Pascal Quignard

Pascal Quignard Tutte le mattine del mondo


Analogon, 2016 Narrativa Straniera | Romanzo | musica

02/03/2017 di Corrado Ori Tanzi
Il film da cui Alain Corneau trasse la storia lo ricordiamo bene. Lo abbiamo amato per due gigantesche interpretazioni (Gérard Depardieu e Jean-Pierre Marielle), per il corpo musicale così lontano dalla nostra rumorosa modernità e, forse soprattutto, per la parabola umana del protagonista, Monsieur de Sainte Colombe, il più grande e misterioso violista da gamba del diciassettesimo secolo.

Quella pellicola era tratta da un libro di Pascal Quignard, dall’omonimo titolo, Tutte Le Mattine Del Mondo. Frassinelli ne aveva comprato i diritti e ne riuscì a cavalcare l’onda. Poi se lo dimenticò e le nostre librerie per più di un decennio rimasero sprovviste di un testo che ogni amante della lettura non dovrebbe privarsi di leggere. E neanche una sola volta nella vita.

Per fortuna nel nostro Paese le persone intelligenti di pensiero e coraggiose d’azione non mancano. Come quelle che operano alle edizioni Analogon, casa editrice attenta alla letteratura e alla musica che oggi finalmente riporta alla luce il titolo.

Il compositore su cui è incentrato, Monsieur de Sainte Colombe, fu non solo un rivoluzionario della viola da gamba (a cui, tanto per citare solo l’invenzione più evidente, aggiunse la settima corsa, una corda di basso per dotarla di un suono ancora più grave) e neanche divenne un nome per essere il più ricercato maestro dello strumento e il più apprezzato esecutore. E nemmeno centrale nella sua storia furono i continui rifiuti che oppose a Luigi XIV che si sarebbe svenato e avrebbe fatto carte false pur di averlo a corte con tanto di parrucca, come riuscì invece con il suo allievo più celebre, Marin Marais (il re si vendicò con un bando che isolò Sainte Colombe da ogni minimo momento di vita pubblica).

Al centro di quest’uomo da “zero parole” ci fu la sua musica che soleva suonare anche per quindici ore chiuso in un capanno che si era costruito, senza mai pubblicare le sue partiture. L’unico sollievo per continuare a godere della compagnia dell’amatissima moglie morta in un giorno di primavera del 1650 quando lui era al capezzale di un amico.

Con essa la motivazione del suo suonare: suonare e comporre suonando per inserire nella ferita spazio-temporale che c’è tra questo mondo e quello dei defunti la propria voce e annunciare in mezzo alle lacrime e ai rimpianti il proprio imperituro amore. Perché a questo serve la musica. Non smettere di parlare per risvegliare chi ha ancora udito ma non più linguaggio.

Per fortuna dei posteri le composizioni che, per bocca dei suoi allievi, avevano scosso la curiosità e l’interesse (mai appagati) dei suoi contemporanei sono giunte a noi in tutta la loro oscura bellezza.

Sono pagine quelle di Quignard, scrittore da scelte esistenziali molto dure e di talento narrativo pari alla grandezza di Sainte Colombe, che ci riempiono gli occhi e dissetano il cuore. Uno stile semplice, lineare, alla Simenon si potrebbe dire, tanto questo testo potrebbe specchiarsi ne Il Viaggiatore Del Giorno Dei Morti dello scrittore belga, tanto per citare un titolo. Quignard-autore si cancella per mettere all’opera solo il Quignard-servo della storia. Un fantasma che firma un capolavoro. Penso che sarebbe piaciuto a Sainte Colombe. Che gli avrebbe offerto una cialda, riempito il bicchiere di vino e, senza guardarlo, ammesso ad ascoltarlo suonare la Tomba dei Rimpianti e vederlo tornare a farsi ombra.

 

Pascal Quignard, Tutte Le Mattine Del Mondo, Analogon, 128 pagg., 18 euro

 

Corrado Ori Tanzi

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