Massimo Cotto

Massimo Cotto Rock Bazar, Volume Secondo


Vololibero, 2015 Musica

31/12/2016 di Eliana Barlocco
“…il rock si nutre di miti e mitomani, di invenzioni ed eccessi, di esagerazioni e follie…”

Così Massimo Cotto nella prefazione di Rock Bazar - volume secondo, introduce alla lettura di questa seconda fatica. Come nel primo volume, anche in questo vi sono raccontati aneddoti, episodi divertenti, tristi, allegri, spensierati e che fan pensare, vissuti dal variegato popolo di coloro che del rock si nutrono e che del rock hanno fatto una ragione di vita. La bellezza della lettura di questo libro è che non vi è un ordine: si può leggere in maniera tradizionale o dalla fine all’inizio o ancora aprendo le pagine a caso; insomma l’ordine lo possiamo decidere noi, un po’ come quando ci apprestiamo all’ascolto di un cd e non è detto che si debba inevitabilmente partire dalla prima traccia.

La lettura di questo libro mi ha portato ha fare un paio di considerazioni. La prima riguarda propriamente l’arte della scrittura. Recentemente leggendo un libro di racconti, nella prefazione al testo si rimarcava la poca considerazione che si dà al genere rispetto al Romanzo. Effettivamente, la storia della letteratura insegna, gli scrittori che si sono dedicati al racconto non sempre hanno avuto gli stessi “onori” e di critica e di vendita da parte della critica di settore o del pubblico stesso. Ora in questo libro, scritto magari senza grandi aspettative, ma sicuramente sulla spinta della passione e dell’amore per la musica, quello che più mi ha colpito è la capacità di sintesi di ogni singola storia. 425 racconti concentrati in pochi caratteri denotano una capacità non indifferente; nel Bazar della musica ogni singola storia deve avere una forma ben precisa per trattenere il lettore, per non annoiare, basta un particolare ben illuminato per svoltare un episodio anonimo in un bel esempio di narrativa. Insomma è un po’ come quando raccontiamo barzellette: tutti lo sappiamo fare,  ma non è detto che il risultato porti ad una sana e grassa risata. Qui il risultato c’è tutto.

Seconda considerazione: vorrei ritornare sul pensiero di Cotto con cui ho aperto questo scritto. Il rock è pieno di miti. Ma da dove nasce questa esigenza? Mi rivolgo per la risposta a una bella affermazione di Joseph Campbell: Luomo perfetto non è interessante.Sono le imperfezioni della vita che si fanno amare. Quando lo scrittore scocca la freccia della parola vera, la freccia ferisce, ma è lamore che la muove.

In ognuna delle 425 piccole storie raccontate in questo libro per quanto assurde, come a volte all’estremo della realtà sono i comportamenti dei protagonisti, si percepisce quello che, nella prefazione, Cotto sottolinea con forza: ossia l’amore per il rock, per le sue innumerevoli variazioni, per la capacità curativa (mi prendo la libertà di allargare il concetto) che la musica e la buona arte in generale possiede. Sentire la musica per curare l’anima, perché come ha detto una volta qualcuno: la creatività è la sola, autentica voce del nostro destino.


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