Sebastiano Tanasi

Sebastiano Tanasi Social media: rivoluzione culturale o impoverimento sociale e cognitivo?


Armando Editore, 2024, 88 pagine, 12 euro Saggi | 0

24/07/2024 di Roberto Codini

La rivoluzione mancata dei social media: l’imprescindibile sinergia


“C’è il boom della comunicazione: tutti a comunicare che stanno comunicando.


(Altan)


I due saggi di Sebastiano Tanasi e di Maurizio Gianotti LA TV SENZA LA TV.La piazza globale attraverso il web analizzano la realtà dell’informazione e la sua trasformazione nell’epoca del web e dei social network.


I saggi sono diversi, ma hanno un filo conduttore comune: l’informazione nell’epoca odierna è una rivoluzione o un impoverimento? Era meglio quando c’erano solo radio e tv? Che impatto hanno i “social media” sulla vita delle persone?


Cominciamo dal saggio di Tanasi, nel quale viene indagata la realtà dell’informazione attraverso i social network analizzando i potenziali effetti collaterali della cosiddetta “democrazia social". Il “lettore modello” coincide con il suo alter ego social? Più informazione si traduce necessariamente in più conoscenza? “Il mondo si sta trasformando in comunicazione” e al “cogito ergo sum” si è sostituito il “comunico ergo sum”.


L’autore ci spiega che è stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è trasformato nel prevalente “cretino” contemporaneo: odiarlo è inutile, per lui “il cretino è sempre un altro.


Quando scrissero quel capolavoro che era La prevalenza del cretino, Fruttero e Lucentini non conoscevano i social network, altrimenti, secondo Tanasi, avrebbero parlato di “dittatura universale”.


“In principio era la carta stampata: se qualcosa era riportato su un giornale, nella percezione popolare doveva necessariamente essere vero”.


Renzo Arbore, nel suo indimenticabile “Indietro tutta”, diceva che una cosa è vera perché la dice la tv: Massimo Troisi non è Troisi, ma Rossano Brazzi. Lo dice la tv, quindi è vero! Se ciò era vero prima dell’avvento dei social, è meno vero oggi, in quanto la comunità viene identificata con la piattaforma telematica nella quale agisce. L’autore conduce un'analisi dettagliata dei fenomeni mediatici e delle relative controindicazioni, propendendo per l’impoverimento sociale e cognitivo.


I social media, o, come direbbe Corrado Augias, le “reti sociali”, sono certamente una rivoluzione, ma per certi versi era meglio prima.


 


Più o meno alle stesse conclusioni arriva Gianotti, spiegando che la tv senza la tv, la “piazza globale” del Web, fornisce una comunicazione solo in apparenza più ricca. La comunicazione del Web, infatti, secondo l’autore, è più efficace solo se in sinergia con la televisione, come ha dimostrato quanto avvenuto durante il lockdown dovuto alla pandemia, quando molti, per poter comunicare, si sono dovuti collegare dalle proprie abitazioni.


In definitiva, “tutti pazzi per la tv senza la tv”. L’evoluzione della comunicazione via Web, complice l’impossibilità di comunicare “in presenza”, ha di fatto fondato la “Nuova Italia Televisiva”.


Il saggio di Gianotti, forse più ottimista di quello di Tanasi, ci conduce alle stesse conclusioni: c’è bisogno del Web, c’è bisogno dei social ma non si può fare a meno della televisione, perché, se è vero che “il mondo si sta trasformando in comunicazione” , è altrettanto vero che non esiste un solo modo di comunicare e che forse “Video killed the radio star”, come recitava un famoso pezzo degli anni ’80, ma la televisione è viva più che mai: il televisore che dava ordini nel magnifico Videodrome di David Cronenberg non è sostituito dal computer di carne di Existenz, dello stesso regista.


Chi comunica è sempre l’uomo e la tv e il personal computer sono solo strumenti.


“Come fate a vivere senza televisione!” Gridava Gerardo, interpretato da Renato Carpentieri in Caro diario di Nanni Moretti. È vero. Per citare sempre Moretti, la tv non è un mostro che corrompe i bambini e non trasmette il nulla. Parafrasando il professor Vattimo, “quel nulla è già qualcosa”.


Eccome.