Otessa Moshfegh

Otessa Moshfegh Il mio anno di riposo e oblio


Feltrinelli, 2019 Narrativa Straniera | Romanzo

27/06/2019 di Corrado Ori Tanzi
La protagonista, di cui l’autrice non cita mai il nome, è una giovane donna neolaureata alla Columbia che ha il privilegio di vivere nell’Upper East Side di Manhattan. Si porta appresso un vuoto che non riesce a colmare e di cui non ricava la causa nella morte di entrambi i genitori o dal freddo rapporto con il fidanzato. Decide di lasciare il suo posto di lavoro in una galleria d’arte e, imbottendosi di farmaci, di prendersi un anno sabbatico molto particolare. Per dodici mesi dormirà praticamente ininterrottamente per fare davvero il vuoto di verità, necessità e orpelli che compongono una moderna esistenza appena iniziato il secolo in quel di New York.

Celebrato dai media e dai librai americani quale romanzo del 2018, Il mio anno di riposo e oblio è il secondo romanzo di Otessa Moshfegh dopo Eileen del 2015. Bostoniana, classe 1981, negli States è considerata un po’ come la next big thing della letteratura contemporanea, calamita di attributi celebrativi che tra un “sorprendente” e un “indimenticabile” sembra mettere d’accordo tutti, in primis sotto la spinta dei serissimi New Yorker e New York Book Review.

Per chi scrive sembra che la situazione sia scappata leggermente di mano. Prodotto editoriale impeccabile (come gli scritti di Ildefonso Falcones, tanto per intenderci), il romanzo assomiglia più a una moderna fiction televisiva che a un prodotto letterario. Scrittura veloce da toccata e fuga (identifico una situazione da narrare, la spruzzo con ciò che penso essere cool humour e via per altri lidi) uscita da un perfetto lavoro di editing, identificazione della modernità attraverso un numero impressionante di marche di antidepressivi e sonniferi in stile primo minimalismo americano (Bret Easton Ellis, tanto per intenderci), narrazioni di comportamenti onirico-sessuali (la protagonista coltiva una mini ossessione per Woopy Goldberg e in particolare per la sua vagina, che immagina di color magenta) ed evacuazioni sfinteriche tanto per gradire, drammatizzazioni da shock impact (l’amica Reva ne passa di ogni) ci portano con una velocissima lettura fino alla fine in una condizione più vicina alla visione di Sex and the city che alla chiusura di un libro.

Va da sé che poi la protagonista, a dispetto del titolo e della trama, è praticamente sempre sveglia, arzilla e piuttosto in movimento. Verrebbe da classificarlo quale “libro per non lettori”, propedeutico a qualcosa di più corposo, se non fosse, come già citato, l’innamoramento di media altrimenti conosciuti per la loro sagacità nello stroncare santi e peccatori. Otessa Moshfegh sa tenere la penna in mano. Sa costruire il narrato. E ha saputo entrare con abilità nelle vene dell’universo editoriale americano (ma questo lo diciamo più sommessamente). Ma la domanda resta. È davvero questa la letteratura moderna americana del terzo millennio?

 

Otessa Moshfegh, Il mio anno di riposo e oblio, Feltrinelli, 240 pagg., 17 euro

Corrado Ori Tanzihttps://8thofmay.wordpress.com