Stefano Bollani Parliamo di musica
Mondadori, 2013 Musica | Musica
26/03/2013 di Eliana Barlocco
Trovo che la poesia sia la forma letteraria che più si accosta allla musica. E il discorso che intesse Bollani con il lettore parte dagli stessi presupposti di Ammons. Ascoltare musica è come fare una bella passeggiata. Occorre seguire un ritmo, un discorso, un suono avendo “gli strumenti per godere della musica” e riconoscendo “qualcosa che abbiamo dentro e che risuona”.. e come li creiamo questi strumenti? Con l'ascolto, ma l'ascolto ragionato. Quello che porta il nostro orecchio a percepire tutti gli strumenti contemporaneamente. Come dice Bollani stesso, esercitiamoci ad “ascoltare e parlare e insieme sentire quello che accade attorno”.
La musica è irriproducibile; nel senso dell'impossibilità di raccontarla. Ogni esecuzione e ogni ascolto è un momento a sè: 'lo spirito col quale salgo sul palco mi impone di fare ogni sera una cosa diversa. Il più delle volte metto le mani sulla tastiera senza sapere che brano suonerò'.
Fare musica è passeggiare, incamminarsi su un sentiero conosciuto, ma con mille sbocchi differenti. Bollani in questo suo peregrinare ci racconta con una scrittura fluida e ironica del suo rapporto col jazz, con l'improvvisazione, col pubblico, coi musicisti. Sottolinea che non occorre una conoscenza estremamente particolareggiata della musica, ma che per imparare ad ascoltare “bisogna capire cosa può esserci di stimolante, e darsi un minimo di parametri per ascoltare con maggior consapevolezza”...
La sua conclusione che “Più parliamo di musica, più ci allontaniamo dalla cosa in sè” non si discosta da quella di Ammons che alla fine si ritrova ad affermare che le passeggiate sono inutili....e così sono le poesie. Ma in questo assurdo ci troviamo concordi nell'utilità che vi trova Bollani “Musica per musica. Gioia per la gioia. Niente mi tiene più in vita del godimento per il godimento. Ecco il vero spettacolo.”