Mario Bonanno

Mario Bonanno La musica è finita. Quello che resta della canzone d’autore


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11/11/2015 di Arianna Marsico
La musica è finita. Quello che resta della canzone d’autore è una raccolta di scritti, figli di momenti diversi, di Mario Bonanno sul cantautorato italiano. Un cantautorato che ora forse vive un  momento di smarrimento, che era in grado di leggere tempi certamente non facili.

Quello che Mario Bonanno intende per cantautorato non è di semplice definizione. Non è, o perlomeno non è necessariamente e soltanto, canzone politica. Forse può essere una buona definizione quella di canzone in cui le parole hanno il loro peso specifico, che non punta ad un anestetizzante spensieratezza ad ogni costo. Mario Bonanno  è come sempre molto preciso nell’offrirci gli elementi per questa sua analisi.

Ci sono in primis gli Incontri , interviste  a figure come Franco Battiato, Angelo Branduardi e Roberto Vecchioni. Già da questi nomi emerge quanto composito e complesso sia l’universo del cantautorato italiano:  chi cerca nel misticismo orientale, chi nel Medioevo… Poi ci sono le Storie, piccoli saggi sui Maestri, come Enzo Jannacci , Giorgio Gaber e Francesco Guccini, ognuno Maestro a modo suo. Si chiude con i Temi, tra la guerra di Piero, Samarcanda e la follia.

Oltre ai nomi più noti c’è spazio anche per chi è ingiustamente finito un po’ in disparte nella memoria, come Stefano Rosso. Mi tornano in mente l’infanzia ed un concerto non tenuto per via del maltempo, leggendo il saggio su Pierangelo Bertoli,  Energico e fiero, alla faccia della sedia a rotelle. Nelle parole di Bonanno “Uno che ha sempre detto pane al pane […]Invece di sfruttare il facile pietismo, puntare sul cuore e la lacrima in punta di ciglio, strizzare l’occhio a chierici e perpetue benpensanti (poverino, però che bella voce)”. Uno che nel 1992 a Sanremo con Italia d’oro non la mandò certo  a dire, anche se il mio ricordo più caro è legato a Spunta la luna dal monte cantata con i  Tazenda.

La forza narrativa e metodologica di Mario Bonanno sta nel far parlare i fatti, con ricostruzioni impeccabili ed i protagonisti, siano essi intervistati con domande acute e mirate che ritratti dalle sue parole. E quindi sono certa che l’autore non me ne vorrà se penso che alla fin fine la migliore definizione non solo di cantautorato, ma proprio della musica, contenuta nel libro sia di Roberto Vecchioni:

“La musica è un sogno vero, un sogno che riesce a tramutare la realtà: la musica, ascoltata bene, dà felicità.”


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