Renzo Chiesa

Renzo Chiesa Cinquanta - 50 anni di ritratti della mia musica


VoloLibero, 2022, 216 pagine, euro 40 Musica | Societ�

13/12/2022 di Laura Bianchi
How does it feel?, verrebbe da chiedere al fotografo cremonese, e milanese di adozione, Renzo Chiesa, al termine della lettura (e della meraviglia) del suo libro Cinquanta - 50 anni di ritratti della mia musica, che celebra i suoi primi cinquant'anni dietro a un obiettivo, e sotto i palchi di quasi tutti i musicisti che hanno animato, e animano tuttora, il mondo culturale non solo italiano.

Già: come si sentiva Chiesa, ad avere Jimi Hendrix a tre metri, mentre suonava la sua chitarra coi denti, nel fumoso e mitico Piper di Milano? Come si sentiva, a stare in quello che ai tempi nessuno avrebbe osato chiamare backstage, di un concerto evento che ha segnato una generazione, quello per Demetrio Stratos all'Arena Civica di Milano, in quel caldo giugno 1979? Cosa ha provato, a firmare la copertina di uno dei più celebrati album di Lucio Dalla, o di Enzo Jannacci? E avere di fronte miti assoluti del jazz, come Davis, Vaughan, Mayall, Mingus, Gillespie, Fitzgerald, Simone? O del rock, come gli Stones, Springsteen, Zappa, Crosby, Smith?

E si potrebbe andare avanti con infinite domande: ma lo sguardo di Chiesa, privo di pregiudizi e preconcetti, ci risponde attraverso i suoi scatti, sempre arricchiti dalle parole, sue o di chi li ha vissuti o visti. A catturare dunque non è solo la bellezza delle fotografie, che spesso, per stessa ammissione dell'autore, rivelano i difetti tipici delle istantanee live e di un'epoca in cui non esisteva nemmeno il concetto di photoshop, ma anche, e soprattutto, la loro intrinseca autenticità, la passione che palpita sotto ogni immagine, la storia che si intuisce dietro ogni sguardo o gesto, fermato per sempre e consegnato alla memoria di chi c'era, e al rimpianto di chi non c'era.

Un altro elemento di interesse è costituito dall'attenzione e dalla curiosità che Chiesa ha sempre dimostrato, e dimostra tuttora, nei confronti dello scenario della musica italiana, formato certo da grandi nomi, ma anche da una serie di artisti forse meno noti, ma non per questo meno validi: ecco dunque l'omaggio, e la testimonianza, di Mauro Pagani e di Giangilberto Monti, di Fabio Treves e dei tre della Scuola Milanese (Fava, Orselli, Sanfilippo), fino a LaStanzadi Greta e ai Favonio, foto recenti per un fotografo sempre aperto al presente e al futuro.

Menzione speciale per la breve, intensa introduzione del mai abbastanza celebrato, finissimo critico Giovanni Choukadarian, che ritrae con precise parole un artista che si attiene ai fatti: perfetto viatico per una lettura che resta, e che costituisce anche una splendida lezione di storia del costume.