Mark Seal

Mark Seal ’A PISTOLA LASCIALA, PIGLIAMI I CANNOLI - Il Padrino. Storia, epica, leggenda


Jimenez Edizioni, 2022, pp. 408, € 22, traduzione di Gianluca Testani Saggi | Biografie | Cinema

01/10/2022 di Laura Bianchi
Il libro: milioni di copie vendute. Per mesi al primo posto nella classifica dei bestseller. E poi, il film: cinquantatré giorni di riprese. Record di incassi. 3 premi Oscar, 5 premi Golden Globe, 2 premi David di Donatello e 1 premio BAFTA.
Ma i numeri sono insufficienti a delimitare il perimetro di influenza di un film che definire epocale non è fuori luogo: Il Padrino,  di Francis Ford Coppola, del 1972, tratto dall'omonimo romanzo di Mario Puzo (1969).
Molto si è scritto e discusso riguardo al making of del film, sulle infinite controversie fra produttori e regista, e ancor prima sulla vita di Puzo, figlio di emigrati, giocatore d'azzardo, diabetico goloso. Ma nessuno prima del giornalista Mark Seal aveva compulsato con tanta appassionata precisione tutti i documenti, collazionandoli in modo filologico, per fare emergere una realtà composita e ricca, e per raccontarla come un romanzo avvincente, che ha come titolo una famosa battuta del film: 'A pistola lasciala, pigliami i cannoli.
 
Il racconto è strutturato in modo che il lettore possa immergersi nella biografia di Puzo, dall'infanzia nel famigerato quartiere di Hell's kitchen, sottomesso alla madre, alla cui autorevolezza energica si ispirò per la figura di don Vito, fino alla carriera da scrittore famoso, spinto dall'urgenza e dal bisogno di saldare i debiti del gioco d'azzardo, come il suo maestro Dostoevskij.  Nasce così la fascinazione di Puzo non tanto per l'ambiente mafioso, che non conobbe mai prima della stesura del romanzo, quanto per il clima che regnava nell'America degli anni Sessanta, con gangster senza scrupoli, business di droga, regolamenti di conti e giustizia fai da te, che arrivava dove le istituzioni fallivano. E nacque così in lui l'idea di rivitalizzare il genere western, ambientandolo fra i gangster, sottolineandone lo stridente ossimoro fra religione della famiglia, codice di onore ed efferata spietatezza, condensato nell'icona del Padrino, insieme protettore spirituale, giustiziere implacabile, padre affettuoso e giudice imperturbabile di vita e - soprattutto- morte.
 
Ma altre storie si intrecciano nel racconto: quella dei potenti produttori hollywoodiani, che vendono magia per fare soldi (su tutti, Robert Evans); quella delle lobby, mafiose ("forze titaniche") o della American Civil Rights League, che invano tentano di impedire la realizzazione; quella dell'attore protagonista, un Marlon Brando in declino...
 
La più avvincente è però quella di un Coppola giovane regista di nudie per sopravvivere nella propria passione, che si trova alla guida di una fuoriserie, con troppe persone che cercano (invano) di sostituirsi a lui alla guida, ma che riesce in molte imprese delicatissime: la costruzione del cast, tenendo a bada le relative ingerenze di mafia e manager; il coordinamento della sceneggiatura scritta a distanza con Puzo; l'adeguamento costante del budget, senza venir meno all'ispirazione iniziale.
 
Proprio a Coppola sono dedicate alcune pagine entusiasmanti, ad esempio l'incipit del capitolo 7, che ricalca il memorabile incontro fra Don Vito e Bonasera, all'inizio del film, e ne chiarisce il messaggio profondo; oppure l'incontro fra costumista, direttore delle luci, scenografo e regista, che si anima in un dialogo a più voci, un autentico brainstorming affascinante; ancora, i moltissimi aneddoti sulla realizzazione delle scene corali, come il matrimonio iniziale, o di quelle particolarmente cruente, come il duplice omicidio al ristorante o la morte di Sonny.
 
Scorre davanti ai nostri occhi l'intero mondo cinematografico degli anni Sessanta e Settanta, da Sinatra a Welles, da Rota a Pacino; e insieme comprendiamo meglio la genesi di un romanzo e di un film irripetibili, che a buon diritto Seal definisce "parte della cultura popolare". Grazie a Jimenez Edizioni per aver fortemente voluto la splendida traduzione di Gianluca Testani e la pubblicazione del libro, che celebra degnamente i primi cinquant'anni di un film immortale.