Sabrina Sigon

Sabrina Sigon La terza storia


Castelvecchi editore, 2022, 127 pagine, 15,50 euro Narrativa Italiana | Romanzo

20/11/2022 di Laura Bianchi
Devono davvero piacere i numeri, a Sabrina Sigon: dopo due raccolte di racconti, Numeri imperfetti (2018) e Solo 12 minuti (2019), il primo suo romanzo, appena uscito, porta comunque un numero nel titolo. La terza storia è infatti la prova del romanzo per un'autrice, che, prima di essere tale, è stata, ed è tuttora, un'accanita e curiosa lettrice, tanto che anche nella struttura della storia riesce a inserire un omaggio a uno dei pilastri della narrativa verista, quel Mastro - don Gesualdo verghiano, le cui vicende accompagnano i viaggi di una dei protagonisti, fra Italia e Francia, ma soprattutto nella vita.

Non si pensi comunque a una scrittura matematica, algida e contabilistica, come spesso accade; Sigon sa partecipare alle esistenze dei propri protagonisti, vibrando con le loro emozioni, e coinvolgendo il lettore in un'alternanza fra piani spaziali e temporali, senza che questo si disorienti o si confonda. La lettura del romanzo verghiano assorbe la sensibilità di una dei protagonisti, tanto che assistiamo a una vera e propria riscrittura di alcune delle pagine maggiormente intense, quelle che hanno come fulcro gli approfondimenti psicologici delle figure di Gesualdo, di Bianca, di Isabella, del loro bisogno di amore, del cerchio di vita, di amore e di destino in cui si dibattono; e le parole di Verga entrano nell'anima delle due storie, la prima e la seconda, le vivificano e donano un senso profondo.

Sigon è scrittrice femminile, e arricchisce le psicologie delle protagoniste di sfumature originali, attinte forse dalla propria esperienza: una madre - futura nonna - solo apparentemente svagata, ma in realtà perno autentico della vicenda, nei suoi snodi densi di dolore o di speranza; una figlia - anche madre, sorella, moglie - che rifugge dalle etichette ed è in perenne ricerca di una dimensione autentica; una moglie - madre mancata - che cerca di trovare un senso a un dolore abissale. Ma la sensibilità dell'autrice tracima anche nelle figure maschili, soffondendo le loro storie e i loro viaggi della concretezza, mista alla dolcezza, di cui sono capaci gli uomini quando amano davvero.

In mezzo, il tunnel del Monte Bianco, e gli andirivieni fra le due occasioni che spingono i personaggi ad attraversarlo, fra i due anni che separano il primo dal secondo viaggio, fra i due Stati, e fra i due stati d'animo, profondamente diversi, che accompagnano le figure in questi percorsi, nell'abitacolo di due automobili distinte, che accolgono differenti situazioni, scelte, emozioni, seguendo i cerchi concentrici provocati dalle scelte compiute. Il lettore viaggia con loro, riflette, si commuove; e, forse, comprende che noi siamo l'esito di decisioni che a volte provochiamo, altre ci trascendono. Lettura intensa, invernale, che prelude a una primavera di vita.