Simone Cristicchi Mio nonno è morto in guerra
Mondadori Narrativa Italiana | Narrativa Italiana | storia
12/04/2015 di Eliana Barlocco
Si tratta di una raccolta di brevi racconti che scaturiscono dai ricordi di persone che hanno vissuto sulla propria pelle o di riflesso la Seconda Guerra Mondiale.
Cristicchi, vagando su e giù per l’Italia, ha ascoltato le varie testimonianze e ha confezionato dei quadretti. Dei brevi scritti che ci appaiono come scatti fotografici che fermano l’istante vissuto sulle pagine bianche. 57 polaroid che, nonostante la lontananza temporale, non sbiadiscono al contatto con la nostra realtà quotidiana.
Il primo scritto è dedicato al Nonno Rinaldo, che in realtà non è morto in guerra, ma di questa ha riportato: ”…..quel maledetto freddo, conosciuto tanti anni prima nella guerra in Russia, che gli gelava i ricordi nelle ossa…”. L’ode, con cui Cristicchi apre il libro, è un’ode dedicata certamente al nonno, ma che si trasfigura in un’ode dedicata a tutti coloro che hanno perso la vita vera o hanno lasciato sui campi di battaglia la propria innocenza. E queste parole che ci vengono consegnate, sono un monito a non dimenticare “perché mio nonno (come i nostri nonni) muore ogni volta che un crimine resta impunito….ogni volta che qualcuno sputa sulla nostra costituzione…ogni volta che il silenzio discende sulle masse che non sanno..”. Poi i ricordi crudi, ironici, a volte nostalgici di tanti si susseguono in una scrittura essenziale, senza fronzoli, ma che va direttamente al cuore della storia.
Un libro da consigliare a chi non sa che cosa sia la guerra anche solo sentita nei racconti. Perché di fatto, se ci guardiamo attorno, i protagonisti effettivi cominciano a scarseggiare sempre più, e inevitabilmente vengono a mancare anche coloro che all’epoca dei fatti sono stati testimoni oculari. Quindi l’ascolto e la trascrizione degli avvenimenti fa sicuramente parte di un lavoro lodevole, come altresì utile è la diffusione di queste storie. Ha ragione Cristicchi stesso quando dice: “Credo fermamente che se a scuola ogni ragazzo italiano, oltre a studiare le scienze o la geografia, sapesse semplicemente raccontare la storia dei propri nonni, nel nostro Paese assisteremmo a una piccola rivoluzione culturale”.
Perché, come ha detto una volta Kundera in un’intervista: “Se una nazione perde coscienza della propria storia, allora comincia a morire”…..