Paolo Denti / Noxia Di terra e altre lune
LUPETTI 2005 Narrativa Italiana | Narrativa
di Simone Broglia
Devo dire però che dalla lettura del libro di Denti e dall’ascolto del disco che lo accompagna dei Noxia si trae una sensazione di vicinanza, di comune voglia di espressione, di comune teatralità.
Paolo Denti, classe 1953, è stato l’autore de “La Ferita”, una sceneggiatura in versi e canzoni per un videopoema, è stato vincitore con Luciano Bretta dello “zecchino d’argento”, ed ora collabora con molti periodici.
I Noxia nascono dall’idea di Albetrto Ferraris che fonda il gruppo su di una linea di libertà dai generi, schemi e preconcetti.
“Di terra e di altre lune” è un libro costituito da racconti. Ha ragione però Denti che, alla domanda sul genere dei suoi racconti, risponde “non so”, ed indica il suo lavoro come una “prova di ricercata immaturità”.
Effettivamente non si può semplicemente definire un libro di racconti. Ve ne sono alcuni che hanno decisamente i toni della fiaba, simbolici, magici, dove la natura viene personificata e resa capricciosa e dispettosa come l’uomo. Emerge il panismo caratteristico del mondo delle fiabe, dove viene meno la trascendenza, l’uomo e le divinità che regolano la sua vita sono nella stessa immanenza.
Oltre ai racconti più fiabeschi come “Se il tempo fosse” oppure “La leggenda del taglialegna”, vi è all’interno del libro come un crescendo verso toni sempre più scuri, che diventano metafora e non più simbolo fiabesco della realtà. Questo è il caso di “Dove sta l’ideologia?” in cui la scena sembra ricalcare la forma del teatro dell’assurdo.
Cosa centra in tutto questo il disco dei Noxia? D’impatto nulla, si muove su canali propri, canzoni e musiche con voce recitata. In realtà una volta ascoltato si percepisce la stessa voglia di non sottostare agli schemi che percorre il libro di Denti, la stessa voglia di rispondere con un “non saprei” ad una domanda che cerca di scovare un genere musicale a cui farli appartenere.
“Corvus Ego Niger”, disco dei Noxia che accompagna il libro, si apre con l’omonimo pezzo, che poi chiude anche il disco. Un brano musicale dal sapore gotico fatto di echi alti come quelli delle cattedrali, con un gusto folk ed etnico dato dall’utilizzo di bodran, buzuki e mandoloncello.
Come si può immaginare non è solo questo, immediatamente si passa ad un brano dub come “Grimilde”, ed a brani più ambientali o dalle movenze fusion.
Libro e disco sono dunque entrambi consigliabili, il primo, acuto ed ironicamente metaforico, fa sorridere e pensare, con un ad scrittura limpida e scorrevole. Il disco è qualitativamente alto, si lega bene a questo libro, e dei due sembra essere quello meno dotato d’indipendenza dall’altro.
Corvus ego niger parte I
Grimilde
Preghiera
Il Corvo
Cortili
Corvus ego niger parte II