
Senel Paz Fragola e cioccolato
Giunti, pp.147, lire 18.000
di Danilo Manera
Il libro curato da Alessandra Riccio contiene due varianti: il racconto, più lineare e ruvidamente concentrato sull'esemplarità dell'aneddoto, e la sceneggiatura, più divertente e articolata, che disegna meglio certi personaggi secondari, come Miguel, amico integralista e spregevole di David che tenta d'incastrare il povero Diego e intanto tracanna furtivamente il rum che questi spaccia per whisky nell'intento di impressionare i bei giovanotti, oppure Nancy, tenera puttanella indecisa tra la borsa nera e il suicidio, la cui comparsa in scena permette d'introdurre nel film momenti etero-amorosi.
Senel Paz, quarantaquattrenne, fa parte della folta generazione di scrittori degli anni '80, cresciuti in parte tra circoli, riviste e scuole ufficiali, ma che non scambiano la riconoscenza per rinuncia alla critica. La grave crisi economica seguita al 1989, col perdurare del blocco statunitense, li ha purtroppo quasi fermati per mancanza non solo di fondi, ma addirittura di elettricità o carta. Ora tengono nei cassetti le loro opere, vergate fitte per risparmiare fogli, e s'affidano al successo all'estero (come Senel Paz nella realtà e lo scultore Germán nella finzione di Fragola e cioccolato) o alla solidarietà europea, canadese, latinoamericana. Ed è un vero peccato che non si conoscano meglio, perché l'esperienza che si trovano a vivere è unica e la loro voce preziosa.
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