
Phillip Prodger Volti nel tempo. Una storia del ritratto fotografico
Einaudi, 2022, Saggi, pp. 240, € 42.00,Traduzione di Susanna Bourlot Saggi | Biografie
15/12/2022 di Franco Bergoglio
discografiche).
Dopo questa divagazione torniamo alla fotografia, anche se dobbiamo
constatare che la musica entra prepotente fin dalle prime pagine del libro. Il prologo presenta un lungo racconto autobiografico; l’autore, storico della fotografia e noto curatore museale, narra un’esperienza alla National Portrait Gallery di Londra. Phillip Prodger si trova immerso in una riunione dei colleghi curatori che dibatte sull’acquisto o meno di un grande ritratto a olio di
Bryan Ferry. Il cantante dei Roxy Music e in seguito, come solista, un dandy
del più sofisticato pop inglese. Di fronte all’immagine dell’artista si accende un dibattito. Il tema della ritrattistica, da sempre uno dei campi più dinamici ed emozionanti dell’arte, si avvita in una serie di disquisizioni filosofiche. La ritrattistica più importante è quella che coglie il personaggio nel momento del suo massimo fulgore? Oppure ogni età ha il suo ritratto perché la fotografia
coglie i cambiamenti dell’anima? (se questa cambia davvero). La ritrattistica fotografica è inferiore o pari alla pittura? La ritrattistica coglie qualcosa del personaggio o è un puro manufatto artistico? Un museo dedicato ai ritratti quanti ne deve possedere per ciascun personaggio?
Durante la discussione su Ferry venne fuori che il museo ne custodiva già altri
due; ma, per dare un termine di paragone, la regina Elisabetta II è immortalata su oltre 900 scatti, Churchill in 200 e Paul McCartney in una cinquantina. Vien da dire che la musica e l’arte in genere sono perdenti di fronte alla politica. Le domande sul tappeto non sono da poco; scrive Prodger: “In parte ciò di cui abbiamo discusso quel giorno, senza dirlo apertamente, era la cultura della celebrità. Esistono alcune professioni – la pop star, l’attore o l’attrice, l’atleta o l’artista, per esempio – per cui privilegiamo automaticamente le immagini che ci trasportano
dritto alla fonte: quei momenti fenomenali in cui si battono i record o si commuovono i cuori. In effetti è davvero emozionante vedere Jackson Pollock ritratto mentre, nel 1949, crea una dei suoi famosi drip paintings, o i Beach Boys che nel 1962 posano con le tavole da surf” (pp.8-9).
L’autore ci sta dicendo che quanto amiamo nella fotografia è il saper cogliere l’attimo fuggente della creatività nella performance. L’esempio vale per Pollock e varrebbe per dei musicisti in azione, ma non convince tanto sui Beach Boys, la cui foto in posa racconta quel periodo e quel mondo meglio di un libro di storia, ma non parla di creatività. Diverso sarebbe forse avere una posa del leader del gruppo Brian Wilson mentre compone, magari in preda a una delle sue celebri frenesie creativo-distruttive.
È la soggettività umana, combinata con le qualità tecniche della fotografia, a rendere speciale la ritrattistica. Volti nel tempo esplora la vasta gamma di applicazioni della ritrattistica fotografica – dalla fotografia d’arte all’antropologia, alla moda e al cinema – e i diversi modi in cui potremmo interpretare un ritratto.
All'interno degli otto capitoli tematici, l'autore prende in considerazione piú di 150 anni di storia della fotografia, dal dagherrotipo all'era digitale: dai pionieri ottocenteschi ai maestri del XX secolo, fino agli innovatori contemporanei.
Il libro è ricchissimo di immagini dei più grandi fotografi, ma noi scegliamo di continuare a occuparci del filone musicale. Scrive Prodger:
“La maggior parte dei ritratti di moda ricade in due categorie principali. Nella prima, la persona raffigurata è strettamente connessa alla creazione di un prodotto: per esempio, quando un musicista o un attore viene mostrato nella pubblicità di un disco o un concerto, di un film o un marchio personale, come nel caso del ritratto di P. J. Harvey fatto da Craig McDean” (p.162).
Tra decine di splendidi ritratti, la musica (a parte Bryan Ferry e P. J. Harvey) è poco rappresentata visivamente, mentre compare nel testo in alcuni passaggi fondamentali, come questo: “Nel suo fondamentale La vita quotidiana come rappresentazione Erving Goffman paragonava le interazioni sociali a rappresentazioni teatrali. Se Goffman ha ragione, allora i ritratti fotografici sono la locandina della nostra vita: espressioni, pubbliche e private, di chi crediamo di essere, e di come ci vedono gli altri. Rockstar o poeta, contadino o politico, ognuno di noi consapevolmente indossa una maschera quando posa per una fotografia” (p.180).
Il ritratto estemporaneo, assimilabile alla performance, ricorda invece da vicino il jazz e il rapporto viscerale tra la fotografia e la musica improvvisata. Prendiamo uno dei fotografi di cui il libro riporta i lavori, Richard Avedon, che ritrae i grandi del jazz prima di passare a quelli del rock o del cinema con la stessa sensibilità. Cogliere l’atto performativo rende “risonanti” queste immagini. Scrive Prodger: “Tali ritratti sfruttano un paradosso tipico della fotografia: la sua capacità di mostrare esattamente l’aspetto di qualcosa in un particolare momento, e nello
stesso tempo di non offrire niente più di una breve, limitata finestra. Il «pictus interruptus» di una narrazione cominciata ma mai finita può essere più toccante di un ritratto con un chiaro messaggio. Le narrazioni incompiute ci invitano a entrare al loro interno, ma ci chiedono di completare la storia. Le fotografie hanno un’irrimediabile limitatezza temporale che è al contempo entusiasmante e frustrante. Il cinema popolare, al contrario, di solito ha un chiaro «prima» e «dopo»” (p.185).
La modernità inquieta viene rappresentata ancora una volta con un’icona musicale, in questo caso la cantante country e attrice televisiva Dolly Parton, che si presta ad una di quelle “challenge” che tanto piacciono agli adolescenti. Dolly dimostra la forza del selfie sui social tramite la sua personalità multiforme, comparendo in quattro diverse immagini fatte nello stile di linkedin, facebook, instagram e tinder.
Lasciamo la chiusura ad una citazione che lascia la musica e dischiude orizzonti per la fotografia parzialmente inquietanti: “Con i rapidi progressi nella tecnologia di acquisizione e riproduzione video, e con l’espansione della memoria dei computer, il sogno a lungo accarezzato da certi fotografi di filmare semplicemente il soggetto, così da ottenere delle immagini fisse di alta qualità, è già realtà negli studi professionali (...). Questo non solo cambierà radicalmente il modo in cui vengono fatte le fotografie, ma eroderà del tutto la produzione di singole fotografie. Non è difficile immaginare un futuro dove la fotografia fissa diventerà una stranezza antiquata, e l’ago della produzione fotografica penderà verso
l’acquisizione di video. La recente popolarità di piattaforme come You Tube e Tik Tok sembra suggerire che il processo è già in atto. È probabile che i video finiranno per dominare la fotografia popolare, costringendoci a ripensare, di nuovo, cosa si intende per ritrattistica fotografica”.( p.61).
Nel frattempo, prima che il futuro social ci aggredisca alle spalle, ci possiamo degustare con piacere le decine di ritratti d’autore proposte su carta patinata ia Volti nel tempo.