Sophie Dubois-collet

Sophie Dubois-collet La Storia Prende Il Treno


add Editore, pp. 247, € 16 Saggi

02/04/2021 di Eliana Barlocco
“Il treno va / scomparirà / sulle sue ruote rotonde/ dietro alle nuvole bionde” cantava Paolo Conte. Il treno va lasciandosi alle spalle spettatori estasiati in preda a stati d’animo differenti e portando verso nuove avventure viaggiatori ignari gli uni degli altri e inconsapevoli di quello che troveranno. È indubbio il fascino che questo mezzo di trasporto esercita su ognuno di noi. La sensazione di avventura, seppur quotidiana, unita al sentore di nuovi incontri e persino la rabbia della vana attesa ce lo rendono uno dei mezzi di locomozione più amati.

Sophie Dubois - Collet nel suo La Storia Prende il Treno assembla un serie di racconti su donne e uomini, famosi e non, che col loro viaggio hanno reso il treno protagonista di una storia. La carrellata di personaggi è varia per estrazione e tipologia: si va dalle famiglie reali, agli uomini di stato, ai pittori, agli scrittori. Il treno prende vita e si trasforma di viaggio in viaggio in cassaforte, ufficio, vagone della morte... tutto dipende dalla Storia che in quel momento si trova a vivere.

Qualcuno potrebbe accusare la scrittrice di non avere infuso un’anima nei suoi racconti. Dubois - Collet si limita al semplice resoconto dell’evento e, come archeologa e storica, non credo avesse altre intenzioni. Del resto la storia è già di per sé una ricerca dell’avvenimento e l’arcobaleno di sentimenti nel viverla è a carico di ognuno di noi, sono le nostre personali sensibilità che entrano in contatto col fatto e ne ricavano un’emozione. 

A voi resta la scelta, se sedere su un comodo sedile e partire per un viaggio nel tempo (che può essere comunque consolatorio, alla luce dei tempi moderni) alla scoperta di aneddoti curiosi, per poi alla fine ritrovarsi sulla poltrona di casa, chiudendo il volume, quasi avvolti dai fumi degli antichi treni a vapore, cantando sempre in compagnia del nostro Paolo Conte, “io sono qua, rimango qua / in questa ruggine densa / come qualcuno che pensa... a un treno...”