Sylvia Massy

Sylvia Massy Recording Unhinghed Creative & Unconventional Music Recording Techniques (with Chris Johnson)


Hal Leonard Books; Har Psc 244 Pagine (in Inglese) Musica

27/06/2021 di Leandro Diana
Anche se è uscito nel 2016 ho solo da poco scoperto l’esistenza di Recording Unhinghed Creative & Unconventional Music Recording Techniques (with Chris Johnson), che ho divorato in un paio di giorni in lingua originale, non essendo stato ancora tradotto in italiano. Mi pare comunque utile condividere le mie impressioni con voi perché il libro contiene un’enormità di spunti scritti (e spesso anche illustrati) in maniera semplice, chiara e divertente, che possono essere utili ai tanti appassionati che oltre ad ascoltare musica amano cimentarsi nella registrazione delle proprie composizioni.

Nel mondo della produzione discografica Sylvia Massy ha bisogno di poche presentazioni: ingegnere del suono e produttore per un numero significativo di dischi e artisti fondamentali: da Joe Satriani a Barbra Streisand, dai Tool a Julio Iglesias, da Johnny Cash insieme a Tom Petty and the Heartbreakers, dagli Slayer a Red Hot Chili Peppers, solo per citarne alcuni.

La sua carriera ha un che di hollywoodiano: dotata di personalità frizzante e indubbie capacità, entusiasmo, passione, ampiezza di vedute e capacità di andare (molto facilmente) fuori dagli schemi, da un inizio come assistente di studio, l’incontro con i componenti di una band destinata al successo (i Tool) che la vogliono come produttrice di quelli che diventeranno i loro dischi seminali, agli altri gruppi che sentono il risultato e la vogliono a loro volta al timone delle loro produzioni, fino all’incontro con un gigante della produzione come Rick Rubin, che nel 1996 le affida le chiavi dello studio di registrazione per l’incisione ed il mixaggio del secondo disco da lui prodotto per Johnny Cash nientemeno che con Tom Petty & the Heartbeakers come band di supporto. Da lì ovviamente la carriera decolla, e con essa la collaterale (ed efficace) attività didattica e divulgativa nella quale possiamo inserire la pubblicazione di questo libro, il cui titolo potremmo tradurre con “la registrazione stravolta”. 

Dilettandomi con la produzione dei miei dischi da cima a fondo sono un avido consumatore di tutti i media che offrano una sbirciata dietro le quinte dei processi di produzione discografica, e qui sinceramente le aspettative erano abbastanza alte. Sono state soddisfatte? Un pò e un pò…

Inizio con quelli che sono, a mio avviso, i limiti del libro. Mi aspettavo una struttura simile a quella di “Sound Man” l’autobiografia di quel gigante di Glyn Johns, di impostazione narrativa e in cui ciascun capitolo del libro racconta una sorta di capitolo della storia personale e professionale dell’autore. Ma l’errore è stato mio, perché il libro di Sylvia Massy non è un’autobiografia bensì – come mette in chiaro il sottotitolo – una raccolta di “tecniche creative e non convenzionali di registrazione musicale”. I paragrafi sono molto brevi, dalle poche righe alla mezza pagina, il che esclude ampiezza ed approfondimento per chi è un minimo addentrato nella materia, e si pone tra il pavoneggiamento e l’ispirazionale (entrambe atmosfere che non amo particolarmente), ma la leggerezza che caratterizza lo stile conversazionale in cui il libro è scritto lasciano prevalere comunque il secondo aspetto. Questa brevità, quasi epigrafica, dei paragrafi insieme alla scelta di impaginare l’enorme mole di interventi e citazioni di altri professionisti della produzione audio musicale come ampi box, e una gran messe di fotografie, illustrazioni (realizzate dalla stessa – bravissima – autrice, come anche la copertina) e diagrammi rende difficoltosa la lettura, continuamente spezzettata.

Tutto sommati i limiti finiscono qui, perché per il resto il libro è una miniera di aneddoti, spunti, tecniche, suggerimenti raccontati e spiegati in maniera semplice e spassosa tanto da sembrare più una chiacchierata tra amici al tavolo di un pub davanti a una birra che non un seminario con uno dei produttori e ingegneri del suono più quotati al mondo. Nonostante l’apparente disordine dell’impaginazione, il libro si snoda secondo un piano abbastanza ben articolato: dopo un’introduzione che evidenzia l’importanza di lasciarsi andare alla sperimentazione creativa, mettendo sempre in discussione quelli che sembrano regole ed assiomi immutabili, l’autrice presenta alcune apparecchiature (banchi regia, microfoni, compressori) che hanno fatto la storia dell’audio recording e che ancora oggi sono innegabili punti di riferimento, per poi passare a tecniche di registrazione degli strumenti principali: voce, basso, batteria, chitarra, pianoforte e organo, archi, fiati, orchestra, sintetizzatori e tastiere, percussioni, etc. Segue una carrellata dei vari possibili approcci alla produzione musicale, alle tecniche di mixaggio.

È importante sottolineare che in nessun punto (neanche dove Massy spiega le caratteristiche peculiari che differenziano le varie serie di mixing consoles prodotte nel tempo dalla Neve) il lessico e lo stile sono incomprensibili ad un pubblico di semplici appassionati di musica e dischi. Per questo anche chi è del tutto digiuno di microfoni, mixer ed amplificatori può godersi la lettura, foss’anche soltanto per i gustosi aneddoti sulle sessioni di registrazione di dischi storici e meno storici… come quella volta che Jim Messina (Buffalo Springfield, Poco, Loggins e Messina) trovò un topo morto nella camera riverberante dei Sunset Sound Studios di Los Angeles e lo spostò per scherzo sulla tastiera dell’organo di Ray Manzarek in una pausa delle registrazioni di Strange Days (1967)… con conseguente fuga dei Doors non appena scoperto il macabro presagio… 

Sparsi per tutto il disco ci sono aneddoti e suggerimenti su come fornire agli artisti la motivazione necessaria per dare – consapevolmente o meno – il meglio di sé e la migliore rappresentazione della loro arte e costanti energici inviti a fare di testa propria sperimentando soluzioni apparentemente assurde. Ma va anche apprezzata la sincerità con cui l’autrice ammette che le più ardite sperimentazioni sonore raramente sono entrate nel mix finale dei dischi…

Ecco la cosa più difficile del libro: provare a distinguere gli aneddoti reali da quelli inventati… Se il sacrificio di una chitarra lanciata da un dirupo mentre era collegata al suo bravo amplificatore diligentemente microfonato, nel tentativo di registrarne gli ultimi feedback disperati prima di morire parrebbe testimoniata dalle spoglie mortali della chitarra stessa, incorniciati ed appesi nello studio personale di Sylvia Massy, non abbiamo prove che Matt Wallace durante le registrazioni del terzo disco dei Faith No More “The Real Thing” abbia davvero improvvisato uno spogliarello nello Studio-D di Sausalito, California, per distrarre il batterista Mike Bordin che, troppo concentrato sulla registrazione, non riusciva a suonare con la necessaria scioltezza ed espressività. In ogni caso, l’intrattenimento è assicurato.

Per chi volesse un breve saggio dello stile produttivo non convenzionale dell’autrice può ascoltare l’album “Unlikely” della talentuosa band Far From Alaska da lei prodotto, registrato e mixato nel 2017 e disponibile anche su Spotify.

Chi invece amasse colorare per rilassarsi tra la registrazione della performance di un pollo e una take di assolo di motocicletta (mi dispiace, ma per sapere di più dovrete leggere il libro) può acquistare il volume complementare Recording Unhinged Coloring Book - For Those Who Color Outside the Lines contenente le illustrazioni realizzate dalla stessa Massy a corredo del libro “principale”, in versione tutta da colorare, ovviamente con strumenti fuori dall’ordinario come suggerito dall’autrice: smalto per unghie, evidenziatori, rossetto, fondotinta, caffè…