Paolo Vites

Paolo Vites Backstage Pass


Musica

11/12/2015 di Laura Bianchi
Aprire Backstage Pass, il nuovo libro - racconto di Paolo Vites, narratore musicale, più e meglio che redattore e critico, significa compiere un esercizio tanto semplice quanto inusuale, in questi tempi di social network, di maschere sociali, di schermi dietro i quali si nasconde la vita, o, a volte, il nulla. L'esercizio della scoperta della sincerità, della forza evocativa delle parole, dirette, essenziali, come se ci si sedesse di fronte, su un divano comodo, vicino al  fuoco e con un bel disco sul piatto, e ci si predisponesse ad ascoltare.

La voce di Vites, che racconta a tutti e a ciascuno la propria esperienza di spettatore di live, con un criterio solo apparentemente biografico, ma in realtà assolutamente analogico, accompagna il lettore con un'immediatezza che disarma. Ci si trova subito a proprio agio, perché non leggiamo le sentenze ex cathedra di un esperto del settore, troppo spesso livido e autoreferenziale critico, in perenne adorazione del proprio pensiero, ma le emozioni di un appassionato di musica, che in essa ha trovato il modo per reggere all'urto della scoperta della vita e del suo doloroso cammino.

Il volume, che è in vendita on demand su Amazon (e ci si chiede come mai, in mezzo a tanti obbrobri, scritti da ghost writers per sedicenti artisti, questo, che possiede un valore indubbio, non abbia trovato un editore), è suddiviso in agili capitoli, che contestualizzano alcuni articoli, pubblicati da Vites sulla rivista online Il Sussidiario, di cui è attualmente redattore. Ogni capitolo presenta un artista, una passione, la storia dell’incontro del narratore con la dimensione live; da ogni concerto raccontato, emerge una storia, e, con essa, si sprigionano profumi, atmosfere, suoni, reazioni, e anche la Storia, con la maiuscola, di questa nostra Italia degli ultimi quarant’anni.

Dal mitologico concerto del 1985 di Springsteen a San Siro (uno dei momenti più alti del libro, per l’intensità dell’empatia fra l’autore, l’artista e le decine di migliaia di cuori presenti a Milano quella sera di giugno), passando per incontri con musicisti forese meno conosciuti, ma ugualmente di grande valore, come Lauryn Hill, Vites percorre, rivive e fa rivivere al lettore momenti di rara intensità, e centra esattamente lo scopo.

I giovani leggeranno con ammirazione, e forse un po’ di invidia, i ricordi di concerti, in anni in cui l’Italia, e soprattutto Milano, si risvegliavano da un periodo di emarginazione musicale, per scoprire la bellezza e l’energia dello stare insieme, la forza della musica come propulsore di aggregazione, la spinta verso una dimensione più ampia; invece i coetanei di Vites ritroveranno il clima di tante serate spese a cercare se stessi nella musica e negli altri, e, forse, comprenderanno il motivo della loro passione, che, in molti casi, non li ha ancora abbandonati. Perché solo nella dimensione live artista e pubblico si scambiano un fluido speciale, vibrazioni indimenticabili, che nessun vinile né alcun sistema hi-fi potranno mai sostituire.

 

 

 


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