Paolo Brunelli

Paolo Brunelli La scellerata vita breve di marco princese


Edizioni Clandestine € 7.00 emergenti

di Francesco Ongaro
Più che un romanzo un racconto lungo. Una storia intensa che si legge d’un fiato, che arde come un falò a primavera. Una storia raccontata in paragrafi brevissimi con la scansione e i tempi di un videoclip. Della trama c’è poco da dire, il protagonista – Marco Princese – uccide due persone gettando un sasso da un cavalcavia e poi si uccide a sua volta, schiacciato dalla stessa incontrollabile energia nichilista che lo aveva spinto a dare la morte. Poco. Occorre essere bravi per mantenere l’attenzione del lettore con materiale così scarso. E Brunelli dimostra di esserlo. È un autore che sa scrivere e riesce sapientemente a miscelare le emozioni che la scrittura induce.

Il racconto è in terza persona. All’inizio i personaggi sono piatti, solo abbozzati, tratteggiati da un dialogare lapidario, conciso ed efficace; ogni parola ha un suo preciso peso specifico che la blocca nel rigo, la inchioda alla frase. Non c’è passato, il futuro sembra autonegarsi nel contesto. C’è solo un presente immobile ed immutabile – l’immotile del testo? -. Poi c’è uno scarto. Il narratore compie un passo in avanti, esce dall’ombra – verso la fine si scoprirà anche il suo nome, Sergio – e il racconto precipita in una dimensione temporale. Tutto si permea di un senso del tempo che andato, che c’è, che verrà – Adesso io so che il tempo non è velocità, ma è durata. Adesso lo so ma non ho vinto niente -. È l’inizio di un transumanza di ricordi – la ricordanza del testo? – imbastiti dal filo di una razionalità oscillante tra giudizio e giustificazione. Ci si sposta dal piano di un’azione nuda – svincolata anche da implicazioni morali – al piano di una ricostru-azione, nel quale l’azione del ricostruire serve a creare senso e consapevolezza nel narratore Sergio – il suo senso e la sua consapevolezza -. Forse a tranquillizzarlo. Non occorre dannarsi a scavarne un significato riposto, mi sono detto. Poiché talune esistenze, incerte o ripugnanti, agli occhi ammaestrati dei più,sono esempi assoluti, orribili e banali, o anche solo bizzarri, di forza e di paura: ecco cosa sono; oppure semplicemente vuote e sempre comuni per assenza totale di equilibrio e di controllo.

Dispiace solo che in una storia così ben scritta e raccontata – gli autori italiani bravi esistono, scarseggiano forse quelli che dovrebbero cercarli – manchi un po’ il finale. Il racconto si smorza con una fretta ingiustificata e lascia nel lettore un senso di incompletezza, come certi fiumi che scompaiono in anfratti carsici e mettono a nudo un letto di pietre bianche ed assetate.