Ruth Lillegraven Sangue del mio sangue
Carbonio Editore, traduzione di Andrea Romanzi, 2022, Pagg. 319., Euro 17,00 Narrativa Straniera | Noir
31/05/2022 di Federico Sponza
Ruth Lillegraven ha esordito nel genere “thriller” con il romanzo Fiordo profondo, pubblicato nel 2020 sempre da Carbonio, e aveva fatto subito centro. Non si trattava del solito e classico thriller scandinavo, bensì di un romanzo inquietante e adrenalinico, con un po' di Stephen King e un po' di Patricia Highsmith.
Questo Sangue del mio sangue è il seguito e diventa difficile parlarne senza correre il rischio di spoilerare il romanzo precedente. La protagonista, Clara Lofthus, è appena stata nominata ministro della Giustizia e si trova nella difficile impresa di dover conciliare gli impegni del suo nuovo lavoro con la vita di madre single di due gemelli, sforzandosi altresì di combattere i sensi di colpa per la morte del marito. “Haavard è morto. Tutti mi vedono come una vedova in lutto, persino quelli che ci conoscevano così bene da sapere che la nostra vita di coppia non era particolarmente felice. In realtà sono altri a soffrire. I bambini, i genitori di Havaard, Axel. Io non soffro, ma non posso dirlo a nessuno. Non posso nemmeno raccontare la verità su quella nuotata...” Pur amandoli in modo viscerale, Clara aveva lasciato la gestione dei figli ad Haavard e anche ora il desiderio primario è quello di impegnarsi sulle sue proposte di legge per la tutela dei minori. Molto presto si accorge che conciliare i due ruoli è molto difficile, e quando, una sera, tornando a casa, scopre che i gemelli sono stati rapiti, il suo mondo inizia a vacillare.
Con una scrittura intensa, serrata, lineare ed incisiva, articolata in brevi capitoli narrati in prima persona dai vari personaggi, Ruth Lillegraven ci porta a seguire Clara nella sua corsa affannata contro il tempo per salvare i figli. Una volta appurato che non si tratta di un rapimento per estorsione, Clara cerca di capire chi può odiarla così profondamente da aver perpetrato una tale nefandezza e inizia un dolorosissimo viaggio nella sua storia personale. Morte e violenza accompagnano Clara in questo difficile viaggio, come peraltro l'hanno accompagnata per gran parte della sua vita. Affiancata dall'autista Leif, appartenente ai servizi segreti, Clara persegue una caccia solitaria, senza rivolgersi alla polizia, che la conduce dove tutto era iniziato, al fiordo con le sue acque profonde e alle meravigliose montagne che lo circondano. “Da qualche parte lassù, in una zona che si estende per centinaia di metri in tutte le direzioni, impervia e inospitale, forse si trovano i miei bambini. Potrebbero essere caduti in uno dei precipizi che è impossibile vedere davanti a sé, voragini che possono raggiungere anche i venti, trenta metri di profondità. In quel caso, non li troverei mai più, né vivi né morti.”
Se in Fiordo profondo Clara era un personaggio freddo e cereblale, una spietata manipolatrice, qui diventa molto vulnerabile, più vittima che carnefice e il lettore riesce ad empatizzare con lei. L'amaro finale porta molte risposte alle domande che il romanzo precedente aveva posto, ma molte altre ne nascono, e non c'è altro che auspicarsi un terzo capitolo. A fare da contorno ad entrambi i romanzi c'è una Norvegia con i suoi paesaggi affascinanti e pericolosi, ma anche carica di contraddizioni, di violenza repressa e di inquietanti problematiche sociali.
Ruth Lillegraven (Hardanger 1978) è una scrittrice, poetessa e drammaturga norvegese. Ha debuttato con la raccolta poetica Big Bad Poems nel 2005 e ha scritto diversi libri per bambini. Più volte finalista a premi letterari importanti, ha vinto, tra gli altri, il Brage Prize e il Nynorsk Literature Prize.