservare e a cercare di comprendere il mondo. 

La vittoria del Maestro è saper lasciare un’impronta abbastanza profonda da poter essere calpestata, un’orma che possa essere sempre lì, a ricordarci quello che siamo diventati. Altynaj, nel suo racconto, restituisce a Djujšen il giusto compenso, rivelandone il cammino. E il pittore, alla ricerca dell’essenziale, deve solo capire che la soluzione è racchiusa nelle sue stesse parole: “... non basta che la mia idea giunga sino a voi, deve diventare una nostra opera comune. Ma in che modo?” Ed è qui che interviene l’arte. Perché laddove il nostro pensare non giunge, arriva la condivisione partecipata dell’opera. Il sentimento che scaturisce dalla visione, o dalla lettura, o dall’ascolto di qualsiasi forma d’arte unisce il Maestro e l’alunno. Di generazione in generazione, dai tempi antichi ai tempi moderni. La via da percorrere viene indicata dal Maestro, il traguardo è la comunione del sentire e la scuola non è altro che il mezzo per raggiungere tutto ciò.