Osvaldo Soriano Ribelli, sognatori e fuggitivi
Einaudi, 2001, £ 16.000-€ 8.26
di Simona
Osvaldo Soriano è bravissimo in questa carrellata di storie, ricordi e sensazioni, coinvolgendo il lettore in riflessioni serie od ironiche che mai si lasciano andare all’amarezza o al cinismo. Naturalmente il punto di vista dell’autore è noto, ma le sue posizioni di sinistra non agiscono in nessuno modo su uno stile lucido e intelligente, la cui sobrietà e tensione etica sono così evidenti da essere al di sopra di ogni critica. Percorrere con lo stile asciutto e affettuoso di Osvaldo Soriano immagini-chiave della società contemporanea, ha significato compiere un viaggio illuminante per comprendere un po’ meglio il mondo in cui viviamo. Un viaggio però disteso e piacevole, arricchito sì dalla dignità e dall’indignazione di chi ha vissuto periodi di meschinità sciagurata e stupida, ma anche temperato dalla simpatia emanata dalla penna di uno scrittore da cui è bello imparare qualcosa perché non te lo fa pesare. Uno capace di stupori profondi e profonde tenerezze.
“Il giorno in cui sono nato, c’era un gatto che aspettava dall’altro lato della porta.(…) A me, un gatto ha portato la soluzione per Triste, solitario y final. Era nero, con lo sguardo deciso, molto simile a Taki, la gatta di Chandler. Un altro, el Negro Venì, mi ha tenuto compagnia nell’esilio ed è morto a Buenos Aires. Ce n’è stato uno, di nome Peteco, che mi ha tratto d’impaccio molte volte nei giorni in cui stavo scrivendo La resa del leone. Vivevo insieme a una ragazza allergica ai gatti, e poco dopo ci siamo separati. A Parigi, mentre lavoravo a L’occhio della patria, in un quinto piano inaccessibile, mi è apparso un gatto equilibrista che camminava lungo i tubi delle grondaie. Per sentirmi più sicuro di me, ho messo un gatto nero all’inizio e uno rosso alla fine di Un’ombra ben presto sarai. Per dirla in parole povere: ci sono gatti in tutti i miei romanzi. Sono uno di loro, pigro e distaccato.”