Simon Critchley On Bowie
Serpent Tail, 2016 Saggi | Musica
07/10/2016 di Eliana Barlocco
Ogni capitolo è un saggio. Un excursus sui temi cari a Bowie e ai suoi fan. Il racconto parte dall’apparizione del 6 luglio 1972 durante la trasmissione Top of the Pops alla BBC e, prosegue, fino ad arrivare all’ultimo lavoro Blackstar. Critchley parla da fan e lo dichiara fin da subito. Per lui Bowie “E’ stato qualcuno che ha reso la mia vita meno ordinaria per un lungo periodo”. Riflessioni scritte da un appassionato, ma soprattutto da un fan-filosofo. I capitoli, brevi e intensi, si susseguono velocemente. Così come scorrono dinanzi a noi le varie trasformazioni e le multiple personalità di Bowie. In fondo le questioni che sottendono al libro sono anche semplici, pur nella complessità delle risposte. Sono le domande che tutti ci facciamo quando ci avviciniamo alla conoscenza del percorso artistico di Qualcuno (il maiuscolo sta per la caratura artistica del personaggio): Cosa lo rende così speciale? Che cosa lo ha reso un’icona culturale? Che cosa hanno trovato in lui milioni di persone in tutto il mondo?
Critchely analizzando la propria passione e i momenti della propria vita che hanno avuto un senso anche grazie all’arte di Bowie cerca di indirizzarci verso le risposte: “Bowie era un ventriloquo” ossia era in grado di vestire varie identità e quindi “Bowie ci ha permesso di reinventare noi stessi. Infatti, possiamo reinventarci poiché le nostre identità sono così fragili e inautentiche….egli ci ha permesso di credere che la nostra capacità di cambiamento fosse illimitata…..”
Utilizzando le canzoni di Bowie come ossa portanti di ogni singolo capitolo, Critchley analizza i testi, sviscerando alcune parole cardini del pensiero Bowiano (ad esempio Nothing), l’obliquità della sua arte, l’identità, l’alienazione, l’adozione dalla tecnica letteraria stilistica del cut-up, la morte. Ogni analisi porta l’uomo Critchley ad aggiungere un tassello alla propria crescita personale. Mentre si scorrono le pagine, risuonano nelle orecchie le melodie delle canzoni scelte per sviscerare e supportare questa analisi, non mancano citazioni da Nietzche, Roland Barthes e altri.
Il libro comincia con la personale scoperta di Bowie e si chiude con la personale accettazione del dolore per la perdita di una persona cara grazie, ancora una volta, a Bowie. Il cerchio così si completa; la nascita di una passione, una vita quasi in simbiosi e poi una fine che lascia una scia di stelle dietro a sé e ci rende consapevoli del fatto che: “We have to let Bowie go. To death and to life”.